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Ricordando il mio amico Ferruccio Centonze e quei tramonti davanti al tempio G

di: Pietro Errante - del 2015-09-11

Immagine articolo: Ricordando il mio amico Ferruccio Centonze e quei tramonti davanti al tempio G

Quei pomeriggi letterari a Selinunte e le passeggiate con Ferruccio Centonze tra i templi della gloriosa colonia megarese. Negli anni ’80 ero da poco corrispondente del Giornale di Sicilia e nelle calde serate estive andavo spesso a trovare il mio maestro ed amico, grande scrittore, commediografo, poeta Ferruccio Centonze.

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  • Debbo dire che sono stato molto fortunato nella mia fanciullezza e poi nella gioventù ad incontrare maestri di grandissimo livello come Ferruccio Centonze e Rosario Di Bella. Quest’ultimo fu il mio insuperato docente di lingua italiana al triennio del Liceo Classico. Fu un personaggio dal grande carisma, di immensa cultura, studioso inesauribile.

    Ma con Ferruccio Centonze il rapporto di stima e d’affetto fu particolare. Ci legava un comune sentire e l’approccio sincero alla grande letteratura siciliana, Giovanni Verga e Pirandello, Salvatore Quasimodo  ma soprattutto Tomasi di Lampedusa di cui eravamo soliti leggere insieme  “Il Gattopardo”.                        

    Una mezz’ora preserale veniva dedicata alla lettura e relativa recensione di una o più pagine  del capolavoro del grande autore palermitano. Ferruccio ascoltava la mia lettura assentiva o scuoteva il capo secondo l’andamento dell’azione.

    Poi si arrivava all’incredibile “cambiare tutto per non cambiare niente”. Su quella affermazione c’era l’assenso completo di Ferruccio. E nel frattempo come due peripatetici giungevamo davanti al tempio G, svettante la colonna del Fuso della Vecchia”. Quel tramonto ad occidente dietro l’acropoli era uno degli spettacoli che più lo affascinavano.                  

    Non potrò mai dimenticare queste meravigliose passeggiate tra archeologia e letteratura. E gli insegnamenti, gli incoraggiamenti di un grande maestro non solo di lettere ma soprattutto di vita. Conservo gelosamente nella mia biblioteca una copia delle sue opere che speso mi faceva leggere in bozza prima della pubblicazione e che poi regolarmente mi donava con relativa dedica autografa.  Bellissimi tra i suoi racconti:

    "Storie senza tempo"

    "Le scarpe del soldato Percauz" del 1982 con prefazione di Virgilio Titone 

    "Il soppalco con la trave smurata" del 1988 pubblicato dalla casa editrice Sellerio con prefazione del prof. Giuseppe Cottone

    "Un uovo di sale ed altre storie del provvisorio andare" del 1989 con prefazione del prof. Antonino De Rosalia

    Fra i romanzi : 

    "La misteriosa storia di Abdìa" del 1988 con prefazione del prof. Nicola Di Girolamo

    "Al di là della siepe di bosso" che ha ricevuto nel 1996 il Premio letterario internazionale "Pietro Mignosi".  

    Molte e belle anche le sue poesie. 

    Scrisse anche molte divertenti commedie dialettali che continuano ad essere messe in scena da compagnie teatrali anche di notevole spessore artistico. Di tutte le sue pubblicazioni ebbi la fortuna di possedere una delle prime copie che sempre cordialmente mi donava con dedica autografa.  Quelle indimenticabili passeggiate nella Selinunte dagli anni 80-90 sono rimaste nel mio cuore come il ricordo di un maestro e di un uomo veramente speciale.

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