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Quando al saluto "Assabenerica" seguiva la risposta "Santu e riccu"

di: Arturo Parrino - del 2014-06-18

Immagine articolo: Quando al saluto "Assabenerica" seguiva la risposta "Santu e riccu"

(ph. Il castelvetranese doc)

In quell’ambiente riscaldato, al centro della stanza, ritrovavo, durante le mie brevi visite, il solito  braciere di rame lucido. I carboni accesi emanavano profumi di scorze di mandarini bruciacchiati.  Seduti, uno accanto all’altro, con le mani distese sopra la calura e lo scialle a coprire le ginocchia, i  due vecchi coniugi, alzando il capo, rispondevano al mio riverire: “Assabenerica”, - consueta era la  risposta  -“Santu e riccu”.  Dalla cucina adiacente sentivo lo scoppiettare della legna ardere nel forno; profumo di vaniglia  misto ad ammoniaca inebriava le mie narici.  

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  • Si avvicinava il Santo Natale e, in quella famiglia benestante, non potevano mancare i dolci natalizi  di fichi secchi, mandorle e miele.  In un angolo della cucina , il presepe allestito preannunciava la festa.  Le donne di casa, con maestria, curve sopra lu scannaturi , con i grembiuli bianchi e i capelli  intrecciati a crocchia dietro la nuca, sorridenti, con piacere mi accoglievano. La più grande,  dirigendo i lavori, dava ordini perentori: “Assettati, chi ora ti inchemu li sacchetti di cosi duci”.  

    Avevo la sensazione di trovarmi in un monastero di suore - d’altronde le signorine, ormai avanti  negli anni, erano rimaste zitelle, forse per colpa di un avido  padre despota, secondo cui un  eventuale matrimonio avrebbe sicuramente dimezzato il patrimonio del casato -.   Con le tasche piene, ritornavo dai vecchi per salutare, ringraziare e augurare buone feste. Li  ritrovavo al solito posto,  intenti a cavare dalla cenere del braciere, fave abbrustolite.

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  • Prima  del commiato, il vecchio “impertinente”, mi rivolgeva domande provocatorie . “Turiddu, si bravu a  la scola, o asinu comu a mia?”. La moglie, con educazione e diversa sensibilità, rimproverava il  marito : “Chi ci dici a stu picciutteddu?”. Infastidito ed impacciato,  avrei voluto rispondere come  un  ragazzino oggi potrebbe fare : “A tia chi c…… ti interessa si sugnu bravu o no ?” . Ma il  senso di rispetto e la soggezione che nutrivo nei confronti di quel mondo degli adulti, mi  impedivano puntualmente di farlo.    

    Sono passati quasi 70 anni  e oggi, seduto davanti al televisore, con i riscaldamenti accesi, la mente  mi riporta a quel tempo lontano, al braciere di rame lucido, ai due vecchi seduti uno accanto  all’altro , con le mani distese sopra la calura…Sono tutti passati a miglior vita….  

    Gli ultimi nipoti, appellatisi a illustri avvocati, dopo anni di lotte estenuanti,  sono riusciti a  spartirsi quella “manna caduta dal cielo” . Un patrimonio davvero consistente, accresciuto, oltre  che dall’acquisto  di caseggiati e terreni, anche   dall’  infaticabile lavoro al telaio  delle “signorine”,  i cui ricami erano stati venduti ad un prezzo oltremodo remunerativo.  

    Ogni anno, il giorno di tutti i Santi, il dovere del ricordo mi spinge a visitare i parenti defunti e  passando per quel viale, deposito un fiore su una disadorna e trascurata tomba di granito….che  conserva indelebile la memoria di dolci di fichi secchi mandorle e miele…..

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