Ignazio De Blasi è il "Cantastorie 2015". Vinto a Siracusa il Trofeo "Turiddu Bella"
di: Vito Marino - del 2015-06-22
Il 15 Giugno 2015 presso il Centro Studi di Tradizioni Popolari Turiddu Bella di Siracusa si è svolto il XXIV TROFEO DI POESIA POPOLARE SICILIANA “TURIDDU BELLA”, con assegnazione del trofeo "IL CANTASTORIE" 2015. Turiddu Bella fu anche il poeta dei cantastorie della Sicilia Orientale.
Il Trofeo, viene assegnato ogni anno "a un cantastorie o ad un interprete della musica popolare o di ricerca" e vuole individuare, nel panorama della musica popolare siciliana, un artista che con la sua opera di ricerca, di studio, di elaborazione rappresenti degnamente questo particolare genere poetico-musicale.
Dopo un'attenta analisi la giuria, unanimemente, quest'anno è stata concorde nell'assegnare il Trofeo a Ignazio De Blasi, con questa motivazione: - “Perché sa rappresentare e rievocare antichi miti e leggende della tradizione narrativa siciliana colme di fascino e lo fa con particolare dolcezza, delicatezza, sensibilità, con una rispettosità assai rara ai tempi d'oggi.”- Ignazio in questa occasione ha presentato e cantato una sua composizione 'Nta quali manazzi è l'Italia (Nelle mani di chi è l'Italia), con relativo cartellone da lui stesso dipinto. Il castelvetranese Ignazio De Blasi, uno degli ultimi cantastorie siciliani, nasce a Partanna e. sin da piccolo dimostra una straordinaria inclinazione per la pittura, la poesia e il canto.
I viaggi in carretto con il padre in giro per i paesi, nelle giornate festive, per assistere agli spettacoli dei cantastorie, che, negli anni ’50 – ‘60 arrivavano con una certa frequenza presso le piazze di tutta la Sicilia, influenzarono molto la sua fantasia di bambino.
Egli rimane affascinato, oltre che dai suoni, anche dai colori della sua Terra e da grande comincia a dipingere, a poetare e a mettere in musica le storie e le tradizioni popolari della sua infanzia.
I cantastorie, da veri poeti–cantori, accompagnandosi con la chitarra intonano storie di banditi, di santi, tragici eventi di sangue e di passione amorosa, storie di mafia e di lotte sindacali, invasioni di pirati, leggende sacre e profane, spesso da loro stessi tradotti in versi.
E’ quello che sta continuato a fare Ignazio, divenuto intanto “il Cantastorie del Belìce”. Egli,da vero artista, con una certa pubblica utilità sa far risaltare l’ingiustizia che regna nel mondo e toccare il cuore di chi subisce quotidianamente prepotenze, creando attorno al personaggio un’aureola di fantasia, che stimola l’interesse dell’ascoltatore.
Da pittore, con i colori accesi e solari tipici della sua Terra egli pittura qualche carretto siciliano e alla stessa maniera dipinge alcuni veicoli di sua proprietà: un furgone Fiat Fiorino, usato come palco scenografico, un autocarro Fiat “Pasini”, sul quale ha pitturato una scena della storia dei Paladini di Francia, una Moto Guzzi “Dingo Tre” e una carrozzella del tipo usato dai vecchi gelatai siciliani, dove ha dipinto sulle fiancate “La storia dei vespri siciliani”. I colori usati rispecchiano quelli effettivamente esistenti nella terra di Sicilia: la luce viva dell’atmosfera e il calore del sole inclemente siciliano.
Quindi: rossi accesi, gialli e azzurri, tutti colori scintillanti senza mezze tinte, che rendono le scene rappresentate più vive, più cruente; un genere di pittura usata nel passato dai pittori dei carretti siciliani.
Da poeta Ignazio ricostruisce e crea miti e leggende siciliane, iniziando dalle gesta di Orlando, in versi in lingua siciliana e a musicarli e a cantarli, diffondendo, quindi, la cultura siciliana nelle scuole e nelle piazze. Inutile dire che lui stesso si dipinge anche i relativi cartelloni a riquadri, con rappresentazione delle scene principali. Il numero delle sue composizioni sicuramente supera il centinaio, mentre le sue rappresentazioni di cantastorie supera il migliaio, in tutte le piazze della Sicilia, ma anche in quelle italiane e francesi, dove si è esibito a Parigi, Frouard, Campére e Rennes.
De Blasi ha ricevuto vari riconoscimenti ed ha fornito il materiale necessario a quattro studenti universitari, per conseguire la loro tesi di laurea sul cantastorie. Fra i cantastorie siciliani, che hanno lasciato una scia indelebile durante la loro attività, si possono annoverare: Vito Santangelo, Rosa Balistreri, Turiddu Bella, Fortunato Giordano, Cicciu Busacca. Ignazio Buttitta.
Oggi sono pochissimi quelli sopravvissuti all’incalzare della civiltà moderna. Fra questi possiamo ancora elencare Mauro Geraci, Franco Trincale, Nonò Salomone, Rosita Caliò, Peppino Castro, Fortunato Sindoni, e il nostro Ignazio De Blasi. Essi ormai rappresentano delle figure folcloristiche, dei fossili viventi del passato e, in quanto tali, patrocinati da qualche ente pubblico in occasione delle feste patronali.