L'amicizia ai tempi di WhastApp tra gruppi, vecchi amici e indissolubili legami
del 2017-09-27
Nei tre anni di vita vissuta qui a Civitavecchia, lontano dalla mia Castelvetrano, la cosa che mi ha sorretto emotivamente, moralmente e spiritualmente sono stati i tanti amici che ho lasciato al mio paese.
Sono in contatto con loro tutto il santo giorno, dalle ore piccole del mattino fino a tarda sera. Gestisco, tramite WhatsApp, due gruppi composti ciascuno da una trentina d’ex compagni di liceo, più un altro gruppo di tantissimi colleghi musicisti, più ancora tanti altri singoli amici con i quali non ho mai smesso d’intrattenere rapporti confidenziali.
In questi tre anni alcuni di loro se ne sono andati lasciando un grande vuoto nel mio cuore. Con essi, comunque, continuo a intrattenere una qualche forma di rapporto con il mio continuo pensiero e con le mie preghiere a suffragio delle loro anime. Da tutto ciò scaturisce la mia riflessione d’oggi sull’amicizia.
“Chi trova un amico trova un tesoro” recita il proverbio ed è la verità. L’amicizia rappresenta un legame sociale che si basa s’un sentimento di reciproco rispetto, fiducia, affetto e stima. Su tutto prevale la sincerità e il potere contare su qualcuno d’essi se dovessimo trovarci in difficoltà, anche perché i veri amici si vedono al momento del bisogno.
Concetto che va giustamente esteso anche alla nostra persona se vogliamo che gli altri si comportino come noi desidereremmo. Dimostrando la nostra disponibilità daremo un concreto esempio di come un vero amico si deve porre verso l’altro amico. Non vale a nulla professarsi amici se nel momento di maggiore necessità non si trova più nessuno disposto ad aiutarci.
L’amicizia può nascere spontaneamente e in modo del tutto casuale: da una reciproca simpatia, da un’unione d’intenti, da una comunione d’interessi, da una stessa passione verso una qualsiasi forma artistica o sportiva, da specifiche affinità di pensiero politico, religioso o sociale. Essa, nel momento in cui si stabilisce un legame duraturo, può sfociare in una vera e propria relazione di coppia non definita necessariamente con rapporti sessuali.
L’intimità nell'amicizia è il risultato dalla confidenza che si crea inevitabilmente fra due o più individui. Aristotele distingueva l’amicizia in tre specie: quella basata sul piacere, quella sull’interesse e quella sulla bontà. Nell’età della pubertà il rapporto con i genitori è superiore a qualsiasi amicizia che possa scaturire fra coetanei.
Nella successiva età adolescenziale il rapporto spesso s’inverte e gli amici diventano più importanti dei genitori stessi. Questo è giustificato dal fatto che con i nuovi amici si condividono principalmente interessi ludici. Amicizie che si consolidano andando avanti con gli studi.
Nel sentimento dell’amicizia, quello puro, non si fa differenza di sesso: ci si bacia tranquillamente, ci si abbraccia, si cammina mano nella mano e ci si scambia ogni forma d’effusione senza imbarazzo alcuno e senza suscitare alcun retro pensiero in chi s’incontra. Si può tranquillamente arrivare a dormire insieme, in caso di necessità, sia fra persone dello stesso sesso sia di sesso diverso senza crearsi problemi né crearne agli altri.
Le coppie più famose d’amici, nella storia, sono state: Eurialo e Niso (due giovani guerrieri profughi di Troia delle cui gesta ci parla Virgilio nella sua “Eneide”); Cidone e Clizio (anch’essi personaggi dell’“Eneide” legati anche da un rapporto di tipo omosessuale); Oreste e Pilade (dei quali ci parla Cicerone nel suo “De Amicitia”); Davide e Gionata (amicizia sorta, sotto il regno di Saul, per l’ammirazione di Gionatan nei confronti di Davide dopo ch’ebbe ucciso Golia); Achille e Patroclo (nella sua “Iliade” l’autore, Omero, racconta dell’uccisione di Ettore da parte del prode Achille, durante la guerra di Troia, per vendicare a sua volta l’uccisione del suo amico Patroclo).
Nei tempi più moderni la coppia d’amici più famosa ritengo sia stata quella dei due magistrati palermitani trucidati dalla mafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.