Quando le foto si conservavano nel “cantarano” e i "ritocchi"si facevano con i pennelli
di: Vito Marino - del 2015-04-02
La fotografia nasce nel 1839 e, intorno al 1950, dopo più di un secolo, aveva fatto pochi progressi. A causa della disoccupazione, gli artigiani si cercavano il lavoro girando di casa in casa. C’era anche il fotografo ambulante che, per sbarcare il lunario con una grossa macchina fotografica e relativo treppiede, faceva "li ritratti" girando di cortile in cortile.
Molto caratteristico era il preparativo: dopo avere collocato il treppiede con la macchina fotografica e una bacinella con l’acqua per mettervi dentro le foto appena fatte, iniziava col coprire la parte del muro interessato dalla foto, con un lenzuolo o coperta, perché i muri di allora erano spesso scrostati; la messa in posa era molto lunga e laboriosa; infatti, come ornamento bisognava mettere una sedia e vasi di fiori (generalmente foglie d’ombra) ai lati del soggetto, occorreva aggiustare la posizione della testa, i sorrisi, aspettare che il sole facesse capolino per illuminare la scena, tenere fermi i bambini, ecc, marito e moglie dovevano tenersi sotto braccio, dritti, in piedi e messi frontalmente alla camera, immobili, in atteggiamento dignitoso con un accenno appena al sorriso.
Le foto ottenute, che non interessavano i parenti intimi erano posti in una scatola e conservati nel I° cassetto del “cantarano” (cassettone) e tirate fuori durante le occasioni. Molte fotografie venivano incorniciate e appese al muro; quelle dei parenti defunti erano appese nella stanza da letto. Le foto matrimoniali nella stanza da pranzo
Quindi, il fotografo infilava la testa sotto un telo nero collegato alla macchina fotografica, guardava attraverso l’obbiettivo e scattava la foto.
Poiché le foto erano di pessima qualità a causa delle macchine poco affidabili, un bravo fotografo le ritoccava con penna e pennelli per togliere i difetti vari o per rendere le foto a colori.