Nel ricordo di Luciano Messina, quando a New York duettò per caso con Duke Ellington
del 2014-06-30
(ph. castelvetranoselinunte.it)
Luciano Messina è nato il 16 dicembre del 1922 a Castelvetrano, dove ha ricoperto la carica di Primo Cittadino dal 1956 al 1960. E' stato anche Presidente della Provincia di Trapani dal 1982 al 1983. Fra le sue tante passioni c’è stata anche quella della musica. Passione trasmessagli dallo zio Vito morto all’età di vent’anni durante il primo conflitto mondiale.
Questi possedeva in casa una piccola cetra che Luciano rinvenne per caso abbandonata in una soffitta, piena di polvere e di ragnatele. Cominciò, allora, a suonare questo strumento, anche se la sua vera aspirazione era potere suonare il pianoforte che, però, non possedeva. Dalla cetra passò al mandolino e, poi, alla fisarmonica.
Il padre, quando fu certo della passione per la musica del figlio, lo accompagnò a Palermo nel negozio di strumenti musicali d’un certo Giannettino, sito al primo piano d’una palazzina di via Amari. Quando vi fecero ingresso il piccolo Luciano si trovò davanti a un centinaio di pianoforti. Con gli occhi increduli, pieni di commozione, posò le mani sul primo che gli capitò e intonò il motivo di “Faccetta Nera”. Questo era l’inno del neonato partito socialdemocratico di Benito Mussolini cantato anche dai piccoli Balilla, i ragazzini del fascio.
A quel punto l’acquisto d’un pianoforte si rese assolutamente necessario. Così, il padre, non avendo grosse disponibilità finanziarie, gliene comprò uno di seconda mano da un privato, un certo Genna di Castelvetrano. Pianoforte che in seguito vendette al pittore castelvetranese Venezia. Dell’affare si occupò Mommu (inteso “Malacunnutta”) un musicista che oltre a suonare discretamente il pianoforte era capace anche di accordarlo. Egli, non avendo un vasto repertorio, allungava la durata dei brani che eseguiva ripetendoli più volte, tanto che la gente quando si stufava lo esortava dicendo: “Mommu canciala”.
Un fatto curioso da raccontare fu quando provvide egli stesso per il trasporto del piano dalla casa di Messina a quella di Venezia. Utilizzò per quell’occasione un carretto trainato da un somaro. Dopo varie peripezie il pianoforte fu adagiato sul carro. Iniziata, però, la discesa della via Garibaldi e non avendolo legato bene, il pianoforte scivolò e, dopo essere letteralmente volato sul povero animale, andò a finire rovinosamente a terra.
Fra le sue tante esperienze pianistiche, mi ha raccontato Luciano Messina quand’era ancora in vita, annovera un duetto anche con il famoso jazzista Duke Ellington.
Era il 1969 e lui, allora Preside dell’Istituto Magistrale di Castelvetrano il cui motto era “La scuola fuori della scuola”, soleva accompagnare gruppi di studenti a visitare posti importanti.
Egli sperava che queste visite potessero suscitare in loro interessi diversi da quelli prettamente nozionistici che fornisce da sempre la scuola dei libri. Così quell’anno un nutrito gruppo di ragazzi ebbe l’occasione di visitare tutti i gradi delle istituzioni politiche: dalla sede del Consiglio Comunale a quella Provinciale, da quella Regionale a tutti e due le sedi del Parlamento Italiano, la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica.
Poi quella del Consiglio Europeo a Strasburgo e, non ultimo, il “Palazzo di Vetro” sede dell’O.N.U. Fu qui che, durante una sosta al Grand Hotel “Madison” di New York, avendo notato un pianoforte nella hall dell’albergo, il Preside Messina si mise a suonarlo.
Si dà il caso che proprio in quell’Hotel alloggiasse in quel periodo anche il grande pianista Duke Ellington. Questi appena sentì le dolci melodie che le mani esperte del Preside intonavano, gli si avvicinò annuendo positivamente. Messina, riconoscendo il maestro poiché possedeva in casa numerosi suoi 78 giri, interruppe la sua esecuzione.
