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Da possibile avvocato a regista italiano. Intervista al talento castelvetranese Leonardo Frosina

del 2015-05-25

Immagine articolo: Da possibile avvocato a regista italiano. Intervista al talento castelvetranese Leonardo Frosina

Da possibile avvocato a filmaker, regista con un amore infinito per il cinema. Non sempre per un giovane è facile abbandonare un percorso di studio iniziato per seguire una passione che pulsa dentro. Tuttavia, come lui stesso ama ripetere, “se non ci avessi provato ci avrei pensato per il resto dei miei giorni” e fu così che Leonardo Frosina, castelvetranese, abbandonò i suoi studi in legge per partire alla volta di Roma deciso come noi mai a realizzare i suoi sogni.

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  • Già in passato abbiamo parlato di lui e dei vari riconoscimenti che iniziano ad arrivare ma questa volta lo abbiamo voluto intervistare per conoscere meglio questo giovane talento castelvetranese approfittandone per lanciargli anche una provocazione ad ambientare, chissà un giorno, una sua produzione cinematografica proprio nella sua terra natia, tra Selinunte e Triscina.  

    Dalla Facoltà di Giurisprudenza alla passione per i cortometraggi il passo è lungo. Un percorso non proprio “tipico”.. non credi?  

    Per nulla tipico è vero, ma la passione per il cinema è sempre stata lì in un angolo, pronta ad esplodere quando meno te lo aspetti. Per me è stato così nonostante avessi studiato tutt'altro, un giorno ho fatto le valigie e sono andato a Roma. Sapevo che se non ci avessi provato ci avrei pensato per il resto dei miei giorni. Le passioni sono così ti logorano fino a quando non le assecondi.  

    Come nasce la tua passione per lungometraggi, cortometraggi e, più in generale, per il Cinema?  

    Il cortometraggio non è mai stato il mio mezzo espressivo preferito, l'ho sempre considerato limitato. Nella sua forma ha un struttura paragonabile ad una barzelletta, non che il cortometraggio debba per forza suscitare la risata, ma è composto da una lunga premessa e da una conclusione ad effetto, proprio come nelle barzellette.

    Per questo motivo, preferisco il lungo dove si ha invece la possibilità di scavare più a fondo su i personaggi e dove i punti di svolta degli stessi sono i cardini sui quali ruota tutta la storia. Anche se è vero che per iniziare, il cortometraggio rappresenta un buono strumento dove poter sperimentare il proprio linguaggio senza avere dei grossi budget. La mia passione per il cinema nasce dall'essere stato stato prima di tutto uno spettatore “onnivoro”.

    La maggior parte dei film li ho visto al cinema nel buio di una sala. E tutte le volte che si riaccendevano le luci dopo la proiezione notavo che il film continuava dentro di me. Le emozioni che provavo me le portavo a casa. Se guardavo Star Wars tornando a casa diventavo un cavaliere Jedi intento a spostare un bicchiere con la “forza”, piuttosto che un ballerino scatenato dopo aver visto Flash Dance.

    Fin da piccolo ho capito che il cinema mi parlava direttamente al cuore e da lì il passo è stato breve: chi non vorrebbe avere il potere di parlare al cuore della gente? Questa è stata la mia esigenza e la spinta più grande, il desiderio di emozionare quanti più spettatori possibili. Riuscirci poi è cosa ben diversa per quello ci vogliono tanto lavoro e tanti sacrifici.  

    Hai già ricevuto diversi riconoscimenti per la migliore regia, per le migliori musiche e non solo. Quale auspicio accompagna la tua carriera?  

    È vero i riconoscimenti ci sono stati fin dai corti. Con l'Ultima Foglia, la mia opera prima di lungometraggio, Giorgia Cardaci ha vinto il premio come migliore attrice al RIFF di Roma, ma i premi sono solo premi e spesso sono dati dalle stesse persone che lavorano al cinema. I riconoscimenti più belli vengono dal pubblico da quello che riesci a trasmettere con la tua opera agli spettatori.

