Alla scoperta del Baglio Cusa - Amari tra archeologia, architettura e storia
di: Salvatore Di Chiara,Enzo Napoli - del 2022-02-08
Le cave di Latomie e il Baglio Cusa-Amari rappresentano il perfetto connubio tra archeologia, architettura e storia. Improvvisamente, ti ritrovi catapultato indietro nel tempo e vivi per alcuni attimi un passaggio storico affascinante.
Già nella metà del Cinquecento, sia Tommaso Fazello che Giulio Filoteo degli Omodei durante i loro viaggi nella zona occidentale della Sicilia esplorarono questa zona e iniziarono degli studi approfonditi. Alcune cartine di fine Ottocento evidenziano una mulattiera che iniziava dalla via Errante Vecchia (in lingua tedesca Wer zur Burg, via del Forte) e lambiva le case del Barone, le cave di Latomie, Bagliazzo-Galera scendendo sino alla collina di Manuzza. Rappresentava una delle vie più antiche del nostro territorio.
Attualmente, superato il Modione e percorrendo la strada verso il Filo, alcune centinaia di metri prima di raggiungerla troviamo a destra una trazzera in sterrato che volge verso un ambiente che può cambiare totalmente l'indifferenza iniziale e dare spazio all'immaginazione.
Uno dei bagli più grandi del territorio castelvetranese si presenta di fronte al cammino, maestoso dinnanzi all'incredulità momentanea. Si tratta del Baglio Cusa-Amari. Esso si trova in una posizione elevata rispetto alla piana di Marinella. Rappresenta una grande costruzione rurale a pianta quadrangolare con corte interna.
Il portale d'ingresso riporta la data del 1690 come possibile anno della sua ristrutturazione. Una struttura che merita una lettura in chiave architettonica di notevole portata iniziando dal lato sud rivolto verso il mare. La bellezza del paesaggio è visibile dal balcone dell'appartamento padronale costituito da ampie stanze pavimentate con mattoni di terracotta e pareti intonacate con volte a travature e listelli oppure a botte. Nella camera da letto di vaste dimensioni si riscontra l'alcova, che ospitava il letto e due porticine laterali poste asimmetricamente. Quella a sinistra porta all'interno di un piccolo ambiente, mentre quello a destra all'interno di un vano superiore. Dalla stanza d'ingresso una porticina conduce in un ambiente con un grande arco ribassato che comunica direttamente con la cucina.
Di gran interesse la presenza di un pozzo che era accessibile dalla cucina stessa e anche dall'esterno e un vano (mt. 3X3) sotterraneo. Presumibilmente era utilizzato per conservare gli alimenti al fresco. Una stanza collaterale all'appartamento originariamente raggiungibile attraverso una porta poi tompagnata era stata adibita a chiesa. Di essa rimangono piccole tracce (sia in foto di molti anni or sono che in quelle più recenti).
La parte più antica del baglio era la zona dell'angolo nord-est con piccoli locali utilizzati come abitazione della servitù. Poco discosto e costruito sul taglio dell'antica cava utilizzata dai selinuntini per estrarre i materiali lapidei per la costruzione dei templi e inglobato in parte nella stessa parete semi- nascosta dalla presenza di cespugli, è stato rilevato un muro in conci di calcarenite pertinente con ogni probabilità a una poderosa torre il cui zoccolo di fondazione lungo 8,80 mt. e alto 1,36 mt. è delimitato da due grandi contrafforti. Essi sono realizzati dallo stesso materiale e leggermente arretrati rispetto allo zoccolo. Molto interessante è la modanatura posta sull'orlo superiore dello zoccolo, simile a quella esistente nella galleria di Palazzo Pignatelli ( lato Banca Toniolo) , via Amari e Chiesa Madre.
Probabilmente, possiamo affermare come la torre sia stata privata della parte superiore o non completata durante alcuni lavori di ristrutturazione. All'interno del baglio sono presenti alcune tracce di un palmento sistemato nel lato ovest della corte e del frantoio nel lato nord. Quest'ultimo utilizzato durante le raccolte delle olive nelle campagne circostanti.
Nel lato est sono presenti le stalle dove al suo interno sono visibili alcune mangiatoie che attestano come ci fosse un elevato numero di equini e bovini. Venivano allevati all'interno dell'antica cava confinante usata come grande recinto naturale. I prospetti degli edifici prospicienti il cortile hanno lasciato intatto un ambiente dal sapore antico.
Grazie al matrimonio di Leonarda Cusa con Domenico Amari, il baglio passò nelle mani di quest'ultima famiglia che lo detiene attualmente con i suoi eredi.
Usciti dal baglio e seguendo il tracciato, si entra in un “angolo verde”. Dopo poche decine di metri e nonostante la noncuranza del percorso, si è immersi in un boschetto che porta dritti dentro la cava di Latomie. In quel momento la storia imprigiona ogni altro aspetto possibile e il fascino del luogo emerge determinante.
La cava di Latomie è uno dei tre complessi usata dai selinuntini e visibili ancora oggi. La prima utilizzata fu quella della stessa Acropoli e della vicina collina di Manuzza dove si estendeva la città. Poi, avevamo proprio quelle di Latomie Landaro dette di Bugilifer o del Barone. Infine avevamo le cave di Cusa presso Campobello di Mazara.
Le cave di Latomie erano utilizzate per la produzione di pezzi di piccola e media taglia, come si desume dalle poche ma significative tracce di taglio ancora esistenti e, come afferma il Pace, anche per la produzione delle colonne monolitiche del tempio C. Anche il più antico tempio, chiamato Tempio E1 e sottostante all'attuale tempio E, edificato pochi anni dopo la fondazione della colonia, fu costruito con calcare giallastro proveniente da quella zona.
La caratteristica calcarea di questa cava è una spiccata connotazione cromatica più tendente all'arancione-rosso invece che al grigio, come nel caso delle cave di Cusa, e per una minore omogeneità litologica. Ciò è dovuto alla particolare abbondanza di ossido di ferro che, a volte, genera delle vere e proprie chiazze rossastre sulla superficie litica.
La grandezza del luogo è dominata dalla presenza di varie incavature nella roccia, di un tamburo e un enorme blocco a forma di fungo, testimoni della magnificenza storica. Nelle vicinanze troviamo anche una serie di tombe dalle medie proporzioni che evidenzia il duro sacrificio degli uomini impegnati nei lavori di estrazione.
Descrivere nei minimi dettagli una visita è sempre complicato. I colori, i profumi emanati dalla vegetazione, l'immaginazione, le emozioni vissute in quei frangenti pervadono l'interiore e rimangono percezioni astratte. Ogni visitatore dovrebbe provare a viverle intensamente, lasciandosi trasportare dalla passione della conoscenza. Le cave di Latomie e il Baglio Cusa-Amari lasciano un segno indelebile e meritano una visita approfondita.