Il procuratore aggiunto Principato: "Messina Denaro non è il capo di Cosa nostra"
di: Rosalia Bonfardino - (fonte: livesicilia.it) - del 2013-10-01
(ph. agrigentotv.it)
Si è aperta con un viaggio attraverso le vittime dell’orrore mafioso del 1993 la seconda giornata del Festival della Legalità, l’evento organizzato dalla Zerotre e dall’Associazione Villa Filippina dedicato ai temi della criminalità organizzata, della lotta alla mafia e della legalità. Anno, quel 1993, che vide l'omicidio del parroco di Brancaccio don Pino Puglisi, le “stragi nel Continente” e l'inizio della latitanza di Matteo Messina Denaro. A partecipare al dibattito, moderato dal coordinatore del mensile “S” Claudio Reale, il sostituto procuratore presso la Dna Maurizio De Lucia e il procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Palermo Maria Teresa Principato.
E proprio nel segno di Matteo Messina Denaro, ad oggi tra i latitanti più ricercati al mondo, si è aperto il dibattito. A prendere per primo la parola il procuratore Maria Teresa Principato.
"Messina Denaro è un uomo particolare - ha continuato - e proprio per questo ancora oggi difficile da catturare. Sa vivere da uomo moderno, ma non farebbe mai uso di sistemi suscettibili di intercettazioni. Un uomo come lui non deve restare latitante". Una risposta secca e certa quella del procuratore Principato riguardo alla possibilità che Matteo Messina Denaro possa essere considerato il capo della commissione regionale di Cosa Nostra. "Assolutamente no. Cosa nostra palermitana non accetterebbe mai di essere comandata da un trapanese. Lui, però, è un rappresentante provinciale, una carica che gli conferisce indubbiamente un potere non indifferente". Per l'aggiunto Principato, inoltre, Messina Denaro non custodisce i segreti spariti dal covo di Riina: “Cosa Nostra – ha affermato - è vicina ai corleonesi, vicinanza che si è accentuata con il rapporto di Messina Denaro con Provenzano, ma da ciò a ritenere che Denaro sia custode dei segreti di Riina ce ne passa".