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L'arrivo a Salemi di "Maria Immaculata" tra storia, ricordi e tradizioni mai dimenticate

del 2018-07-23

Immagine articolo: L'arrivo a Salemi di "Maria Immaculata" tra storia, ricordi e tradizioni mai dimenticate

I Salemitani hanno da sempre un grande devozione per " Maria “Immaculata”. Un bellissimo racconto, ad opera del salemitano Giuseppe Lodato, circa l'arrivo di Maria a Salemi vi permetterà di ritornare nostagicalmente nel passato e magari saper di più su questo grande legame.

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  • Ecco un estratto: "Era il 3 maggio del 1732, giorno di festa per Salemi, il Crocifisso veniva portato festante per le vie, polverose ma profumate di colorati fiori.

    E si, è strano, Salemi festeggiava un uomo crocifisso, un uomo sconfitto dalla malvagità dei suoi simili, ma siccome è grazie alla croce che il peccato è stato vinto, allora quella croce doveva essere portata in gloria

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  • Mentre la processione stava per passare , donna Lucia, dava alla luce il suo primo figlio, e visto che era " u tri di maju" lo chiamò Salvatore. Totò come fin da subito lo chiamarono tutti, era bello, capelli e pelle  scura da arabo e  occhi da normanno blu come il cielo. Nonna Gina grande devota della Madonna lo fece battezzare a San Francesco nella chiesa dei frati conventuali, dove  Maria veniva raffigurata  e venerata in un quadro, con l'appellativo di Vergine Immacolata. 

    Totò però non cresceva come gli altri "picciriddi" le sue gambe non riuscivano a stare in piedi da sole e presto si capì che non lo avrebbero mai fatto. Nonna Gina, sempre con la corona del rosario in mano,non si abbatteva, trascorreva le sue giornate tra le cure del piccolo nipote e la chiesa di San Francesco; qui prima di andar via si fermava davanti l'immagine di Maria e guardandola nel viso Le diceva come in una litania: " Pensaci tu Marunnuzza mìa, aiutàti Totò nà sta malatìa." 

    Il tempo passava velocemente  e Totò quell'anno aveva compiuto otto anni, l'estate era alle porte e quel giorno in Piazza  c'era aria di festa, si onorava Sant'Antonino, c'era  chi arrivava in chiesa  con bianchi gigli chi con il pane in mano; tutti salutavano Totò seduto in prima fila.  Lui era  l'esempio per i piccoli, la forza per i grandi, lui contagiava tutti con la sua voglia di vivere, le sue risate e i suoi consigli.

    Era come se il suo problema non gli appartenesse; per i frati del convento era come un figlio, passava tanto tempo con loro e  recitava ogni giorno il rosario e anche lui guardandola nel viso Le diceva sempre : " Mammuzza mìa,  tuttu mi passa quannu sugnu assemi a tìa". 

    Quell'anno i frati riuscirono dopo mesi e mesi di tentativi a commissionare da Resuttana, una statua raffigurante l'Immacolata, perché così tanta devozione da parte dei salemitani non poteva culminare che con una statua da poter pregare.

    Finalmente la speranza divenne realtà quando a metà novembre fù confermato che il 7 dicembre una statua sarebbe arrivata e che sarebbe  stata collocata sull'altare maggiore della chiesa di San Francesco. Totò non stava nella pelle, contava i giorni, aveva preparato un regalo per Lei, regalo che tenne segreto.

    Tra fiori, ceri e preghiere si arrivò al giorno tanto atteso, tutti i salemitani come attirati da qualcosa di inspiegabile, uscirono dalle loro case di buon mattino per raggiungere la chiesa, nonostante  l'arrivo fosse previsto nel tardo pomeriggio.

    Al vespro la piazza, sembrava un alveare, le donne recitavano il rosario, i bambini giocavano e gli uomini discutevano. Totò e la sua immancabile sedia sostavano davanti il sagrato; in mano teneva stretto il suo regalo. 

    Erano quasi le dieci della sera e i volti incominciavano ad incupirsi, forse qualcosa era andato storto? O forse avevano solo sognato? 

    Il tempo della tristezza durò poco, mastro Nardino dalla torre del castello aveva avvistato un corteo e gridando a squarciagola ne annunciava l'arrivo. Il popolo aspettava di vedere  il Suo volto, come una madre aspetta nove mesi per vedere quello del proprio figlio.

    Erano le 22 e 40 finalmente Salemi abbracciava la Vergine Immacolata e non l'avrebbe più lasciata.

    Venivano  sparati i mortaretti e mentre le mani applaudivano, gli occhi lacrimavano e le labbra sorridevano, qualcuno al vederla sorpreso esclamò : Maria Mmaculata!  e altri seguirono al grido: Viva...  Alla fine la statua arrivò sul sagrato della chiesa, dove Totò seduto poteva finalmente ammirarla.

    Le  mandò un bacio con la mano e Le fece un sorriso. Poi disse: "Vi mettu a lu pusu, sta chiavi o Maria; pirdunati sempri tutti chiddi chi s'arrivurginu a Tìa. E a cu voli tràsiri  'ntà lu paraddisu, cu sta chiavi rapìtici sempri  li porti cu ranni surrisu". 

    Aveva appena finito di pronunciare quelle parole che d'impeto si alzò dalla sedia, per andare a collocare  la chiave al polso della Madonna. Si, Totò si era alzato da solo, aveva appena mosso  con le proprie gambe i primi passi della sua vita,senza che se ne fosse reso conto. Tutti increduli, avevano invece capito quello che era successo,e non seppero dire altro che: "Viva Maria Mmaculata Viva". Totò recuperò per sempre l'uso delle gambe e anni dopo si fece frate. 

    L'Immacolata da quel momento diventò per i salemitani la "Regina di lu cielu e di la terra".

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