La "straula" e i trasporti delle merci fino al 1800
del 2013-11-15
Fino alla metà del 1800 il trasporto delle merci da e verso l’interno dell’isola, avveniva solo a dorso dei muli. Per potere meglio assicurare il carico, sulla groppa di questi animali si sistemava "lu sidduni" (una grossa sella: basto), composto dalla "varda" (barda) e dagli arcioni La barda era un’imbottitura di paglia o crine, fatta dal vardaru che, sistemata sotto l’arcione, proteggeva il dorso degli animali; tante volte i contadini sostituivano la barda, già logora, con delle vecchie coperte. Questo servizio era svolto dai “vardunara” (i mulattieri o bordonari).
I grandi proprietari terrieri ne avevano sempre numerosi al proprio servizio. Così, durante la raccolta dei prodotti agricoli, s’incontravano delle vere carovane di muli, legati in fila, con i prodotti sulla groppa. Ogni “vardunaru” conduceva una “retina” composta di sette muli legati in fila uno con l’altro.
Egli, come “capu retina” cavalca la prima mula che doveva avere un carattere più mite e di struttura robusta, poiché doveva portare sulla groppa anche della mercanzia. Anche Giovanni Verga nella sua novella “La Giara” parla dei muli arrivati carichi di concime stallatico. Sempre sulle mulattiere c’era la possibilità di usare un altro mezzo di trasporto molto rudimentale e primutivo: “lu strascinu” o “straula” o “stragula” che, in Toscana, viene chiamato “treggia”.
Si trattava della più antica forma di carro in Sicilia: era formato per lo più di due legni incrociati a triangolo, senza ruote e tirato da una coppia di buoi o muli. Era usato nei feudi delle zone montuose, allora coltivati tutti a grano, per il trasporto dei covoni di grano. Il vocabolo “straula” pare tragga origine dal latino extrahere (tirare, condur fuori, tirare in su).
Nel nostro territorio, tutto pianeggiante, non c’era quest’usanza, ma il vocabolo era usato lo stesso, anche se impropriamente. Infatti, il vocabolo"strauliari" o "straguliari”, si riferiva all’atto del trasporto col carretto del cereale, dal campo di produzione al “postu d’aria” (all’aia).
Anche le persone per spostarsi da un paese ad un altro dell’entroterra, potevano farlo a cavallo di muli o cavalli, percorrendo le mulattiere; per brevi tratti si utilizzavano le portantine o lettighe, sostenute da due muli e diretta da un conducente..
Nel 1830 il governo borbonico diede inizio alla costruzione della prima “regia trazzera”, per motivi militari.
Essa partiva da Palermo, passava per Castrogiovanni (Enna), per Catania ed arrivava a Messina. In seguito ne sono state realizzate delle altre. Si trattava di grossi sentieri a fondo naturale con salite ripidissime, con grosse buche e soggette a frane.
Gli eventuali carri a trazione animale, i primi nelle storia siciliana, dovevano avere le ruote molto alte per superare tali ostacoli. Le trazzere erano molto larghe (36 mt.) e coperte di manto erboso, per permettere la trasmigrazione del bestiame durante la transumanza ma anche in caso di spostamento di soldatesche.
Dal momento che i confinanti cercavano di rubare spazio a proprio vantaggio, oppure le pecore entravano a pascolare nelle proprietà private pensando che fosse la trazzera, al centro della carreggiata erano poste saltuariamente delle pietre miliari che permettevano tramite una catena di ferro lunga 18 metri di misurare i confini.
Queste regge trazzere, perduta la loro importanza, furono abbandonate, divenendo a poco a poco proprietà privata o trasformate in strade statali e provinciali. In ogni caso fu l’inizio della costruzione di strade carrabili, infatti da quella data inizia la costruzione del carretto siciliano Nel nostro territorio, secondo Nino Ferracane nel “Castelvetrano Palmosa Civitas”, nel 1843 ricadevano ben 11 tratti di regie trazzere .
La Castellammare - Selinunte attraversava addirittura il paese entrando dalla attuale via Scinà, attraversava la via Castelfilardo, via Fra S. Mannone , via Milazzo, via XXIV Maggio e via Bresciana. Le altre Reggie Trazzere erano: Sciacca – Castelvetrano – Trapani. La Castelvetrano – Bivio Sparacio. La Torre Tre Fontane – Castelvetrano – Palermo. Castelvetrano – Partanna. La Mazzara del Vallo – Campobello – Bivio Latomie. La Castelvetrano – Santa Margherita. Bivio Masseria Vecchia (Mazara) – Castelvetrano.
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