Il "bugiardino" dei farmaci. Come nasce e perchè questa denominazione. Ecco le radici etimologiche
del 2018-10-17
(ph. www.kontrokultura.it)
Negli anni della mia gioventù, ma anche in quella di quasi tutti i miei coetanei, non c’è mai stato bisogno di fare ricorso alle medicine se non in determinate situazioni d’occasionale precario stato di salute. Man mano, però, che l’età cresceva, qualche farmaco cominciava ad accompagnarci diventando un compagno quotidiano di vita.
Quando, poi, abbiamo passato il primo cinquantennio siamo stati costretti a ingurgitare una, due, tre o più pillole al giorno: una per il colesterolo, un’altra per la pressione arteriosa o per la prostata e qualcun’altra per le diversissime patologie alle quali siamo costretti quando un’avanzata età non permette più al nostro organismo di reagire da solo ai problemi che inesorabilmente insorgono con l’avanzare del processo d’invecchiamento delle nostre cellule.
I nomi dei farmaci sono dei più tecnicamente fantasiosi e difficilmente, chi non possiede una preparazione specifica, riesce a capire a cosa possano servire. I più curiosi o diffidenti tentano di cogliere qualche informazione nel foglietto illustrativo allegato alla confezione del farmaco.
Confesso che, per quanto sia in possesso d’un discreto livello culturale, non sono mai riuscito a carpirne i segreti scritti fra i meandri d’annotazioni piccolissime e difficilissime da decifrare. A una cosa, però, sono certo tutti abbiamo prestato attenzione: agli effetti collaterali o indesiderati.
Lì la matassa comincia a dipanarsi e si capisce con molta facilità che l’uso di quel farmaco, pur promettendo chissà quali immediate e a volte miracolose guarigioni, comporti tutta una serie di controindicazioni, cioè i motivi per i quali quel farmaco potrebbe risultare nocivo al nostro organismo, e interazioni con altri farmaci, che ci lasciano basiti e ci viene da domandarci: “Ma ne vale proprio la pena?”
Molti preferiscono allungare i tempi della malattia pur di non ricorrere ai farmaci, tanto alla fine se possono risolvere un problema ne creano due e via dicendo. Mi viene da pensare al fatto che il foglietto illustrativo è comunemente chiamato anche “bugiardino”. Mi sono chiesto perché e ho fatto una ricerca.
La famosa e affidabile enciclopedia “Treccani” riporta alla voce bugiardino “un’allusione scherzosa alla loro scarsa attendibilità”. L’“Accademia della Crusca”, invece, ritiene che l’etimologia di bugiardino derivi dalla locandina dei quotidiani che in passato era esposta fuori dalle edicole chiamata bugiardo (bugiardino, poiché di dimensioni ridotte).
In effetti si tratta d’un neologismo con il quale si vuole indicare che nel contenuto d’un determinato scritto si nasconda, più o meno velatamente, qualche inganno. La verità è che il bugiardino dice e non dice, è una piccola bugia che serve a rassicurarti, ma allo stesso tempo a confonderti e a farti preoccupare.
Il Decreto Legislativo n. 219/2006 ha stabilito, comunque, che “…i foglietti illustrativi devono rispettare un nuovo formato che stabilisce che le informazioni riportate siano leggibili, comprensibili e di facile utilizzo”.
La cosa che mi preme, poi, sottolineare è che se si è condannati ad assumere un determinato farmaco per tutta la vita, a cosa servono le istruzioni per l’uso se oramai si conosce tutto di quel farmaco? E’ uno spreco inutile che paga tutta la collettività. Le confezioni dovrebbero essere prodotte in modo che alcune contengano il bugiardino, mentre altre no, a discrezione dell’acquirente che ne faccia esplicita richiesta.
Ne risulterebbe un notevole risparmio in termini di carta, inchiostro e quant’altro. Per la verità, proprio per ovviare a questo, sono stati creati dei foglietti illustrativi digitali, ideati dalla “Federazione Ordini Farmacisti Italiani” dei quali si può fare uso se ce ne fosse il bisogno. In tutti i casi spetta sempre al medico curante fornire tutte le informazioni utili al paziente per un corretto uso dei farmaci.