Un accorato appello al recupero della storica Chiesa di San Giuseppe
del 2012-03-15
Le donne della Confraternita di San Giuseppe, impegnate come ogni anno nell’allestimento dell’altare, con i pani , realizzato sotto la navata, di quello che resta della stessa Chiesa, lanciano un appello al prossimo sindaco e alla nuova Giunta: ”Fate il possibile per recuperare dei fondi per riedificare la nostra Chiesa che rappresenta uno dei monumenti più importanti della città e che a vederla sembra un pugno nello stomaco per i nostri fedeli”. La Chiesa di San Giuseppe, che accorpava anche un monastero che ospitava le suore e poi gli uffici comunali fu demolito subito dopo il terremoto del 1968 dal comune che voleva farne una piazza, dicendo che era pericolante.
Se ancora ci sono due stanzette annesse alla Chiesa, costruita nel 1916 parzialmente diroccata sempre dalle ruspe, il merito è proprio della Confraternita dei bottai e falegnami, che si oppose all’idea che qualcuno lì al posto della Chiesa avrebbe voluto costruire un palazzo, “complice” anche un prete di allora.
A raccontare i fatti un novantenne lucido più che mai Giovanni Rubbino per più di vent’anni priore della stessa Confraternita :” Grazie ad un documento che ci aveva dato la Curia noi eravamo proprietari della Chiesa . Venne un prete e ci disse:” ci sono già i compratori di questo spazio lasciate perdere, il rogito notarile lo possiamo fare lo stesso, senza il vostro consenso.” A questo punto incaricai l’avvocato Bongiorno affinchè diffidasse tutti i Notai della zona dall’ effettuare dei rogiti notarili della Chiesa, cosa che per fortuna non successe. Ho lottato una vita-continua Giovanni Rubbino-, per più di quaranta anni per far ricostruire la Chiesa , per trovare dei fondi ma fino ad ora niente”.
Intanto le donne che si occupano assieme all’instancabile rettore Franco Noto di preparare le statue per la funzione dell’Aurora, degli altari e del presepe a Natale, di concerto con l’arciprete Don Marco Renda, vogliono uscire allo scoperto e lo fanno con nome e cognomi per sensibilizzare chi di competenza per spingere la Curia a trovare i fondi per ricostruire la Chiesa come avvenne per quella della Badia:” Pasqualina Palmeri, Giovanna Lombardo, Giovanna Vabbers, Vinceza Vazzana, Nuccia Marchese, Anna Scirè, Francesca Palmeri, Franco Craparotta, Aldo Cipriano, Franco Noto, Ninetta La Cascia, Franxca Di Mria, Giusi Salerno, Vita Lo Sciuto e altri giornalmente si occupano con auto finanziamento e piccole raccolte di fare opere di normale manutenzione , di far celebrare la messa nei due locali rimasti attaccati al corpo della Chiesa, mentre gli anziani ricordano che i cavi di acciaio e le ruspe del Comune non riuscirono ad abbattere il campanile che ancora per fortuna svetta in parte con la campana di allora sulla navata della Chiesa.
Fonte: Gds