Storia dell'illuminazione. Quando il petrolio nei primi del '900 era assicurata da 355 fanali a petrolio
di: Vito Marino - del 2019-12-16
In foto: Lucerna ad olio
Dalle origini della civiltà umana l’illuminazione artificiale si basava quasi esclusivamente sull'illuminazione ad olio, le cui prime tracce risalgono ai Fenici, e sull'uso del fuoco vivo tramite focolari, torce, candele, lucerne, lanterne e candelabri.
Nell'Antica Roma, durante le ore notturne, erano solo le case dei benestanti ad essere illuminate, mentre le altre abitazioni e il resto dell'ambiente cittadino (strade, vie, piazze) non potevano vantare alcun tipo di illuminazione, se non quella derivante dal chiarore della luna.
Inoltre, i ricchi, nel corso delle ore serali e notturne, erano soliti farsi accompagnare da uno o più schiavi che reggevano una o più torce per facilitare loro il passeggio o la scelta della strada da prendere nel buio della notte.
L’illuminazione a fiamma viva rappresentava, inoltre, un grave pericolo perché era causa di continui incendi, favoriti anche dalla struttura in legno della maggior parte delle abitazioni, che ciclicamente devastavano la città di Roma e i principali centri dell'epoca.
Nel corso del Medioevo non vi furono mutamenti sostanziali nei metodi per l'illuminazione artificiale. I principali sistemi si basavano ancora sulle lucerne ad olio e le torce. Oltre all'olio, la sostanza più utilizzata era la cera, il grasso di animali, componenti della scorza di betulla o di altri alberi simili.
Nel 1786 l’ingegnere Philippe Lebon scoprì le potenzialità del gas illuminante e nel 1801 presentò la sua termolampada che, utilizzando il gas derivato dalla distillazione del legno, poteva essere adoperata sia per l'illuminazione che per il riscaldamento.
Il primo tentativo riuscito di illuminare a gas un luogo pubblico avvenne alla Galleria de Cristoforis a Milano nel 1832. A partire dal 1840 furono pubblicamente illuminate a gas anche alcune strade di Napoli. Solo nel 1847 il governo pontificio autorizzò l'installazione dell'illuminazione a gas a Roma.
Queste lucerne con il vento si spegnevano e di notte il paese restava al buio, favorendo il “lavoro” dei ladri. Per combattere questo fenomeno, in Sicilia, Federico III d’Aragona aveva stabilito una pena di tt.7 e gr.10 per coloro che venissero sorpresi dopo il terzo suono di campana (ore 24) senza lume acceso per le vie della città.
Con decreto 17 giugno 1828 n. 1931, in tutta la Sicilia venne a crearsi una forza armata comunale sotto il nome di “rondieri comunali”, provvisti di un permesso della polizia per la detenzione ed asportazione delle armi. Con R. D. 2 giugno 1833 n. 1549 venne istituita una forza di “sorvegliatori di interna sicurezza” che iniziavano il servizio alle ore 24 fino al sorgere del sole, accompagnati da un lanterniere. Con R. D. 24/12/1827 i sorvegliatori vennero sostituiti dalle guardie urbane.
Nel 1813 Humphry Davy inventò l'illuminazione elettrica con le lampade ad arco. Wilson Swan nel 1878 e Thomas Edison nel 1879 inventarono la lampada ad incandescenza. In seguito, il sistema venne perfezionato tramite l'introduzione dei “tubi scarica” nel 1909 per le insegne luminose (lampada a scarica). Adesso si sta sviluppando l'illuminazione tramite diodi led, che hanno una elevata efficienza luminosa.
A Castelvetrano l’illuminazione stradale agli inizi del 1800 era costituita da mensole di gesso sulle quali si sistemavano delle lucerne ad olio. Ma spesso l’olio veniva sostituito da puzzolente sego e le lucerne venivano appese su steccati di legno. Inoltre, l’illuminazione al completo avveniva soltanto in occasione delle festività principali e dell’arrivo di autorità. In questi ultimi casi la popolazione doveva contribuire alla luminaria accendendo candele o altro sui balconi e sulle finestre.
Per merito dell’interessamento dell’allora sindaco di Castelvetrano cav. Antonino Saporito, nel 1908 si deve l’arrivo dell’energia elettrica a Castelvetrano; tuttavia, nel 1911 l’illuminazione del paese era ancora assicurato da 355 fanali a petrolio; soltanto nel 1915 avverrà l’illuminazione della città a corrente elettrica.