Ellington, però, lo esortò a continuare dicendo: “O.K.! O.K.!”. A quel punto Luciano Messina, peccando magari un po’ di presunzione, lo invitò a suonare insieme a lui. Ellington, accettando di buon grado e occupando la stessa panchina, improvvisò qualcosa in un insolito duetto che è rimasto per sempre indelebile nei tantissimi ricordi del nostro stimatissimo concittadino.
Alcune altre grandi occasioni che hanno visto Messina protagonista col suo pianoforte sono state: nel 1973 quando, in visita a Istanbul nel Bosforo, suonò per tutto il veglione di S. Silvestro con uno dei più famosi pianisti turchi. Poi, quando nell’aristocratico salone di un lussuoso palazzo cinquecentesco di Padova, da allievo ufficiale dell’aeronautica, suonò per gli altolocati ospiti della Contessa Adalgisa Cesaroni.
L’occasione fu un ricevimento, oggi si direbbe “party”, organizzato in onore dell'Onorevole Bottai, allora Ministro del Duce. Messina dimostrò la sua destrezza sullo strumento suonando soltanto con una mano, poiché nell’altra teneva un calice di birra offertogli dalla Contessa stessa. Ciò per emulare il famoso maestro Alberto Semprini che pochi giorni prima, al Teatro Nazionale di Palermo, aveva fatto la stessa cosa.
E ancora la sua esperienza nel 1941 a soli 19 anni, durante il servizio militare di leva, quando suonò con l’Orchestrina della Regio Aeronautica Militare di Padova e di Venezia insieme a elementi dell’Orchestra Barzizza e dell’Orchestra Angelini. Infine i concertini che teneva da giovane presso il Circolo del Dopolavoro Ferroviario di Castelvetrano che, allora, era ubicato nella via Bonsignore, dove oggi c’è il negozio di tappeti persiani Kya.
Fu, inoltre, il primo in Italia a suonare il Boogie Woogie. Questo perché durante la guerra, trovandosi a suonare per degli americani, a un certo punto quest’ultimi gridarono a Luciano: “Camon, this music play”, “Suona questa musica”. Luciano non se lo fece ripetere due volte e, mentre intonava un motivo sul ritmo del Boogie Woogie essi si misero a ballare. Ricorda Messina che in quell’occasione un alto ufficiale americano, con una corporatura piuttosto rotondeggiante, invitò a ballare la signorina Igea Ciravolo anch’essa non proprio in perfetta linea. I due formarono una coppia di ballerini formidabili che fece divertire molto gli astanti.
Luciano Messina ha anche inciso almeno una ventina di dischi 78 giri che contengono sue composizioni. Ogni brano era presentato nel disco stesso dal nostro compianto concittadino, giornalista verace, Nino Martino. Messina avrebbe suonato anche alla Rai se non fosse stato per la sua indiscussa onestà intellettuale, morale e artistica.
Successe, infatti, che un funzionario dell’allora EIAR gli propose un contratto per suonare ogni mattino, dopo le notizie del Giornale Radio, presso la nuova sede di Palermo. Messina non accettò perché non ritenendosi un vero musicista, nel senso che non aveva conseguito un titolo che lo annoverasse di diritto fra i musicisti professionisti, non volle firmare il contratto. Il posto fu occupato, così, da un altro pianista magari meno bravo di Messina ma, evidentemente, con meno scrupoli.
A Luciano Messina la Civica Amministrazione del Comune di Castelvetrano ha voluto intitolare una via proprio vicino alla statua alata di piazza Matteotti (ex via Castelfidardo, già via dell'Acqua). Nella lapide commemorativa accanto al suo nome è riportato: Preside – Scrittore – Poeta. Io avrei aggiunto, a buon titolo, anche musicista.