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Quando nella Prima Repubblica la Democrazia Cristiana dominava a CVetrano

di: Pietro Errante - del 2016-06-09

Immagine articolo: Quando nella Prima Repubblica la Democrazia Cristiana dominava a CVetrano

I consigli comunali degli anni della cosiddetta Prima Repubblica (cioè fino al 1992-93- 94)  furono caratterizzati dallo strapotere della Democrazia Cristiana che nella nostra città ebbe spesso la maggioranza assoluta e comunque sempre la maggioranza relativa.

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  • In quegli anni a partire dal 1970 furono  le coalizioni del pentapartito a garantire una qualche governabilità alla nostra città. DC-PSI- PSDI-PLI- PRI  dopo lunghe e faticose riunioni, riuscivano a trovare la quadra e a varare l’ennesima giunta che solitamente  aveva vita breve(non più di un anno).  

    All’opposizione restavano quasi sempre il Partito comunista e il Movimento Sociale scarsissima  e saltuaria la presenza di altri partiti minori. In quegli anni ne seguivo quasi integralmente lo svolgimento fino a tarda notte dovendo rendicontare la sintesi al Giornale di Sicilia.

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  • Debbo riconoscere che si trattava di  consigli comunali caratterizzati da personaggi che hanno poi fatto parecchia carriera.

    Giuseppe Bongiorno, capogruppo del Msi sarebbe poi diventato sindaco di Castelvetrano per due legislature consecutive e  soprattutto Senatore della Repubblica.

    Enzo Leone, leader del Psi, fu anch’egli sindaco e poi deputato  regionale e assessore alla Presidenza della Regione Sicilia.

    Vito Li Causi, uno dei maggiori rappresentanti  della DC, recentemente scomparso, fu sindaco e deputato nazionale dell’Udeur.  

    Nel Pci castelvetranese figura di spicco e capogruppo per varie legislature fu il consigliere Giovanni Cascio, anch’egli sindaco della città sia pure per poco più di un anno. Queste figure politiche animavano il dibattito consiliare che era di solito imperniato sulla relazione del capogruppo di maggioranza  e sui successivi interventi a favore (partiti di coalizione maggioritaria) o a sfavore (partiti d’opposizione).  

    Come di consuetudine le convocazioni prevedevano un orario in prima seduta e un secondo orario in seconda seduta. Mai successo che si riunisse il massimo consesso civico in prima seduta. Talvolta i ritardi diventavano snervanti per le interminabili riunioni preparatorie, specie quando si doveva eleggere.  

    Le riunioni consiliari erano caratterizzate da un serrato dibattito che di solito vedeva  impegnati i leaders capigruppo sostenere le tesi della propria parte politica talvolta anche con grande decisione . Numerosi e spesso infiammati erano gli scontri verbali. Un consigliere socialista definì "logorroico e insensato "un intervento di un consigliere PCI.

    Successe il finimondo: mozioni d’ordine, contro mozioni, prese di posizione, interventi e minacce di denunce. In mezzo al fragore delle urla però c’era qualche  consigliere di maggioranza e opposizione che sgranocchiava tranquillamente calia, simenza e nuciddi. A  tarda sera o notte inoltrata la seduta era tolta e i fieri combattenti di poche ore prima andavano a sbollire  la rabbia nel vicino bar di piazza Principe di Piemonte.

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