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"E comu semu ricchi e un ni lu sapi nuddu" conquista il Cine Teatro Olimpia di Campobello

di: Daniela Leggio - del 2024-01-02

Immagine articolo: "E comu semu ricchi e un ni lu sapi nuddu" conquista il Cine Teatro Olimpia di Campobello

Fragorosi applausi presso i locali del Cine Teatro Olimpia di Campobello di Mazara, dove, lo scorso sabato, ci si è congedati dal vecchio anno con la seconda e ultima serata dedicata a “E comu semu ricchi e un ni lu sapi nuddu”.

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  • Esilarante commedia dialettale in due atti, scritta e diretta da Elio Indelicato e magistralmente interpretata della compagnia “Gli amici dell’Araba Fenice”, per circa novanta minuti ha tenuto incollato alle purpuree poltrone un pubblico estasiato.

    Equivoci, malintesi, storpiature di espressioni italiane e straniere attraversano l’intera rappresentazione, suscitando ilarità. 

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  • Non mancano i timidi, eruditi cenni al mondo della filosofia e della letteratura (da Manzoni a Giansenio, fino a Leopardi), le cui opere vengono declamate da Filippo,  quasi a rimarcare la profonda e forse inconciliabile cesura con la moglie, quest’ultima emblema di un mondo semplice, ignorante e troglodita.

    Diversi i temi che attraversano l’opera: dal concetto di sicilianità fino al ruolo della famiglia, in particolare dei nonni.

    Tra una risata e l’altra, il fil rouge, il tema che la fa da padrone, sembra essere il denaro, ovvero come sfruttare la condizione di invalidità di nonno Giovanni che, a causa dell’età, è parzialmente “ntrunatu e scunchiudutu”, e ottenere la pensione di accompagnamento, i cinquecento euro mensili al mese più gli “arretri”  (arretrati).

    Pur di raggiungere lo scopo, i familiari non esitano a provare a corrompere la commissione medica dell’Ips (Inps), inventare ripetuti episodi di Ix (Ictus), diagnosticare la malattia di Azmair (Alzheimer) e simulare varie difficoltà motorie.

    Nel rispetto delle convenzioni del genere, la vicenda si risolve con un lieto fine fortemente sorprendente e inaspettato. 

    Nei meandri del faceto riso, la commedia si presta anche ad una lettura più seriosa e profonda. I nonni, con le loro condizioni invalidanti, dovute all’inevitabile avanzare dell’età e all’insorgere di disturbi e malattie, non di rado vengono considerati dai familiari una sorta di rendita. 

    La L. 18/1980, alla quale, senza mai citarla esplicitamente, si fa riferimento nel corso dell’opera, prevede che “Ai mutilati ed invalidi civili totalmente inabili per affezioni fisiche o psichiche”, venga erogata mensilmente “un'indennità di accompagnamento, non reversibile, al solo titolo della minorazione, a totale carico dello Stato”. 

    Essa, congiuntamente alla più rinomata L. 104/92, diventa, per i familiari della persona con invalidità, una fonte di reddito certo e un espediente, del tutto legale, per ottenere agevolazioni sull’acquisto di prodotti, tre giorni di vacanza dal lavoro, priorità nella mobilità professionale e molto altro.

    Al di là delle opinioni personali, delle preferenze e degli schieramenti politici che si sono succeduti negli anni, è dato di fatto che, nel rispetto dei principi sanciti dalla Costituzione, il legislatore della nostra amata e bistrattata Italia, ha sempre mostrato un vivo e fattivo interesse nei confronti delle persone con difficoltà. 

    Già nel 1948, dalle macerie del secondo conflitto, si ergeva la forte e vigorosa Carta costituzionale che, all’articolo 3, sancisce il principio di eguaglianza formale di tutti i cittadini (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”).

    La disamina dell’eccezionale excursus normativo che, fin dagli albori, ha assicurato solidarietà e dignità ai nonni e anche ai nostri figli più “fragili”, richiederebbe infinite pagine ed esula dagli intenti di “E comu semu ricchi e un ni lu sapi nuddu”.

    Tra le rumorose e incessanti risate, credo che la pièce voglia trasmetterci un messaggio semplice e preciso: gli anziani sono un inestimabile patrimonio di saggezza ed esperienza, fonti storiche di prima mano il cui valore prescinde dalla pensione e da quei cinquecento euro dell’accompagno (indennità di accompagnamento). “Semu ricchi e un ni lu sapi nuddu: sic et simpliciter!”

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