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Quando una sola stradina in terra battuta collegava Marinella dalla stazione ferroviaria

di: Pietro Errante - del 2018-06-08

Immagine articolo: Quando una sola stradina in terra battuta collegava Marinella dalla stazione ferroviaria

Fino agli anni ’60-70 era solo una stradina in terra battuta, tortuosa e sconnessa, quella che consentiva di raggiungere la borgata di Marinella dalla stazione ferroviaria di Selinunte. Il villaggio dei pescatori era un presepe di case povere e spartane abbarbicate sulla collina di creta che si tuffa nel mare africano. I Castelvetranesi usavano il treno e poi la littorina per recarsi nella vicina Marinella di Selinunte dove si compiva ogni estate il rito dei bagni.

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  • Dalla stazione ferroviaria di Castelvetrano si partiva di buonora con il trenino che scorreva sullo scartamento ridotto per Porto Empedocle. Dolcemente scivolava attraverso le campagne di viti e uliveti per circa 6 chilometri. Dopo una breve fermata a Santa Teresa – Latomie (dove era ubicata una casa cantoniera  ma anche un piccolo baglio di case coloniche) in poco meno di mezz’ora si arrivava alla stazione di Selinunte, dopo aver ammirato il panorama mozzafiato del tempio E e del tempio G con la caratteristica colonna centrale denominata “lu fusu di la vecchia”.

    I due monumenti, allora visitabili gratuitamente e senza l'orpello orribile della duna occlusiva)  apparivano all’orizzonte già da qualche chilometro di distanza, fin dalla zona dell'arco delle Trenta Salme, quando il trenino si immetteva sul rettilineo di Santa Teresa.

    Poi attraversava quasi la zona archeologica, superava il mitico passaggio a livello e curvava dolcemente a sinistra per entrare nella stazione ferroviaria. C'era un gran saliscendi di villeggianti nel periodo estivo, treni e littorine erano sempre piene. Si svuotavano a Selinunte ma per quei pochi fortunati, come me, che hanno proseguito il percorso su quella tratta ferroviaria lo spettacolo del Belice e del mitico ponte di ferro rimarrà indelebile nella memoria e nel cuore

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