• A3 Conad
  • A3 dottor Gianni catalanotto
  • outlet del mobile A3bis fino al 21 marzo
  • A3bis Farmacia Rotolo
  • Farmacia Rotolo Castelvetrano
  • Spazio disponibile R1

“Austu e riustu su’ capi di ‘mmernu giustu”, il detto degli antichi che non sbaglia

di: Vito Marino - del 2014-07-26

Immagine articolo: “Austu e riustu su’ capi di ‘mmernu giustu”, il detto degli antichi che non sbaglia

(ph. Il castelvetranese doc)

Ai tempi della mia infanzia l’anno agrario era diviso sostanzialmente in due grandi stagioni: “la staciuni” e “lu mmernu”. Per Staciuni s’intendeva la stagione buona, quella “di li misi granni” e di “maiu lu longu” con le giornate più lunghe ed il cielo più luminoso; essa iniziava con il mese di gennaio e comprendeva tutto “Giugnettu” (luglio). I proprietari terrieri approfittavano delle giornate più lunghe, per “adduvari l’omini” (assumere lavoratori giornalieri) per fare eseguire tutti quei lavori necessari per preparare i campi al risveglio della natura (arare, zappare, potare).

  • Fratelli Clemente Febbraio 2023 a7
  • Era, infatti, consuetudine sfruttare “lu iurnateri” facendolo lavorare “di lu scuru a lu scuru” per come si soleva dire allora (dalla mattina presto quasi al buio, fino alla sera tardi dopo il tramonto). Le giornate più lunghe facevano comodo anche al “burgisi” (piccolo proprietario terriero), che già perdeva delle ore per recarsi  sul posto di lavoro con l’asinello.  “…all’alba muovono per campi lontani, vi arrivano, si mettono all’opera, che quasi è l’ora di tornare…”.

    Così ebbe a scrivere Cesare Abba, scrittore garibaldino, uno dei Mille, quando descriveva le campagne abbandonate attorno a Roccapalumba.

  • h7 immobiliare catalanotto
  • “Lu mmernu”, invece, iniziava ad agosto e finiva a dicembre. “Austu e riustu su’ capi di ‘mmernu giustu” (Agosto e settembre sono l’inizio del vero inverno); così sentenziava un proverbio antico!            

    Infatti ad agosto le giornate s’incominciano ad accorciare ed iniziano i primi acquazzoni. Quando si voleva indicare l’autunno si diceva: “quannu arrifrisca lu tempu” oppure “a la rifriscata di lu tempu”; mentre, volendo riferirsi alla primavera, si diceva “quannu agghiorna lu tempu” oppure “a lu tempu di li mali vistuti” cioè quando a causa del tempo sempre incerto, non si sa mai come vestirsi.

    A comprova di questa antica suddivisione stagionale, un altro antico proverbio siciliano diceva: “Innaru: capu di stati e austu capu di mmernu”. Un altro proverbio sulle condizioni del tempo invernale dice: “Pi Tutti li Santi la nivi a li canti”; questo proverbio è relativamente veritiero, durante la mia vita solo una volta ho visto del nevischio agli angoli delle strade in tale periodo.

    Posso invece documentare il contrario, perchè è da diversi anni che faccio il bagno al mare anche fino al 20 novembre, con giornate meravigliose.    

    Premesso che in Sicilia la siccità è una malattia cronica, che una volta incuteva terrore per la mancanza di irrigazione, per rispondere agli scienziati che annunciano l’arrivo dell’era glaciale quando l’inverno è eccessivamente freddo o il subentrare del riscaldamento globale quando fa caldo, nella mia lunga esistenza ho notato nel mio territorio dei cambiamenti climatici notevoli, che voglio citare:  

    I contadini anziani mi hanno riferito che intorno agli anni ’40 - 50 gli inverni erano molto piovosi e “li siminati squaravanu” (le piantine di grano nei terreni con eccessiva umidità morivano).  

    I canali scavati ai margini dei campi erano sempre pieni d’acqua che scorreva fino a maggio. Ha fatto seguito un lungo periodo di siccità per circa trent’anni; quindi sono seguiti alcuni anni di pioggia abbondante (il 05/11/1976 c’è stata una alluvione a Trapani).

    Fino al 2004 c’è stata siccità, quindi, il ciclo della natura ha apportato piogge abbondantissime nel 2005, interi uliveti sono morti; questa pioggia abbondante è continuata fino ai giorni nostri.

    Negli anni 1956/60, viaggiando col treno per motivi di studi vedevo il lago Perola in territorio di Mazara del Vallo, sempre pieno d’acqua. Per la continua siccità, già citata, per un decennio è rimasto asciutto completamente e si è riempito di nuovo in questi ultimi anni per la pioggia abbondante.

    Quindi, malgrado gli allarmismi, questo pianeta meraviglioso riesce a superare i danni arrecati dall’uomo e a far rinascere e perpetuare la vita. Ma, bisogna stare attenti a non approfittarne troppo: “tantu va lu nziru a lu puzzu che si rumpi o si ciacca”.

    Vuoi essere aggiornato in tempo reale sulle notizie dalla Valle del Belìce? Clicca “Mi piace” su Castelvetranonews.it o seguici su Twitter

    Arredo Gulotta P1