Ricordando don Vincenzino Corseri. Portò il primo forno meccanico a Castelvetrano
di: Rosolino Catalano - del 2015-06-02
Erano gli anni '50, Castelvetrano viveva ancora il dopo guerra, con le sue strade polverose ed i primi negozi che si realizzavano al centro, dove ci si recava per trascorrere i momenti di svago e osservare le poche vetrine che si iniziavano ad ammirare.
A quel tempo, uno dei primi commercianti fu don Vincenzino Corseri, il quale aprì un negozio di prodotti elettrici e poi anche di elettrodomestici nella via Garibaldi. In quella Castelvetrano a carattere prettamente contadino, dove ancora ogni famiglia era solita prepararsi il pane, cuocendolo nei piccoli forni che aveva in casa, l’innata capacità imprenditoriale di don Vincenzino, gli fece intuire, che in quel momento storico dove tutto andava ad addivenire, era giunto il momento di realizzare un vero e proprio panificio, cioè un bottega che sarebbe servita alle esigenze di tutti.
Perciò, nella via Garibaldi, impiantò il suo “Panificio Corseri”, con il primo forno meccanico di tutta la valle del Belice. Di conseguenza non c’era più il forno che si “camiava”, ma ora la caloria del forno si alimentava con una fornace e con questo scomparivano quei residui della legna che prima si metteva direttamente nel forno, che anche dopo essere pulito rimanevano e si attaccavano al fondo del pane.
Però a questo punto, a panificio impiantato, entra in gioco il genio di don Vincenzino, che dopo aver creato il “burattino” aveva bisogno del burattinaio. Sì, perché a quei tempi per pane si intendeva solo la “cuddura” e nella sua forma più piccola la “cudduredda”. Ma don Vincenzino, sapendo che vi erano tantissime altre forme di pane, voleva offrire quelle alla sua clientela, per dar meglio qualcosa di veramente eccezionale, che si vedeva per la prima volta a Castelvetrano.
Si recò allora a Palermo e tramite degli amici, contattò una famiglia di panettieri, che si resero disponibili a trasferirsi a Castelvetrano e mettere in opera la loro maestria. Era la famiglia di mio padre, Rosario, che assieme a mio nonno Paolo e mio zio Attilio, portarono la nobile “arte bianca” a Castelvetrano e cominciarono a sfornare filoni, mafalde, parigini e decine di varietà di pane.
Dopo qualche anno, nel 1955, mio padre, meglio conosciuto come don Sarino, continuò a gestire personalmente il panifico, con una sempre più crescente clientela che deliziava con il buon pane, di cui ancora ne sento l’odore, mai più ritrovato negli odierni panifici. Mio padre, oltre che sfornare del buon pane, offriva alla sua clientela altri prodotti quali grissini e biscotti, che lo videro precursore dei tempi. Infatti fu il primo panifico del Belice a commercializzare questi prodotti freschi.
Ancora oggi ricordo le tante persone che venivano anche dai paesi vicini e compravano grissini e biscotti per loro e per amici e parenti. Come non ricordare il profumo del pane e dei biscotti che invadeva la via Garibaldi, l’allora “Centro Commerciale” di Castelvetrano, dove si trovavano gli odierni supermercati, le macellerie, i fruttivendoli, botteghe e negozi vari ed era la strada più frequentata dai castelvetranesi. Ed allora, sentito quel profumo, tutti a dire: “don Sarino fici li viscotta” e tutti a correre al panificio per rifornirsi dei primi biscotti appena sfornati. Ah, che bei ricordi…