A 21 anni dalla strage di Capaci cosa è cambiato? Una riflessione sul ddl di Guido Campagna
di: Desirè Giancana - del 2013-05-23
Tante le iniziative in programma oggi per ricordare un capitolo di storia siciliana (e non) davvero molto triste. Oggi è l'anniversario della morte del giudice Falcone, della moglie Francesca Morvillo e della sua scorta, barbaramente uccisi in un attentato politico - terroristico il 23 maggio 1992.
Falcone lo sapeva, lo aveva anche detto espressamente: "Sono un morto che cammina"; eppure ha continuato a lottare con dignità e coraggio contro l'organizzazione mafiosa, esecutore materiale della sua morte, ma ancor di più (fatto di cui però si parla poco) contro i suoi stessi colleghi che, complici del sistema di allora (ma in parte ancora attuale), non si sono risparmiati calunnie e accuse, poi naturalmente rivelatesi infondate, sul povero Falcone.
Da ricordare, in proposito, l'accusa mossa a Falcone di avere inscenato l'attentato all'Addaura, perchè a dir dei colleghi, era un modo per aggiudicarsi il posto di Procuratore Aggiunto di Palermo. Per la cronaca poi quel posto andò a Meli. Eravamo nel 1986. Falcone in quell'occasione disse che per lui era stata segnata la sua condanna a morte, giacchè era stato lasciato solo anche dai suoi colleghi. Quegli stessi che ancora prestano il loro servizio allo Stato, senza aver mai pubblicamente fatto un passo indietro su quelle infamie. Da ricordare anche lo sciopero organizzato dai giudici contro l'istituzione nazionale antimafia, proposta da Falcone.
Falcone lasciato solo, anzi peggio, consegnato alla mafia. Una vera e propria dichiarazione di guerra, che si è drammaticamente concretizzata 6 anni dopo, come tutti sappiamo. Politica - mafia un connubio ancora, dopo 21 anni, tutto da chiarire; "cerchi occulti di potere", legami inconfessabili e complicità insospettabili. Di certo restano a terra, anzi sotto terra, i 4000 morti per mano della mafia.
Sono passati 21 anni: cosa è cambiato? A due giorni dalla tragica ricorrenza, il 21 maggio 2013 veniva presentato a Roma, per mano di Guido Campagna, un disegno di legge che dimezza la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. Pena voluta da Giovanni Falcone. L'intento - dice il Campagna - non è quello di ridisegnare le pene, ma il reato. Un bel gioco di parole. Ma vediamo cosa comporterebbe questo ddl. Innanzi tutto l'abrogazione dell'articolo 418.
Il reato di concorso esterno verrebbe derubricato alla categoria "favoreggiamento"; questo significherebbe una riduzione della pena (ecco che il bel gioco di parole viene svelato) che passerebbe da un massimo di 12 anni ad un massimo di 5 anni. Quindi stop alle intercettazioni, visto che gli ascolti vengono consentiti in caso di reati per i quali sono previste condanne superiori ai 5 anni.
Per chi "supporta i componenti di associazione mafiosa", la pena fissata nel ddl va dai 3 mesi ai 3 anni. Ciò vorrebbe dire che non scatterebbe più la custodia cautelare in carcere ( il tetto perchè scatti è, infatti, di 4 anni). Dunque mi chiedo cosa è cambiato? Forse la domanda da porsi sarebbe cosa non è cambiato!
Se da un lato, infatti, si è assistito ad una battaglia culturale antimafiosa, dall'altro sembra che la battaglia politica faccia dei passi indietro. Ayala, intervistato di recente, dice: "Non cambia una grande fetta della politica". La mafia la si vive come un'emergenza solo nelle ricorrenze, non come una piaga socio-politica estesa da Nord a Sud.
Sempre Ayala, in un'altra occasione disse: "Non dobbiamo ricordare quello che Falcone, come nessuno nè prima nè dopo, ha fatto contro la mafia rispettando lo Stato di diritto. Dobbiamo ricordare ciò che alcuni pezzi di quello Stato hanno fatto contro Falcone".
Qualcuno tanti anni fà affermava: "Povero quel Paese che ha bisogno di eroi". L'Italia non ha bisogno di eroi, ma di persone dedite al loro lavoro, fatto con silenzio e umiltà, compiendo ogni giorno il loro dovere, come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, insieme a tutti gli altri uccisi, magistrati, Carabinieri, scorte e Polizia. Povera Italia! Che il loro sacrificio non resti vano.