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Nel ricordo della leggenda della Madonna della Tagliata e della scoperta dei tre “pirriatura”. Poesia di Matteo Chiaramonte

di: Vito Marino - del 2019-09-15

Immagine articolo: Nel ricordo della leggenda della Madonna della Tagliata e della scoperta dei tre “pirriatura”. Poesia di Matteo Chiaramonte

Nella periferia di Castelvetrano, in fondo alla via omonima, vicino lo stradale per Palermo esiste la chiesetta campestre del XVII secolo, “La Chiesa della Madonna della Tagliata”. Nel lontano passato ogni chiesa costruita aveva alle spalle una leggenda che si riferiva alle sue origini.

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  • Sulla nascita della chiesa della Madonna della Tagliata narra la leggenda che intorno al 1600 tre “pirriatura” (operai addetti alle cave di tufo), mentre lavoravano per l’estrazione di “cantuna” (conci di tufo), sentirono una voce proveniente dal sottosuolo che diceva ripetutamente: “taglia, taglia”, incitandoli a lavorare più speditamente; stando sempre alla leggenda, ad un certo punto trovarono una giara, che una volta era molto comune perché usata per conservare il grano; i lavoratori si accorsero che conteneva un quadro che non poteva uscire, allora ruppero la giara e presero il quadro raffigurante una Madonna con il Bambino in braccio.

    I tre cavatori pensarono bene di portare il quadro alla chiesa di San Francesco di Paola. Il sacerdote saputo del ritrovamento miracoloso, pensò bene di porlo sull’altare maggiore per celebrare una messa e la benedizione solenne.

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  • Durante la messa, nell’elevare l’ostensorio, si spensero tutte le numerose candele accese per la grande occasione. Il sacerdote le fece riaccendere, ma appena alzò di nuovo l’ostensorio, le candele si spensero nuovamente anche se non c’era vento. Tutti capirono allora che la Madonna non voleva stare nemmeno sull’altare maggiore, ma che voleva una chiesa per sé.

    Uscendo dalla chiesa i tre operai videro una folla che gridando si avvicinava alla chiesa; Meravigliati i tre operai videro tra la folla le loro mogli, restando meravigliati, perché erano invalide e non uscivano di casa. Una di esse era cieca e ora vedeva e riconosceva il marito, una aveva era paralitica e ora correva e la terza era sordomuta e gridava al miracolo.

    La notizia si sparse e, per fede, nel 1634, nello stesso luogo del ritrovamento, lungo l’ex reggia trazzera per Palermo fu costruita una piccola chiesa campestre a navata unica.  Certamente non si può sapere se si trattò di un fatto soprannaturale o dabbenaggine di un popolo credulone; storicamente si sa che dagli atti del notaio Giglio del 4 giugno 1652 risulta l’ampliamento di una piccola chiesa in quella località. Siccome in quegli anni si verificarono diversi miracoli fra i fedeli della Vergine Maria, in ricordo della voce che ripeteva “taglia, taglia”, nel 1711 fu deciso di chiamare la sacra immagine: “Madonna della Tagliata” e fu costruita la chiesa campestre che esiste attualmente. In epoca successiva la chiesa fu arricchita del bellissimo portale rococò.

       "FESTA E FERA DI LA TAGGHIATA A CASTELVETRANU"

    ( di Matteo Chiaramonte pubblicata nel proprio libro dal titolo: 

    "Ti cuntu e ti cantu Castelvetrano in poesia" dell'anno 2009.

    O Madunnuzza: Tu di la Tagghiata,

    ch'avutu sempri festa e mmegghiu fera,

    Castelvetranu mai ti ha scurdata

    e lu dimostra ....cu'  ffiri sincera!

       Sittembri: misi to' è bbinirittu,

       picchì cu' la vinnigna c'è ... rricota,

       sirvizzu e stanchizzi < pi' dirittu>

       a tutti, mai pari dari  "di vota"!

    La Chiesa è ffora porti: luntaneddu,

    ma cu' lu vutu fa 'un trova duru:

    si parti di la casa .... matineddu

    a pperi 'interra e senza addimuru;

       un "Tempio" fattu 'nta lu sitticentu

       pi' ttia Matri : chi 'stu nnomu porti,

       picchì, a tagghiapetri, 'n'ton mmumentu

       cci cumparisti  ... dannu bbona sorti.

    Perciò,  a la jiurnata stabbilita

    lu Preti dici Missa e cantata,

    a ppriari tra ddivoti cci si ìmmita:

    lu cori, paci trova a so' purtata.

       'Natra circustanza -arquantu vera-:

        la ricumparsa  di 'natru misteru;

        chi 'nta la simanata  di  "la fera"

       arriva  "'nna chiuvuta" ..... e  pi' bberu.

    Firanti,  cu' barracchi e tilunedda"

    aspettanu cu' grazia la pagnotta,

    chi Tu: 

    li "vinniti"  purtassi a pprima  bbotta.

       La ggenti, dopu Missa, fa riturnu;

       di passu 'mpassu, tuttu si talìa;

       c'è cu ppaninu 'usta cu' cuntornu

       c'è cu  ssosizza cotta si pistìa.

    Ma pi' li picciriddi è 'nnatru sonu:

    'nna  "burza senza lazzu" cci vullissi

    pi' arraffari tuttu comu ddonu:

    giucattuli  ....cchiossà chi nni putissi.

    Matteo Chiaramonte

     

        

     

     

     

     

     

     

     

     

       

     

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