Quando il viaggio in lettorina diventava momento di aggregazione
di: Pietro Errante - del 2018-10-13
Quel lunedì la stazione brulicava di persone. Erano in gran parte studenti universitari che rientravano a Palermo dopo il fine settimana passato in famiglia. Aspettavamo tutti la littorina delle 6, allora denominata espresso come quella di ritorno delle 13 e l'ultima serale delle 23 che promettevano (invano!) un percorso di poco superiore alle due ore.
Praticamente su quella pensilina c'era tutta la meglio gioventù di Castelvetrano ma anche dei vicini centri belicini (Partanna, Gibellina, Santa Ninfa ecc.). Allora, negli anni 60-70 il gommato per Palermo non esisteva anche perchè l'autostrada era in fase di realizzazione e per raggiungere il capoluogo di Regione si doveva attraversare una strada lunga, tortuosa e stretta che richiedeva ben oltre le due ore di percorrenza. Il treno era, dunque, l'unico mezzo di trasporto pubblico e veniva letteralmente preso d'assalto per recarsi a Palermo o a Trapani.
Sul treno si incontravano personaggi dalla varia umanità: venditori ambulanti che smerciavano di tutto, dal caffè caldo alla biancheria intima, si incontravano amici o semplici conoscenti con cui ci si intratteneva anche se spesso, data la ressa, si era costretti a viaggiare scomodi, in piedi nei corridoi e negli spazi d'ingresso e d'uscita. Le due ore promesse diventavano spesso 2 ore e mezza e talvolta anche tre ore. Il binario unico era in massima parte responsabile dei ritardi dovuti a scambi e coincidenze lunghe e snervanti.
Ma in quelle due o tre ore si facevano tante amicizie, si parlava, ci si presentava e perfino ci si...fidanzava e poi si diventava marito e moglie.Ricordo che la mia attuale moglie, allora fidanzata, studentessa universitaria, come molte altre ragazze, viaggiava prendendo proprio il treno delle 6 il lunedì per Palermo e tornando col "superveloce" espresso delle 13 che prometteva arrivi a Castelvetrano in poco più di due ore, circostanza che raramente si verificava. Un venerdì ricordo di aver fatto una sorpresa alla mia ragazza, andando e prenderla ad Alcamo diramazione. C'era con me mia suocera, buonanima, cui piacque l'idea di fare una sorpresa alla figlia. Feci fare l'annuncio con l'altoparlante e per poco Enza non ci rimase secca dallo spavento. Poi quando scese paonazza dal treno si rasserenò, ci abbracciò e tornammo a Castelvetrano con la nostra vecchia bianchina.
Su quei treni che restano scolpiti nel ricordo della gioventù trascorsi tante ore nell'andirivieni Palermo Castelvetrano Trapani e viceversa.Ho conosciuto tante persone in carne ed ossa mentre adesso si hanno tantissimi amici, ma tutti o in gran parte virtuali, filtrati dai social e sondati dal piccolo scermo dei tablet, smartphone o computer.
Adesso la stazione è pressochè deserta, i treni per Palermo sono quasi scomparsi, quelli per Trapani sono ridotti a poche corse. Il bar, un tempo affollatissimo, fornitissimo e pieno di ogni merce, ha chiuso i battenti, il bus ha soppiantato il treno perchè grazie all'autostrada impiega perraggiungere Palermo poco più di un'ora e mezza.
Ma io, profondamente innamorato di treni, finchè ho potuto spesso ho preferito la littorina(ora purtroppo non più perchè andare a Palermo in treno comporta addirittura un cambio a Piraineto o Cinisi) per godermi in tranquillità quello spettacolare tratto di lungomare da Castellammare a Balestrate. Lo scorso anno ho voluto far provare l'emozione del treno al mio piccolo nipote Mattia. Abbiamo preso il treno a Castelvetrano e siamo scesi a Mazara del Vallo.
Non immaginate la sua emozione, sgranava gli occhi alla vista dei panorami, dei tratti più veloci, del fischio ai passaggi a livello.
Quando siamo tornati mi ha detto candidamente: "Nonno sai che dico, che il treno è più bello dell'aereo, della macchina e della nave".Mi ha abbracciato e mi ha baciato.
Foto di Salvatore Leone