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Quando la mancanza di lavoro non deve portare allo scoraggiamento

di: Mariella Pompei,Mariella Pompei - del 2013-03-28

Immagine articolo: Quando la mancanza di lavoro non deve portare allo scoraggiamento

Art. 1 Costituzione Italiana: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Sulla base di quest’ articolo non è concepibile morire per la disperazione di non poter lavorare, di aver perso un lavoro, la disperazione di non potere garantire il limite di sussistenza decorosa alla propria famiglia. Quante vittime dovranno esserci ancora prima di prendere seriamente dei rimedi a questo gravoso problema. Suicidio, fenomeno grave e inquietante, purtroppo, un dato in continua crescita.   

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  • Nel 2012 le vittime di suicidio sono state 89, dall’inizio del 2013 a oggi sono 39 le persone che hanno deciso, di farla finita.  Da una recente indagine sembra che le vittime di tale fenomeno sono imprenditori impossibilitati a gestire l’impresa, non per debiti ma perché vantano dei crediti che restano insolventi. La mancanza di liquidità è la causa dei problemi; niente soldi, niente acquisto di materie prime, niente soldi per pagare i dipendenti. 

    Altre vittime, donne e uomini disoccupati, inoccupati che in preda alla disperazione di non poter garantire una vita dignitosa alla propria famiglia decidono di farla finita. Sia nell’uno sia nell’altro caso, è un fallimento della nostra società, ma ancora di più un assenteismo da parte delle nostre istituzioni, che finora non hanno fatto altro che penalizzare le fasce più deboli e più facili da perseguire, piccoli imprenditori, pensionati, giovani, un alto indice di disoccupazione.  Il problema principale non è stato rimosso, lo spreco in tutti i sensi. La necessità di far decollare l’idea di un business sociale, dove lo scopo non è il profitto, ma è riuscire a far lavorare più gente possibile e dare loro la possibilità di una vita dignitosa e decorosa.

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  • I poveri aumentano, e tra le file della Caritas non sono più gli immigrati, ma ci sono parecchi italiani che hanno perso il lavoro, che non trovano un lavoro, sono i poveri silenziosi e dignitosi. Sono poveri che fino a qualche hanno fa conducevano una vita “normale” fatta di piccoli gesti di quotidianità familiare, senza grandi pretese, ma adesso sono problemi perché all’improvviso perdi il lavoro ed entri in depressione. Qualcuno sostiene che queste persone hanno bisogno dell’aiuto di uno psicologo, sicuramente non è sbagliato, ma in verità queste persone hanno solo bisogno di un LAVORO, questa è la medicina per continuare a vivere.  Quanti i trentenni, quarantenni, cinquantenni che lavorano saltuariamente senza nessuna sicurezza, giovani che non sanno quale sarà il loro domani. Giovani sfiduciati da questo sistema che li vede penalizzati, non hanno lavoro, non possono pensare a metter su famiglia. Pensionati che devono ARRANGIARSI con pensioni di 400,00 EURO al mese.

    Mi fermo qui, è troppo penoso e triste continuare, la lista sarebbe troppo lunga. Noi Siciliani attendiamo risposte concrete, azioni mirate e determinate a voler trovare una soluzione a una questione che si sta prolungando ormai da troppo tempo, non è questione di assistenzialismo! La parola “chiave” per sollevare l’economia è il lavoro, se c’è quello, tutto il resto viene da sé, è la conseguenza; ma se manca il lavoro, le conseguenze non possono essere che disastrose per tutti quanti.

    Cari disoccupati, inoccupati, pensionati, giovani, a prescindere dalla propria professione di fede, concludo queste poche righe con le parole di un grande Papa, che possano infondere fiducia in se stessi e sperare un futuro prossimo migliore di quello che stiamo vivendo.«Non siate mai uomini, donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento!». (Francesco I, Domenica delle Palme)

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