Alla scoperta di Contrada Donzelle, feudo castelvetranese dalle sfumature incantevoli
di: Enzo Napoli,Salvatore Di Chiara - del 2021-07-23
La Sicilia emana un sapore dolce, dall'enfasi storico-culturale fuori ogni logica comune e l'interesse del territorio non sempre ricalca quel processo di modifica imponente. Seppur ricada attualmente nel territorio partannese, la contrada Donzelle è stata un feudo castelvetranese di grande appartenenza storica e fortemente desiderata nella sua cruda realtà.
Condizionata da alcuni passaggi determinati da debiti e cessioni, l'ambiente attuale trasmette un silenzio irreale, avvolta dalla magia della vegetazione e gli uliveti presenti, con un panorama paesaggistico che accompagna ed irradia il solco belicino.
Confinante con l'antica strada Partanna-Corleone, il vallone Don Antono, il fiume Belice sino alle rocche Girigittino e la via del Frassino (bosco che abbiamo menzionato precedentemente), la sua allocazione è stata un punto fermo di grande prosperità agricola.
Purtroppo, il percorso storico estremamente tortuoso ha divulgato cenni abbastanza cruenti e talvolta irrispettosi. Nel XIV secolo, durante la presenza forte e stabile dei Tagliavia, la posizione economica non fu delle migliori e l'indebitamento divenne la via d'uscita per rimediare alla grave crisi persistente.
Si riscontrò un debito di 15 onze da parte di Nino I (figlio di Bartolomeo Tagliavia) nei confronti di un certo Enrico Abate. Essendo un enfiteuta (in base al quale il titolare gode del dominio utile sul fondo stesso, obbligandosi però a migliorarlo e pagando al proprietario un canone annuo in danaro), Donzelle divenne teatro di disputa onerosa.
Successivamente, il feudo venne acquisito dai baroni di Serravalle che pagavano un canone annuo ai principi di Castelvetrano e la presenza proficua di quattro mulini ( Suso, di Mezzo, Nuovo e Juso) diede un'idea redditizia del territorio adiacente. Anche in quel caso, il corso storico determinò delle conseguenze negative dovuta alla presenza del barone di Partanna.
Quest'ultimo impiantò tre mulini e costrinse gli abitanti del luogo ad utilizzare i suoi, evidenziando l'improduttività dei quattro esistenti. La baronessa Giovanna Giurato di Serravalle tentò di programmare un sostanzioso cambiamento, affinché riuscisse a rivitalizzare il luogo e le sue attività. Cercò di sostituire i mulini con una cartiera, un frantoio, un paratore e dismettere l'ultimo per le sue pessime condizioni.
Le somme di denaro vennero mutuate dal monastero dell'Annunziata di Castelvetrano ma, probabilmente il suo sogno non ebbe successo e rimasero due mulini come descritto in un documento del 1724.
L'appartenenza castelvetranese terminò nel 1846, quando lo stesso feudo, insieme a quello di Ciafaglione e Bigini furono sottratti dal nostro paese ed annessi al territorio di Partanna grazie ad un decreto del 31 dicembre del 1845 di re Ferdinando II di Borbone.
La storia di Donzelle è proseguita, affrontando altre tematiche interessanti e seppur sia subentrata l'incuria e la mancata presenza della macchina organizzatrice culturale, il territorio ha evidenziato la presenza di alcuni aspetti architettonici ed archeologici.
Nel primo caso (vedasi le foto), la presenza di una torre che, dall'alto della sua costruzione, riusciva ad affacciarsi su una ricca vallata e quindi, preservava l'aspetto agricolo ed i contadini che vi lavoravano. L'obiettivo della salvaguardia ed il potenziale e totale controllo dei terreni divenne prerogativa del periodo.
Attualmente, rimangono alcuni ruderi e la torre fu trasformata in casa rurale e parte della struttura è ceduta sotto i colpi delle mancate manutenzioni. Donzelle è una terra di segreti, miti e storia, percorrendo un lungo tragitto e durante le campagne di scavi condotte negli anni Settanta, venne rinvenuta una necropoli con due tombe a grotticelle del periodo del Bronzo.
Una di esse, costruita con i materiali della facies di Thapsos. La tomba A o tomba delle Colonne, con dromos e prospetto monumentale, era stata scoperta da alcuni clandestini precedentemente.
Nonostante tutto, diede alla luce un ricco corredo consistente in vasi con decorazione dipinta, appartenenti ad una fase molto antica delle facies di Castelluccio e vasi con decorazioni incisa di derivazione campaniforme ( Bicchiere Campaniforme).
Nell'emblema esile e mancata intuizione ideale degli enti preposti, nel corso del tempo la zona archeologica è andata perduta e nel caso di Donzelle, si presume, addirittura la sparizione dovuta ai crolli o lavori effettuati nei terreni confinanti.
Durante la presentazione del nuovo parco eolico Selinus, nella spasmodica lettura del progetto prossimo, la relazione archeologica ha presentato quest'effettiva mancanza e creato un certo dissapore emotivo.
La contrada Donzelle sembra un luogo che non ha attraversato alcune fasi temporali, rimanendo ancorata nella sua dinamica passata e figlia della condizione storica vissuta. Un luogo incantevole, genuinamente incastonato e porge lo sguardo ammiccante verso un panorama unico.