Su “La Vita Nuova” n.12 del 31/8/1913 risulta che a Selinunte esisteva soltanto un solo fanale e niente a Torretta Granitola, che allora faceva parte del territorio di Castelvetrano; il giornale così osserva : <er quanto, una provvida legge pone a carico dello Stato l’illuminazione delle spiagge abitate>>. Inoltre riporta: <<Riguardo al servizio d’illuminazione a petrolio, si deve tener presente che è stato aumentato il numero dei fanali. Chiama il sig. Ferrigno sperpero di denaro tale aumento, in vista della introduzione della luce elettrica>>.
Sul giornale “La Settimana del Popolo” n. 3 del 27/7/1919 si lamenta ancora la mancanza di forza motrice per le industrie di Castelvetrano. L’allora R. Commissario Fergola era contrario a questa spesa per le condizioni poco floride delle casse comunali. Mentre sul n. 23 del 21/12/1919, dello stesso giornale si legge: <<Assai presto la stazione ferroviaria sarà illuminata a luce elettrica>>.
Il Comune di Castelvetrano per fornire di corrente elettrica la città costituì una Azienda Elettrica Municipale funzionante a carbon fossile, combustibile che allora arrivava per mezzo della ferrovia. Ma, Riccardo Tondi, podestà di allora, con delibera n. 473 del 1/8/1929, prosegue il giornale: <<Viste le offerte della Società Generale Elettrica Siciliana, per ottenere dal Comune di Castelvetrano la concessione per un ventennio dell’Azienda elettrica municipale e del relativo esercizio, delibera di cedere alla S.G.E.S. l’Azienda a norma e nei termini del compromesso del 30 u.s.>>.
Dal verbale di delibera n.329 del 30/10/1930 risulta che nella borgata di Torretta Granitola esistevano otto fanali a petrolio per l’illuminazione notturna.
Nella storia di Castelvetrano eventi eccezionali furono l’arrivo di un personaggio importante come il re Ferdinando di Borbone nel 1811 o nel 1813 della Regina Carolina d’Austria moglie di Ferdinando o in occasione di processioni, con una ordinanza si obbligava ogni cittadino a illuminare il proprio balcone o finestra con lucerne ad olio o con candele. In certi balconi antichi ancora si trova un grosso spuntone di ferro ai due angoli dell’inferriata, dove si conficcavano i grossi ceri.
Inoltre, siccome il sistema della nettezza urbana ancora non esisteva, sempre con ordinanza, si obbligava la cittadinanza a pulire le strade di tutte le sporcizie accumulate, per lo spazio relativo alla lunghezza del prospetto e fino a metà della strada. Per le piazze e le strade principali si interessava il Comune (o Università per come si chiamava allora).
Per merito dell’interessamento dell’allora sindaco di Castelvetrano cav. Antonino Saporito nel 1908 si deve l’arrivo dell’energia elettrica a Castelvetrano; ma ancora nel 1911 l’illuminazione del paese era garantito da 355 fanali a petrolio, mentre nel 1915 avverrà l’illuminazione della città a corrente elettrica.
Intorno al 1915 si incominciarono gli allacci della corrente elettrica nelle abitazioni private per l’illuminazione e successivamente per gli altri usi. Ciò avvenne molto lentamente per cultura tradizionale, ma principalmente perché tutto il popolino non era nelle condizioni economiche di sostenere questa ulteriore spesa, considerata superflua, come superflua era considerata la frequenza della scuola e imparare a leggere e a scrivere.
Intorno agli anni ’50 Marinella di Selinunte era composta ancora da poche casupole, che duravano pochi anni, perché costruite senza cemento armato, su un sottosuolo argilloso. Allora mancava di acqua potabile e di luce elettrica.
Per garantire un minimo di visibilità notturna nei posti più nevralgici, il comune aveva predisposto delle lucerne ad acetilene. Ricordo che negli anni ’50 ancora un addetto del comune, che ogni sera controllava i fanali del loro contenuto d’acqua e di carburo di calcio, e li accendeva (la reazione dell’acqua che cadeva a goccia sul carburo di calcio produceva il gas acetilene C2H2). La stazione ferroviaria di Selinunte era illuminata appena dalla luce fioca di un fanale a petrolio.