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Il "curtigghiu” siciliano, per gli spagnoli “cortilleo”. Ecco le origini del famoso termine

di: Carolina Ragusa - del 2020-06-23

Immagine articolo: Il "curtigghiu” siciliano, per gli spagnoli “cortilleo”. Ecco le origini del famoso termine

Cari amici di CastelvetranoNews rieccoci come sempre insieme pronti per la nostra ormai consueta avventura dedicata alle origini del dialetto siciliano! Questa settimana il vero protagonista del nostro viaggio all’interno di Siculamente sarà il “pettegolezzo”!

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  • E sì, avete proprio ben capito! Perché così come il fatto di essere affettuosi, estroversi e generosi rientra tra le migliori qualità di ogni siciliano, lo stesso vale per il “curtigghiu”, per quello cioè che gli antichi dominatori spagnoli chiamavano “cortilleo”.

    Insomma, ammettiamolo! In ogni angolo di Sicilia l’azione di “cortillear”, di “curtigghiari”e dunque di “fare gossip” è stata e continua ad essere una vera e propria abitudine! Siete dunque tutti pronti ad ascoltare qualche simpatica chiacchiera indiscreta in compagnia degli antichi popoli che nei secoli passati ci hanno dominato? E allora, miei cari lettori, non ci resta che avventuraci in questo nuovo viaggio.

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  • Anzi no! Prima di partire vi anticipo soltanto che la vicenda che sto per raccontarvi si è svolta a Caltagirone, toponimo di origine araba in cui ritroviamo il termine  “qalʾat” cioè “castello” ma che tuttavia a raccontarcela saranno due signore settantenni, Bianca e Lina, entrambe mie concittadine che qualche pomeriggio fa ho incontrato nel noto Balcone di Sicilia a Chiaramonte. E mentre io, affacciata allo stesso, godevo del meraviglioso panorama la cui vista va dall’Etna fino al Golfo di Gela, loro, sedute su una delle panchine che vi si trovano, chiacchieravano ad alta voce ed io, perciò, non ho potuto fare a meno di ascoltarle.   

    Dopo questa breve digressione, direi che è proprio giunto il momento di analizzare questo “curtigghiu” e scoprire quali simpatiche curiosità si nascondono in esso.  E come spesso mi piace fare, anche questa volta riporterò testuali parole. E quindi, andiamo!   «Bianca», diceva Lina! «U sapievitu ca ayeri  a Cartagghiruni s’accasau a niputi ri Giannina?» «Se, se u sapia» replicava Bianca che continuava dicendo: «Na cuscina ra zita tummau re scali e mischina non sulu si struppiau i robbi, ma macari un vurazzu».

    Riassumendo in italiano, potremmo dire che Bianca oltre ad essere a conoscenza delle nozze della nipote di Giannina celebrate a Caltagirone, racconta a Lina che la cugina della sposa è caduta dalle scale e poverina, non solo si è rovinata l’abito, ma si è anche fatta male ad un braccio.  La conversazione tra le due signore continuò ancora per un po’ ma io mi fermo qui e ne approfitto per dirvi che in queste brevi battute ci sono ben otto vocaboli di origine straniera, in particolare spagnola ma anche francese ed araba.

    E allora non ci resta che scoprirle e analizzarle nel dettaglio. “Ayeri”, “robbi”, “vurazzu” e “zita”, che traduciamo rispettivamente come “ieri”, “vestiti”, “braccio” e “fidanzata” derivano dallo spagnolo “ayer”, “ropa”, “brazo” e “cita”.

    Di origine spagnola sono anche “s’accasau” e “si struppiau”  che derivano da “se casó” e “se estropeó” e che possiamo intendere come le terze persone singolari del passato remoto dei verbi italiani “si sposò” e “si fece male, si rovinò”.

    Anche “tummau” è una terza persona singolare. Nello specifico si tratta del passato remoto del verbo “tummari”, verbo che deriva dal francese “tomber” che significa “cadere”. Infine, “mischina” deriva dall’arabo “miskīna”, cioè “poverina”, parola utilizzata per indicare una persona sventurata.  Questo simpatico pettegolezzo tra “allegre comari” mi ha fatto sorridere molto e per questo ho voluto condividerlo con tutti voi! E adesso, giunti alla fine della nostra storia, ricca di curiosità, che mi auguro abbiate apprezzato, vi saluto e come sempre vi do appuntamento alla prossima settimana sempre qui su #Siculamente.   

    Dear friends of CastelvetranoNews, here we are together again ready for our usual adventure dedicated to the origins of the Sicilian dialect! This week the real protagonist of our journey inside #Siculamente will be the “gossip”! Yes, you really understood! Because just as being affectionate, extrovert and generous are the best qualities of every Sicilian, the same goes for the “curtigghiu”, that is, for what the ancient Spanish rulers called “cortilleo”. Let's face it! In every corner of Sicily the action of “cortillear”, of  “curtigghiari” and therefore of  “gossiping” has been and continues to be a real habit! Are you all ready to listen to some nice indiscreet chat together with the ancient peoples who have dominated us in the past centuries? So, my dear readers, we just have to venture on this new journey. Indeed, not! Before leaving, I only anticipate you that the story I will tell you, took place in Caltagirone, a toponym of Arabic origin in which we find the term “qalʾat”, that is “castle”. But it will be told by two seventy-year-old ladies, Bianca and Lina, both of them my fellow citizens that I met a few afternoon ago in the well-known Balcony of Sicily in Chiaramonte. And while me, I was facing the same, enjoyed the wonderful sight that goes from Etna to the Gulf of Gela, they, were sitting on one of the benches that are there, chatted out loud and me, therefore, I couldn’t help to listen to them. After this brief digression, it is time to analyze this “curtigghiu” and find out what nice curiosities are hidden in it. And as I often like to do, this time too I will quote textual words. So let's go! «Bianca», Lina said! «U sapievitu ca ayeri  a Cartagghiruni s’accasau a niputi ri Giannina?» «Se, se u sapia» Bianca replied and she continued saying: «Na cuscina ra zita tummau re scali e mischina non sulu si struppiau i robbi, ma macari un vurazzu». We can sum up in English by saying that Bianca, in addition of being aware of the wedding of Giannina's granddaughter celebrated in Caltagirone, tells Lina that the bride's cousin fell from the stairs and, poor, not only she ruined her dress, but she also hurt her arm. The conversation between the two ladies continued for a while but I stop here and I take the opportunity to tell you that in these short lines there are eight words of foreign origin, in particular Spanish but also French and Arabic. And then we just have to discover and analyze them in detail. “Ayeri”, “robbi”, “vurazzu” and “zita”, that we translate respectively as “yesterday”, “clothes”, “arm” and “girlfriend” derive from the Spanish “ayer”, “ropa”, “brazo” and “cita”. “S'accasau” and “si struppiau”  are of Spanish origin too. They derive from “se casó” and “se estropeó” and can be understood as the third singular persons of the English past tense of the verbs “got married” and “to hurt, to ruin”. “Tummau” is also a third person singular. Specifically, it is the past tense of the verb “tummari”, a verb that derives from the French “tomber” that means “to fall”. Finally, “mischina” derives from the Arabic “miskīna”, that is, “poor girl”, a word used to indicate an unfortunate person. This nice gossip among “cheerful comrades” made me smile a lot and that's why I wanted to share it with all of you! And now, at the end of our story, full of curiosities, which I hope you have enjoyed, I greet you and as always I will meet you next week always here on #Siculamente.

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