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"Vi racconto la mia tesi di laurea su Gibellina tra Facebook e la storia dal '68 agli anni 90"

del 2015-05-09

Immagine articolo: "Vi racconto la mia tesi di laurea su Gibellina tra Facebook e la storia dal '68 agli anni 90"

Ludovico Corrao aveva cercato di ricostruire la rinascita di un popolo, trasformando il terremoto del Belice in occasione di riscatto, adunando una molteplicità d'artisti e di architetti di fama nazionale, da Pietro Consagra ad Alberto Burri, da Ludovico Quaroni a Franco Purini, che riempirono la nuova Gibellina ricostruita, di opere di arte contemporanea.

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  • La nostra redazione ha intervistato la studentessa di Santa Ninfa, Flavia Ditta che, con la sua tesi di laurea, ha voluto indagare sul significato di identità e senso del luogo e sul valore che la costituzione di un nuovo patrimonio artistico e culturale ha avuto per la popolazione di Gibellina.

    Per sviluppare la sua tesi ha lanciato su Facebook un questionario per capire se e quali risultati ha prodotto, all’interno della comunità gibellinese, la rivendicazione al diritto alla cultura promossa da Corrao e  in che modo l’arte contemporanea ha trasformato lo stile, il pensiero e il gusto della popolazione.

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  • Ciao Flavia, cosa e dove studi?

    Studio storia e forme delle arti visive, dello spettacolo e dei nuovi media, presso l’Università di Pisa.

    Come è nata l’idea della tua tesi di laurea?

    La mia voleva essere una tesi di storia dell’arte contemporanea, quindi, riflettendo su quale argomento incentrare un’analisi, uno studio, delle riflessioni e delle ricerche ho pensato a Gibellina perché da sempre, essendo di Santa Ninfa, l’ho visitata, osservata, giudicata ma mai avevo avuto la possibilità di studiarne davvero la storia e le vicende che ne hanno accresciuto la fama.

    È nata questa idea e, parlandone con il mio relatore, si è pensato di capire come l’arte contemporanea abbia potuto trasformare, sia in meglio sia in peggio, la storia di questo paese.

    Spiegaci meglio l’obiettivo della tua tesi?

    La tesi affronta il percorso storico di Gibellina dal terremoto del 1968 fino agli anni ’90, quando praticamente pare essersi fermato, seppur non totalmente, il flusso artistico e l’energetica intraprendenza diffusa da Corrao.

    La ricerca si sofferma sull’indagine del significato di identità e senso del luogo rapportato all’esperienza di Gibellina e sul valore che la costituzione di un nuovo patrimonio artistico e culturale abbia potuto significare per una popolazione che, per vari motivi, era ancora legata a una vita rurale e, se vogliamo, quasi feudale.

    Questo aspetto è stato evidenziato seguendo le teorie di studiosi/antropologi/geografi quali Bahrdt, Norberg-Schulz, Dematteis e altri, seppur in maniera accennata dato che l’oggetto di indagine è l’aspetto artistico piuttosto che quello sociologico o antropologico.

    L’aspetto che risalta maggiormente è quello artistico, del quale ho indagato i seguenti elementi: l’idea di Città Frontale che Pietro Consagra ha cercato di sviluppare nel paese belicino attraverso le sue opere; l’importanza delle opere di Nanda Vigo, Francesco Venezia, Alberto Burri che hanno cercato di creare un legame con il vecchio paese utilizzando alcuni ruderi inseriti nel nuovo insediamento; il rapporto tra le opere e gli abitanti e l’interazione che si crea fra di essi; i significati che nascono dall’osservazione di alcune opere attraverso l’analisi dello stile dell’artista, della sua formazione ed esperienza creativa.

    La tesi si conclude con l’analisi di vari aspetti positivi e negativi anche attraverso lo studio del dibattito sul superfluo (avvenuto nel corso degli anni ’80-’90) e della fortuna critica del paese.

    Per sviluppare la tesi hai lanciato un questionario su Facebook

    Si, ho lanciato il questionario per cercare di capire se, nel 2015, la rivendicazione al diritto alla cultura promossa da Corrao, abbia effettivamente prodotto dei risultati all’interno della comunità gibellinese, in termini di aggregazione sociale, di costituzione di una nuova memoria, di legame a un nuovo luogo pur mantenendo le radici ben inserite in quello vecchio.

    Inoltre, il fine è stato soprattutto quello di capire in che modo l’arte contemporanea ha trasformato lo stile, il pensiero, il gusto della popolazione e se la sua presenza sia tutt’ora considerata come una risorsa per l’intera comunità.

    A quali risultati sei giunta?

    Come ho scritto nelle mie conclusioni, “tutti gli anni di impegno dedicati in questo progetto crollerebbero inutilmente se il germe di una rinascita non germogliasse nell’identità degli abitanti.

    A partire dall’osservazione dei dati e dalle risposte al questionario, ma soprattutto analizzando le proposte progettuali quali possibili sviluppi da inserire in questa città, possiamo guardare a Gibellina come ad un organismo sperimentale in costruzione, un laboratorio ibernato ad altissimo potenziale che chiede di uscire dall’ibernazione ed essere inserito nuovamente nei circuito di sviluppo del progetto e di essere partecipe del processo collettivo di futuro”. 

    Sarebbe bene intervenire su tutti gli elementi in pessime condizioni e magari lasciarsi alle spalle i pregiudizi che limitano una ripresa, avviando piuttosto delle attività innovative coinvolgendo soprattutto le nuove generazioni, le uniche, a mio parere, in grado di promuovere l’intera valle attraverso nuove proposte, nuove tecnologie e nuovi approcci. 

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