Nel ricordo di Lilly Rosolia, musicista eterno nel cuore dei castelvetranesi
di: Alessandro Indelicato - del 2014-06-11
Era il 30 novembre 2009 quando Castelvetrano perdeva Lilly Rosolia, uno dei suoi figli più amati. A distanza di anni il suo ricordo vive ancora nella memoria di amici e parenti che continuano a ricordare con immenso affetto e nostalgia la sua allegria e la voglia di fare musica. Attraverso il ricordo di Luigi Simanella e dell’architetto Maria Luigia Dia la Redazione vuole contribuire a rafforzare ancora di più il suo ricordo.
Secondo quanto ci spiega Luigi Simanella l’amico Lilly era soprannominato “Matapollo”. “Non era un termine ingiurioso – spiega- ma il nome delle stoffe che il padre vendeva prima d’aprire un negozio d’abbigliamento in piazza Principe di Piemonte. In verità si trattava del madapolam, tela di cotone fine e leggera che le donne d’allora utilizzavano per tessere le lenzuola dei corredi che ricamavano”.
“Entrò a far parte degli “Asteroidi” in sostituzione di Messina. Fu lui che diede nuova linfa a tutto il gruppo sperimentando nuove sonorità sia ritmiche sia musicali. Fu uno dei batteristi più estrosi fra tutti coloro i quali hanno lasciato una traccia del loro percorso musicale castelvetranese.
Ricordo un suo interminabile assolo, durante una delle feste del Liceo Scientifico presso il Cinema Capitol, nell’esecuzione del brano “In a gadda da vida” degli Iron Butterfly, quando faceva andare in visibilio sia noi maschiacci sia tutte le belle ragazze liceali. Il brano che programmavano più frequentemente era “Fortuna” dei Procol Harum.
Su questo brano Lilly s’improvvisava batterista e, usando le mani come bacchette, picchiava sulle gambe o sulla plancia della macchina cercando d’andare a tempo seguendo la ritmica della canzone. Cominciava così a gettare le basi, a muovere i suoi primi passi per una, poi, più che generosa carriera di prestigioso batterista.
Correva l’anno 1981 e io ero impegnato a suonare, per tutta la stagione estiva, presso il ristorante “Da Giovanni” a Lazise, sul lago di Garda. Con me c’erano: Ciccy Calcara al basso e mio compare Renato Adorno alla batteria. Il locale era di proprietà di un nostro concittadino, Giovanni Cirabisi, meglio noto come “pacchiteddu”, oggi deceduto.
Una sera venne a trovarci Lilly Rosolia ch’era in gita con altri amici. Quella sera fu particolare perché intervenne anche lui alla batteria e col suo particolare carattere gioviale e allegro coinvolse tutti i turisti in esilaranti gag e acrobazie ritmiche.
La notte, poi, invece di andare a dormire, ci siamo incamminati lungo le strade della splendida Lazise insieme ad alcune tedesche con le quali avevamo fatto amicizia, a ridere e schiamazzare dietro a lui, incontenibile showman.
Successe che, avendo turbato la magica quiete di quel posto tranquillo, qualcuno telefonò ai carabinieri, i quali intervennero immediatamente e volevano tradurci in caserma. Per nostra fortuna ci hanno riconosciuto poiché, dopo una certa ora, mentre solitamente svolgevano il loro servizio di perlustrazione, passavano dal ristorante per vedere s’era tutto a posto. Così ci hanno pregato di smetterla e per quella volta hanno chiuso un occhio”.
Il ricordo di Lilly passa anche attraverso l’Architetto Maria Luigia Dia, Presidente dell’Associazione Cooltour Land: “Era la personificazione dello stile jazz e dei suoi sottogeneri poiché riusciva, al di là dell’uso d'una tecnica magistrale e di una profonda musicalità nelle sue performance, ad interagire con il pubblico in modo del tutto unico, usando proprio la semplicità prorompente del linguaggio popolare, diretto, gestuale, mimico, costruendo, volta per volta, grandi spettacoli musicali intrisi di continui rimandi storico-musicali alla cultura jazz americana mescolati a vere e proprie sperimentazioni autoctone della cultura musicale italiana (leggibili nello spettacolo omaggio a Fred Buscaglione realizzato con il gruppo “Quelli dal whiskey facile”) e siciliana (visibili nella formula allegra e goliardica dello spettacolo itinerante realizzato con la band “Dixieland Street Parade”).
Insieme ai suoi compagni di “avventure musicali” quali, per citarne alcuni, Giovanni Genovese, Giampiero Lo Piccolo, Tommaso Angileri, Giovanni Mazzarino, l’artista ha compiuto un percorso musicale di grande spessore lasciando un grande vuoto attorno a sé dopo la sua prematura scomparsa.
Il periodo natalizio era solito ospitare le sue performance itineranti proprio nella città di Castelvetrano e i suoni, le interazioni vocali, intercalate dalle risate e dalle sue freddure, che come un’eco risuonano tutt’oggi nelle nostre menti, rendono a lui un omaggio perenne che il mondo della cultura, della musica, dello spettacolo e la città di Castelvetrano desiderano rendergli”.