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Dai vigneti agli uliveti. Il comparto agricolo di Castelvetrano e i cambiamenti nel corso degli anni

di: Vito Marino - del 2018-10-01

Immagine articolo: Dai vigneti agli uliveti. Il comparto agricolo di Castelvetrano e i cambiamenti nel corso degli anni

(ph. www.imagenagropecuaria.com)

Chi vive più a lungo ha la possibilità di poter constatare di presenza le mutazioni che avvengono  nel mondo. Volendo parlare dell’agricoltura, le nostre campagne nel corso di decenni hanno subito varie trasformazioni: quando ero ragazzo ricordo che erano tutte coltivate a frumento con pochi uliveti e vigneti.

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  • Gli ortaggi e gli agrumi si coltivavano nei terreni posti nella periferia della città di  allora (oggi tutta fabbricata), nella zona attraversata dalla Via Selinunte, Via Errante Vecchia, Via Partanna e Via Seggio, perché ricche d’acqua per l’irrigazione. Nella zona ex feudo Fontanelle esistevano molte fontane che si riempivano d’acqua durante la stagione piovosa e, durante l’estate si riusciva a coltivare gli ortaggi. 

    Negli anni successivi e fino ai nostri giorni la coltivazione del frumento è scomparsa a beneficio della coltivazione della vite e dell’ulivo. Intorno agli anni ’70 interi uliveti, perché rendevano poco rispetto alla vigna,  sono stati tolti a favore di quest’ultima. Oggi l’aspetto del territorio di Castelvetrano è cambiato di nuovo in favore dell’uliveto, perché rispetto al vigneto richiede meno lavoro, anche se la resa economica lascia a desiderare.

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  • L’agricoltura, per come avviene per l’artigianato e l’industria, piange per gli aumenti sconsiderati dei costi di produzione diventati insostenibili; di contro, il prezzo del prodotto è fermo a quello di 40 anni fa. Le politiche sbagliate del Governo incidono molto sul territorio; basta ricordare la legge 14 luglio 1887, definita storicamente di “scelta protezionistica”, emanata e applicata quando il Governo italiano, volendo proteggere le industrie fatte sorgere nel Nord Italia a danno di quelle del Meridione, poneva dei dazi protettivi, per i prodotti industriali provenienti dall’estero; la Francia che esportava in Italia prodotti industriale e importava molti prodotti agricoli dalla Sicilia e dal Meridione, bloccò le importazioni. Fu un vero disastro per l’agricoltura siciliana!

    Furono gli anni del governo Depretis di sinistra, salito al potere l’8/3/1876, quando sorsero al Nord gli stabilimenti della FIAT, della Montecatini, di Terni, la Edson, ed altri, che si svilupparono perché avevano un largo mercato di esportazione in tutto il meridione d’Italia, vendendo ad un prezzo a loro più conveniente non avendo concorrenze dall’estero, arricchendosi a loro volontà.

    Oggi in Sicilia, le cantine del vino sono scomparse per la cattiva politica agricola, per la cattiva amministrazione aziendale e per la mancanza di materia prima: infatti, il poco mosto apportato dai soci coltivatori non riesce più a coprire le spese di trasformazione.

    Proprio oggi che il vino da pasto sta acquistando una certa importanza sulla tavola degli italiani, Castelvetrano l’ha tagliato fuori dalla produzione. Secondo l’ultimo censimento, in Sicilia ci sono 209mila aziende agricole coltivate a vigneto, con circa 600mila addetti, che rischiano il fallimento trascinando altre aziende di trasformazione e commercializzazione dei prodotti del settore vinicolo, con la perdita di altre centinaia di migliaia di posti di lavoro.

    Il contadino siciliano, diventato fatalista, per millenni di sopraffazione da parte di potenze straniere, si arrende facilmente con rassegnazione ai problemi avversi della vita. Così, per una serie di problemi irrisolti, il vigneto e l’agricoltura in generale va in declino e viene abbandonata; per il suo rilancio, invece, basterebbe creare un consorzio di cantine per la produzione di vini tipici con marchio di qualità, come è avvenuto in Emilia Romagna con il consorzio del Parmigiano.

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