Quando nelle case si trovavano appesi in giro “li pennuli” e si mangiavano pomodori essiccati
di: Vito Marino - del 2015-03-08
Per ottenere li chiappi di pumaroru (pomodori essiccati), i pomodori si tagliavano e si esponevano al sole con l’aggiunta di un pizzico di sale. Dopo l’essiccazione, si “acchappavanu” (si accoppiavano) ben stretti e si mettevano a bagno d'olio. Essi erano molto usati come "cumpanaggiu" (companatico) per l'inverno e per condire diverse pietanze.
Per ottenere la sarsa sicca (il concentrato di pomodoro) si procedeva in questo modo: il pomodoro si schiacciava e pressava con le mani dentro “la sarsera” (setaccio d’alluminio o di lamiera zincata); il succo così ottenuto si poneva al sole a strato sottile su dei larghi ripiani di legno "li maiddi" e, per farlo asciugare più presto, si rimuoveva spesso con un cucchiaio di legno.
Il pomodoro doveva essere maturo, “siccagnu”, cioè coltivato su terreno non innaffiato e “sanizzu” (non doveva essere guasto), viceversa, la conserva ottenuta, s’inacidiva.
Il concentrato si conservava ben pressato a forma di semisfera e cosparso d’olio, su di un piatto largo, oppure si metteva in speciali contenitori di terracotta smaltata "li burnii", con un filo d'olio sopra. D’inverno era ottimo per fare un buon ragù con carne di maiale.
In pratica, per queste conserve, si sfruttava il sole come fonte energetica a costo zero. Ma quanto caldo e fatica!
In tempi relativamente più recenti il succo di pomidoro, ottenuto sempre con spremitura a mano, si poneva nelle bottiglie e si pastorizzava con la bollitura; alcuni aggiungevano acido acetilsalicilico. Una volta, oltre alla caratteristica treccia d’aglio, si trovavano appese alle travi del tetto li pennuli (i pendoli) cioè dei grossi grappoli confezionati con “bummulidda siccagni” (piccoli pomodori “pizzutello” coltivati senza irrigazione); essi servivano per condire i cibi durante l’inverno.
Allora non esistevano i pomodori pelati in scatola, per cui “li pennuli” si trovavano appesi in tutte le case, specialmente in quelle dei nobili; poteva cambiare solo la loro ubicazione, che poteva essere in cucina, nel ripostiglio, sotto qualche tettoia, in un magazzino o nell’unica stanza tuttofare dei poveri.