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Il vallone della Paglia e la scoperta di un sito archeologico sconosciuto ma di grande suggestione

di: Salvatore Di Chiara - del 2021-03-19

Immagine articolo: Il vallone della Paglia e la scoperta di un sito archeologico sconosciuto ma di grande suggestione

Nell'immaginario collettivo riflettiamo animosamente sull'importanza della storia nella vita sociale quotidiana. Essa riflette e potrebbe con decisione variegata, dirigere un percorso di formazione eccellente.

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  • La nostra amata città esprime un percorso storico-culturale millenario. Nelle giuste e possibili condizioni, gli studi potrebbero evidenziare e rendere pubblico, dei passaggi sconosciuti e magari, sepolti nel sottosuolo castelvetranese. Un territorio di proporzioni uniche, incantevoli ed un sensazionale riferimento archeologico.

    In un colle di cespugli verdi, incastonato tra pareti rocciose ed un itinerario seminascosto dalla sciatalgia edilizia attuale, s'affaccia uno scenario di notevole impressione storica-visionaria. Dalle costruzioni dei ponti sul Modione, allontanandosi leggermente da quell'immagine genuina naturale, si pone l'accento verso il vallone della Paglia e la scoperta di un sito archeologico dalle immense reazioni e collegamenti all'età del Bronzo ( 3400 a.C.- 600 a.C.). 

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  • Dopo la nomina a direttore del Museo Archeologico di Palermo, l'archeologo Paolo Mingazzini iniziò a batter ciglio sulle nostre zone, reo confesso di poter realizzare un'opera di scavi e ritrovamenti dalle indubbie risultanze storiche (costruzioni castellucciane).

    Un primo sopralluogo avvenne nel lontano 1933, una volta insediatosi in Sicilia e, sfociò nell'ardua impresa riuscita nel 1937, con la magnificente scoperta di un ipogeo ( costruzione sotterranea) in quelle campagne. Quest'ultima, aprì degli scenari di caratura internazionale, poiché in una zona ad alta concezione di pietre ( Castello della Pietra in primis) scoprì l'esistenza di una tomba ( A), distrutta dai lavori di un cavapietre.

    Successivamente, alcuni scavi diedero alla luce una seconda tomba (B) a grotticella con tre camere e seppur violata precedentemente, con la fitta presenza di arnesi, oggetti e materiale di rara e lungimirante bellezza collocati nel lato destro della sepoltura.

    Nonostante la distruzione della prima tomba, alcuni operai riuscirono parzialmente a conservare delle ossa umane e vasellame ed essere consegnati anni dopo all'archeologo. Quei ritrovamenti, fornirono utili percorsi su cui affrontare i futuri temi storici.

    La conclusione del Mingazzini, nella sua bibliografia, diede alla luce oltre all’esatto periodo, la visione illuminante della presenza di una dimora per vivi non lontana dall'acquedotto e magari, uno dei primi interventi di trasformazione e alterazione che l'uomo compì sul territorio castelvetranese allo scopo di adattarlo ai  propri interessi e alle proprie esigenze, concentrata attorno al castello della Pietra.

    Il Mingazzini fu trasferito nel 1938 nel laziale ed abbandonò forse, l'idea di ulteriori e successive campagne di realizzazione scavi, lasciando un enorme punto interrogativo attuale. 

    La costruzione castellucciana è presente nella regione Sardegna in osservazione maggiore e sparsa nella Sicilia orientale ( zone tra Noto, Siracusa, Modica e limitrofi) e ciò, comporterebbe un valore aggiunto nel territorio castelvetranese, creando le aspettative per ritrovamenti futuri se, il credo archeologico riuscisse a trovare sbocchi di natura economica, burocratica e politica efficiente, a tal punto da creare i presupposti di ampliamento della zona da battere e magari, riscrivere la storia di una citta' dai mille segreti. 

    Esortiamo gli Enti preposti alla salvaguardia, mantenimento ed efficienza archeologica di giungere ad una perfetta conclusione per la bonifica, pulizia e rifacimento idealistico e realistico di un itinerario di natura storico-naturalistico per pubblicizzare un lasso di territorio imponente, per immettere in esso diverse situazioni di vario interesse ( zona Bigini, castello della Pietra, vallone della Paglia, torre di Bigini, Montagnoli), affinché i cittadini e turisti possano cogliere quel pulpito splendente che affiora nelle periferie cittadine.

    Non dimenticandoci del materiale archeologico dal valore ingente, presente e regalato nel corso della storia al Museo Salinas di Palermo, con lo scopo di defraudare enormemente la nostra città. 

    Ringrazio espressamente lo storico Napoli, per aver vissuto una giornata all'insegna dello studio ambientale e storico della zona suddetta e la sua impagabile e mai sazia capacità fotografica.

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