    Il mio film purtroppo ha avuto tante proiezioni ai festival ma poche in sala a causa di una distribuzione limitata. Il riconoscimento più grande per me, quindi, sarebbe quello di avere una diffusione maggiore con il mio prossimo film.  

    Quali progetti stai seguendo in questo periodo?  

    Sto scrivendo il mio prossimo film sono alla quinta stesura del trattamento. Appena sarò soddisfatto del risultato inizierò la “via crucis” dei finanziamenti. Questa vola spero di avere un budget più grande.

    Chi è l’attore teatrale con il quale hai avuto l’onore di lavorare e che ti ha lasciato di più? 

    Ho avuto la fortuna di lavorare con Fabrizio Ferracane nel mio primo film. È stata una esperienza altamente formativa, lui è stato bravissimo. Le indicazioni che gli ho dato prima di girare sono state le uniche che ho dovuto dargli visto che sul set era sempre super preparato e già “calato” nel personaggio.

    Anche il cameo che mi ha regalato Ninni Bruschetta è stata un'esperienza fantastica lui è veramente simpatico e quel giorno sul set ha messo tutti a proprio agio.  

    Quali progetti futuri ti attendono?  

    Progetti futuri oltre al mio prossimo film da regista c'è quello di mettere in piedi una società di postproduzione che gestisca le varie fasi della lavorazione filmica, dall'archiviazione del girato fino alla correzione colore e la proiezione in sala.

    In fondo, mi sono sempre sentito un filmmaker più che un regista, ed ho sempre studiato ogni processo della lavorazione di un film.

    Ultimamente mi è anche capitato di lavorare come “data manager” in grosse produzioni americane come il remake di Ben Hur e Zoolander 2.

    In uno scenario macroeconomico in cui i soldi per le iniziative culturali sono sempre meno come si finanzia un cortometraggio?

    Penso che oggi una buona strada per finanziare un prodotto audiovisivo, oltre alle canoniche strade dei finanziamenti pubblici del MIBAC, sia quella del crowfunding. La possibilità di un finanziamento dal basso permette di avere una base dalla quale partire e sulla quale accumulare altri finanziamenti e/o sponsor.    

    Nel 2009 hai tenuto un laboratorio di cinematografica all'Accademia di Teatro F. Centonze a Castelvetrano. Che ricordi hai di quell’esperienza? A Castelvetrano pensi di avviare qualche altro progetto?  

    È stata una esperienza bellissima i ragazzi sono stati meravigliosi e si è creato un rapporto che ancora dura. Il cortometraggio che abbiamo realizzato insieme credo sia stato formativo per tutti, perchè anche se ricoprivo il ruolo di docente ho imparato anche da quella esperienza.

    In quella occasione i mezzi erano di fortuna e insieme ai ragazzi siamo stati più artigiani che filmmaker, ma la forza di operazioni del genere è proprio quella di far diventare i limiti dei mezzi una caratteristica del linguaggio.

    Se dovessero chiedermelo, perchè no, sono sempre disposto a tornare a Castelvetrano per dei workshop o dei seminari.  

    Hai mai pensato a realizzare un cortometraggio che racconti la storia della tua terra natia, magari girando tra Selinunte e Triscina?  

    Onestamente no, non ci ho mai pensato, ma non perchè voglio essere snob, ma solo perchè dal cinema cerco altro. Mi spiego meglio. Per me il cinema è anche ricerca, interiore ma anche esteriore. Sono più motivato a raccontare cose che non conosco piuttosto che posti o situazioni che conosco perfettamente.

    Il mio sguardo da regista è quello di chi guarda l'ambiente che lo circonda per la prima volta. La crescita deve essere anche personale se no, non c'è divertimento a far emozionare solo lo spettatore. Ciò nonostante non escludo che un giorno possa anche ambientare una storia tra le strade deserte d'inverno di Triscina. Sarebbe un'ambientazione bizzarra. 

    Leonardo, grazie per il tempo che ci hai dedicato per questa intervista. Ti auguriamo i migliori successi.

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