Alla scoperta della Torre Mendolia tra storia, natura ed abbandono
di: Salvatore Di Chiara,Vincenzo Napoli - del 2021-07-17
Nella rigogliosa ed accattivante campagna castelvetranese, tra uliveti, aranceti e vigneti, si apre uno scenario incantevole ed ammirevole. Un indizio strutturale di gran spessore ed espressione di una rara concezione architettonica.
Nell'ex feudo di Seggio, superato il Modione e percorsa l'ex strada di Messer Andrea (oggi detto "a Seggio"), si è investiti dalla bellezza di un ambiente d'altri tempi intervallata dalla presenza di vaste ed ampie coltivazioni in cui si erge la maestosa torre masseria Mendolia.
Riallacciando il discorso intrapreso precedentemente con le altri torri presenti nel territorio castelvetranese, la suddetta con il suo baglio rincuorano ed ammaliano il visitatore concentrato e profondo ricercatore di segreti.
Seppur le condizioni attuali non siano delle migliori, il luogo conserva stralci puri di rara bellezza, imponendosi con decisione nel silenzio assordante del luogo. La torre è uno dei pochi casi di masseria presente, costruita fra il Cinquecento e il Seicento.
Nella carta dello Schmettau ( cartografo prussiano) del 1720, nel luogo corrispondente all'attuale torre leggiamo la denominazione Torre Di Majo, facente riferimento " magari", alla prima famiglia a cui la struttura appartenne.
Oggi, la torre ristagna in una posizione visiva fatiscente e desolante, abbandonata nella sua nuda e cruente realtà, con i due piani collegati da una scala interna che, giunge sino al terrazzo e domina il paesaggio circostante. La vetusta costruzione dai robusti cantonali in pietra tufacea, conserva in alto (angolo sud/ovest) tre mensoloni che servivano da supporto ad una piattaforma aggettante.
L'ingresso volto ad occidente, conserva ancora la porta originale blindata e chiodata. Al suo interno, si conservano parte della pavimentazione originaria formata da piccoli mattoni in terracotta. Nel lato orientale è ancora visibile una porticina che metteva in comunicazione la torre con un ambiente attiguo.
Nel lato sud del baglio, si riscontra la presenza di una chiesa. La costruzione religiosa ha subito notevoli trasformazioni e riadattamenti nel corso del tempo, sia esterni che interni. Ciò, non permette un profondo giudizio storico-architettonico.
Nel semplice prospetto della chiesa è posto un portale con arco a tutto sesto (oggi tamponato). Le pareti laterali esterne sono evidenziate nella parte alta da una cornicetta. L'interno, già nei primi anni del Novecento venne diviso in due ambienti. Inoltre, troviamo un forno, una mangiatoia e un pagliaio.
La chiesa è documentata sin dal 1735 e grazie ad una sacra visita di monsignor Orazio La Torre (vescovo di Mazara del Vallo) nel 1809, abbiamo constatato che i proprietari del complesso rurale fossero i fratelli Saverio e Pietro Mendolia.
La torre rientra tra i beni strutturali georeferenziati, poiché è consentita la possibile individuazione e collocazione esatta nel territorio. Tale è presente nelle sue tre forme ( puntuale, lineare ed areale). Inoltre, rientra tra le strutture annesse ai Paesaggi Locali, per l'appartenenza agli ambiti coesi, aperti e interagenti.
Purtroppo, dovrebbe essere salvaguardata e valorizzata nelle sue forme circoscritte e nonostante i proprietari attuali siano riconosciuti tra più titolari, la stessa sta perdendo lentamente quel fascino che la contraddistingue.
Castelvetrano paga un assetto culturale ricco ma indeciso, manifestando falle da molte parti. Oggigiorno, diventa complicato lavorare verso un percorso univoco, mettendo da parte critiche e lamentele continue e magari, avvicinandosi verso un lungo e persuasivo dialogo collaborativo.
La redazione di Castelvetranonews.it è sempre vigile, attenta e speranzosa, affinché si possa trovare una soluzione alla decadenza continua e facilmente constatabile nella nostra città.
Salvatore Di Chiara e Vincenzo Napoli.