"Ho visto Messina Denaro ma bloccarono le mie indagini". Saverio Masi accusa i colleghi del ROS
del 2013-05-03
Sono chiarissime e gravissime le accuse che il maresciallo Saverio Masi rivolge ai colleghi del Ros, che gli avrebbero impedito di arrestare Bernardo Provenzano prima e Matteo Messina Denaro poi.
Masi, ora a capo della scorta assegnata al PM Nino Di Matteo, capo dell'accusa nel processo sulla trattativa Stato-mafia, ha presentato una denuncia presso la Procura di Palermo nella quale, a distanza di anni, rivela il nome del superiore e di tutti gli altri che avrebbero ostacolato le indagini
A rivelarlo è stato il Corriere della sera, in un articolo a firmato Sigfrido Ranucci, che ha riportato un'indagine condotta dalla squadra di Report.
La testimonianza di Masi arriva pochi giorni prima del 27 maggio quando si aprirà il processo sulla trattativa mafia-Stato, ed è destinata a lasciare il segno.
Secondo quanto riportato dal Corriere nel marzo del 2004 sulle strade di Bagheria, Masi avrebbe riconosciuto alla guida di un'utilitaria Matteo Messina Denaro. Dopo averlo seguito ed annotando il tutto, Masi chiede l’autorizzazione a proseguire le indagini, ma la reazione dei suoi superiori non è quella che si aspetta: gli chiedono di cancellare dalla relazione l’identità del proprietario della villa e quella della donna che aspettava il boss. Matteo Messina Denaro poteva continuare ad essere tranquillamente un fantasma. Masi chiede ai superiori di trasmettere comunque la relazione alla Procura. A distanza di anni non sa se l’hanno fatto. Quello che è certo è che nessuna microspia è stata piazzata sull’auto di Denaro.