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Ricordando "l'arbitriu": quando il pane e la pasta si facevano in casa

di: Vito Marino - del 2015-02-22

Immagine articolo: Ricordando "l'arbitriu": quando il pane e la pasta si facevano in casa

Castelvetrano, zona ricchissima di grano aveva nel suo territorio numerosi mulini, tra cui 14 mulini ad acqua soltanto lungo sul fiume Modione e numerosi pastifici. Per risparmiare, ma anche per tradizione, molte massaie preparavano in casa, oltre al pane, anche la pasta, tutti elementi base indispensabili all’alimentazione.

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  • “L’arbitriu o ingegnu” era una sorta di torchio a vite inventato e sperimentato in Sicilia. Consisteva di un pistone che era spinto mediante delle leve manuali all'interno di un cilindro verticale, in ottone, chiuso alla base da dischi di rame intercambiabili.

    L'impasto già preparato dalle donne veniva posto all'interno del cilindro e, a secondo dei dischi predisposti, uscivano dai fori spaghetto, bucato, maccheroni etc.  Il taglio della pasta, infine, si eseguiva con appositi coltelli a lama lunga e la sua essiccazione si effettuava all'aria aperta.

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  • Gli spaghetti si stendevano su delle canne sostenute da forche; la pasta di tipo corto, si disponeva ad asciugare su "cannistri" ricoperti di tovaglie di tela.  

    Purtroppo a quei tempi anche il possesso di questo marchingegno rappresentava un lusso. Le massaie preparavano la pasta manualmente impastando sullo “sacannaturi” (spianatoio), la spianavano con il “lasagnaturi”, detto impropriamente “sagnaturi”  e tagliavano la sfoglia di pasta ottenuta con un coltellaccio, ottenendo “li tagghiarini” (fettuccine). “Li maccarruna” (i maccheroni) si preparavano senza bisogno di spianare la pasta.    

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