"La granita di lu zù Totò e la qualedda di lu zu Aspanu". Ricordando gli anni che furono
di: Pietro Errante - del 2016-06-23
"C’era la granita di don Totò, frisca e bella, brosciarelle belle, la qualedda di lu zu Aspanu, haiu la qualedda, li bomboloni di lu zu Mariu, e la boutique di intimo ambulante, 4 para di mutanni 1000 lire, magliettine per stagione, collocata dentro un valigione di cartone legato al portabagagli posteriore di una vecchia bicicletta sgangherata".
I venditori ambulanti degli anni 60 si aggiravano sin dalle prime ore del mattino tra le viuzze del centro storico di Castelvetrano per spostarsi poi, nella stagione estiva, nella vicina Marinella, villaggio di pescatori, la splendida Selinunte. Ritmati dalla cadenza del passo un po dimesso un po dinoccolato, i venditori ambulanti presentavano le proprie mercanzie con la spigliatezza degli anni giovanili. I bomboloni andavano a ruba soprattutto al Paolo Marino, con cadenza sintonizzata al classico stock 84 di tutto il calcio minuto per minuto: Se la vostra squadra ha vinto festeggiate con un bombolone, se ha perduto consolatevi con un bombolone, se ha pareggiato … sempre e solo bombolone. Nel frattempo arrivava alle orecchie il metallico amplificatore del venditore d’uova: ova frischi ova! Don Santo da Mazara portava il pesce fresco nel bagagliaio della sua motoape. Le donne si accalcavano attorno ai suoi merluzzi, scurmi, pisci di broru, purpi e palummi.
Forivano le piccole botteghe poi travolte dai grandi magazzini sorti negli anni 90. Sotto casa si trovava di tutto, non c’era bisogno di spostarsi nelle zone industriali, allora campagne. Le botteghe vendevano generi alimentari, ma anche detersivi, prodotti igienico-sanitari per la casa, bibite fresche e panini imbottiti. Un classico di quegli anni, specie nel periodo estivo, era il panino imbottito con mortadella e gazzosa fresca e spumeggiante, un rito dopo i tuffi dal molo di Selinunte.
Molti i venditori di frutta che andavano a rifornirsi direttamente dagli agricoltori nelle senie castelvetranesi molto popolate da interi nuclei familiari. Gli orti, molti dei quali nella via Errante vecchia, ma anche in molte altre contrade extraurbane, davano lavoro e reddito a migliaia di persone, consentendo una vita dignitosa a molte famiglie. Calia, simenza, nuciddi, pastigghia e minnulata completavano il quadro delle offerte alle quali non si riusciva a resistere in quegli anni nei quali non esistevano ancora fast-food.
Foto: Pagina Facebook "Il Castelvetranese doc"