“Tianu, cazzalora e pignata” e “lu iocu di li pignatedda”.
di: Vito Marino - del 2015-05-07
L’argilla è la materia prima di cui l’uomo può disporre in maniera abbondante e gratuita; la sua lavorazione risale ai primi albori della civiltà. “Li stazzunara” erano gli abili artigiani, che lavorando l’argilla ottenevano oggetti vari di terracotta.
Fra i miei ricordi velati dal tempo rivedo "stazzuna" (fabbrica di vasellami e vari) a fianco della chiesa della Badia di proprietà della famiglia Filardo, in Via Scinà della famiglia Gino, c'era poi la famiglia Giancontieri, che continua ancora l'attività e le famiglie Giglio e Leone, stazzunara di cui ho sentito parlare.
Per cucinare si usavano lu “tianu cazzalora e pignata”, tutti in terracotta e “stagnati” smaltati di uno smalto speciale all’interno. La “pignata” era la pentola più grande e si utilizzava per la cottura della pasta e delle verdure. “lu tianu serviva per le cotture dei legumi e di altri condimenti. La “cazzalora” era più bassa e aveva il manico e si usava per condimenti di poca quantità.
Quando questi recipienti diventavano vecchie e perdevano lo smalto o si “ciaccavanu” subivano lesioni, si usavano per scaldini con la carbonella accesa per riscaldare durante l’inverno. I tegamini fuori uso servivano anche per tostare il caffè “atturraturi”, che allora si vendeva ancora verde.
Durante le feste paesane i tegamini servivano per far divertire la popolazione con “lu iocu di li pignatedda”.