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Quando da Campobello a CVetrano "Vitu lu pilusu" con i suoi cavalli accompagnava i giovani a scuola

di: Vito Marino - del 2020-10-04

Immagine articolo: Quando da Campobello a CVetrano "Vitu lu pilusu" con i suoi cavalli accompagnava i giovani a scuola

Fino agli anni 50, quando ancora l'automobile era posseduta solo da pochi benestanti, per spostarsi da Castelvetrano a Campobello di Mazara (4 Km.) si poteva usare la bicicletta, il carretto, il calesse e, un mezzo pubblico: il tram.

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  • In verità esisteva anche la ferrovia, ma poche persone se ne servivano, essendo la stazione di Campobello ubicata distante dal centro abitato.

    Il tram, un carrozzone di legno a quattro ruote, era trainato da due cavalli; negli ultimi anni di servizio, il proprietario era "Vitu lu Pilusu", soprannome acquisito secondo la rigida tradizione popolare di Campobello, per identificare meglio una persona.

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  • Si trattava di un certo Vito Barbera, che aveva anche l’appalto per il servizio dei trasporti funebri, con un vasto assortimento di carrozze funebri. Era chiamato con questa “nciuria” (oprannome) per le foltissime sopracciglia che portava incolte.

    In realtà si chiamava Vito Barbera, abitava in via dei Mille e aveva l’appalto per il servizio di trasporti funebri. Da qualche parte ho trovato quest’appunto: “Disponeva di almeno quattro carrozze: una bianca per i bambini e le vergini (donne nubili anche di età matura); una di prima classe, con putti e varie dorature, tirata da quattro cavalli neri (con gualdrappe nere e grossi fiocchi e pennacchi pure neri) per i ricchi; una meno lussuosa tirata da due cavalli neri per il ceto medio ed infine una molto semplice, spoglia di putti e di dorature, tirata da un solo cavallo baio (dal mantello rossiccio) per i poveri.” (Gino Manzo).

    Il lavoro a Vitu non mancava mai e anche la sua mamma ne era soddisfatta, tanto che, a chi le domandava com’erano andate le cose quell’anno, rispondeva sempre: “Grazii a Diu, ci fu na bedda muria”. (Ringraziando il Signore, sono morti in tanti.)”.

    "Lu trammi" poteva contenere non più di 15 viaggiatori, che trovavano posto su due panche di legno poste frontalmente ai lati; si trattava di solito di studenti, figli di persone, che si potevano prendere il lusso di pagare ogni giorno il biglietto.

    Se tutto andava bene, il viaggio durava circa un'ora. La partenza avveniva da Campobello, con fine corsa a Castelvetrano in Piazza Garibaldi, da dove ripartiva per il ritorno. Gli orari coincidevano con quelli della scuola. Percorrendo la Via Garibaldi eseguiva una fermata all’altezza di Via F. Orsini, per permettere ad alcuni studenti di frequentare le scuole di San Domenico e di S. Agostino.

    Mi ricordo ancora che cavalli e carrozzone sostavano per alcune ore "sutta la vota" (sotto l'arcata del Palazzo Pignatelli), per ripararsi dalle intemperie.

    In seguito, a sostituire il tram, ormai sorpassato, è entrato in funzione il primo autobus, che riduceva i tempi di percorrenza a pochi minuti. Si è trattato di un vero successo; la gente, al rumore della ferraglia del motore, si affacciava per vederlo passare e i ragazzi saltavano e gridavano per la meraviglia e la gioia.

    Le persone anziane, meravigliate di tanto progresso, sostenevano: - “cosi chi si virinu a ‘sti tempi! Ora Camubbiddicchiu si pò diri chi l’avemu dintra”. Si trattava dei primi motori a nafta, molto voluminosi e rumorosi; la fase d’accensione durava un bel po’ e lasciava affascinati chi guardava, poiché avveniva con una leva manuale, azionata da almeno due persone, al fine di preriscaldare il motore (ma anche gli operatori).

    Ricordo che allora, le poche macchine che circolavano in paese, quando dovevano svoltare, segnalavano con una freccia costituita da un’asticella lunga circa 20 cm, azionata manualmente; siccome spesso non funzionava, la segnalazione avveniva uscendo il braccio fuori del finestrino.

    Prima della costruzione della ferrovia Castelvetrano Partanna, all’inizio del 1900 esisteva un servizio pubblico viaggiatori che da Partanna portava alle stazioni  ferroviarie di Castelvetrano e Salemi. Il servizio veniva effettuato con carrozze a quattro ruote e a quattro posti tirate da due robusti cavalli. Con lo stesso mezzo si trasportava anche la corrispondenza, i pacchi postali e le raccomandate.

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