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Storia di una Selinunte che fu. Quando dalla “Za Maria Iraci” si comprava di tutto

(fonte: Giornale Agave) - del 2013-09-24

Immagine articolo: Storia di una Selinunte che fu. Quando dalla “Za Maria Iraci” si comprava di tutto

Ogni ruga dei vecchi pescatori selinuntini ha qualcosa da raccontare. Decenni sulle barche sotto il freddo e la pioggia pur di partecipare l’indomani mattina alla classica “ abbanniata” di lu pisci. La sarda di Selinunte universalmente riconosciuta ed apprezzata , per secoli è stata la regina incontrasta  del pescato dei selinuntini , i quali ebbero la possibilità di sfamare onestamente le loro famiglie.

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  • Erano altri tempi. Uno dei più anziani pescatori Mercurio Orlando nonostante la sua età superi gli ottanta guarda sempre l’orizzone e racconta di quando ogni mattina le barche venivano calate a mare a forza di braccia e poi ritirate dagli stessi pescatori. Momenti brutti quanto arrivava lo scirocco o l’improvviso maestrale e si doveva far presto.

    All’ora non c’erano i bollettini meteo solo l’esperienza degli anziani che “ fiutando “ il mare davano il loro responso. Si andava con le barche a remi Lo stesso anziano pescatore dice “ ci trattavano come schiavi.

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  • A bordo delle barche non ci si poteva lamentare altrimenti si restava senza lavoro. C’erano solo tre barche all’inizio ricordo quella dei Coppola, Marullo e Maatteucci. Poi l’attività divenne più fiorente  e gli stessi pescatori di Scicca venivano a vendere le loro sarde a Marinella.

    La frazione era piena di salati  distribuiti su tutta la frazione a cominciare dall’inizio della via  Scalo di Bruca a scendere verso il porto. Una delle prime fabbriche che confezionò in latte sott’olio la sarda fu la  ditta Maiorana di Palermo, poi si ricordano le ditte Macaluso, Vaiana Alioto, lu zu Niculau il papà di Giovanni Marino e poi quest’ultimo che aveva l’industria proprio dove adesso c’e la banca nella zona del porto.Orlando Mercurio parla della sua esperienza e la immortala anche in un filmato molto bello realizzato dalla Copoperativa Selinunte Pesca  Da 75 anni dice faccio il pescatore.

    A 5 anni mio padre mi buttò sulla barca e non so se sono nato a terra o a mare. Di sicuro morirò a mare. Una frase bella forte che testimonia l’attaccamento viscerale che hanno i pescatori di Marinella  

    Per settanta anni una figura mitica “la za Maria Iraci”  fece “ crirenza“ ai pescatori che puntualmente a fine mese andavano a pagare quello che compravano loro direttamente o le loro donne. Dalla Za Maria si poteva trovare di tutto e di più dall’amo all’aspirina. Tenne la bottega aperta a lu scaru per oltre un secolo avendolo ereditata dal suocero Vaiana. Non era splendita nei “ regali”, amava dire ed era proverbiale la sua avarizia.

    Di sicuro non fece mai sconti a nessuno semmai aiutò tante famiglie in momenti particolari e tutti le volevano bene anche i turisti che la conobbero. Negli anni 70 cominciarono a chiudere i salati e l’ultimo che resistette fu quello di Carlo Barraco che chiuse i battenti nel 1984.  

    La causa della crisi ricorda  fu il potenziamento del porto di Sciacca che di fatto  decretò la fine di Marinella e della sua marineria in fatto di pescato  infatti i saccenti aprirono i propri salati e i commercianti di Selinunte cominciarono ad andare a Sciacca per l’acquisto delle sarde da salare con costi aggiuntivi notevoli.

    La nostra sarda ricordano i pescatori viene pescata con la menaide( rete particolare) o tratta in fondali sabbiosi che vanno dai tre piedi fino a  40 passi come usano dire i pescatori. Dopo gli anni 60 si sviluppò la pesca con la lampara e l’attrezzo detto ciancialo. La stessa aveva lo scopo di attirare con la sua luce il pesce azzurro che poi veniva catturato con questa rete a circuizione con gli anelli, che variano e vengono calati in acqua, a seconda della lunghezza della rete.

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