L'incantevole casa vicina alla foce del Belìce e quell'"occupazione" clamorosa del disoccupato
di: Pietro Errante - del 2015-06-27
Non potendo permettersi di affrontare la non indifferente spesa relativa all’affitto di una casa in località di villeggiatura, un disoccupato, con relativa famiglia, pensò di occupare la casa cantoniera posizionata sulla bellissima costa della Foce del Belice.
Il singolare episodio avvenne nell’estate del 1995 e se ne occuparono non solo i media locali ma anche le grandi testate regionali (Giornale di Sicilia) e nazionali (Corriere della Sera).
Leggiamo dalle cronache dell’epoca che un disoccupato siciliano di 56 anni ebbe la singolare idea di occupare assieme a tutta la famiglia una casa cantoniera posizionata su uno dei posti più belli della costa selinuntina (ma aggiungo forse tra i più belli al mondo). Si trattava di un immobile fatiscente, di proprietà delle Ferrovie dello Stato, ormai dismesso per via della soppressione della linea a scartamento ridotto Castelvetrano-Porto Empedocle.
Il luogo incantevole, immerso tra le dune della riserva del Belice che diradano verso il mare, era in quel periodo difficilmente raggiungibile e dunque isolato, solitario, sperduto a metà strada tra Marinella Selinunte e Porto Palo di Menfi: insomma uno di quei luoghi, ormai difficilmente reperibili, dove vivere una vacanza senza gli assalti biblici dei vacanzieri della domenica. Insomma un luogo da mozzare il fiato.
C’era poi il fascino di una vegetazione e di una fauna, caratteristiche del luogo, ora protette dalla Riserva Naturale e quel tratto ferroviario, stupendo, sul quale passavano i vecchi trenini a vapore e le nuove littorine, lenti passaggi sul memorabile ponte di ferro, ora degno di essere catalogato come reperto di archeologia industriale.
Ricordo che in quegli anni e negli anni precedenti raggiungere la foce del Belice era possibile solo costeggiando la riva del Cantone, guadando il mare che presentava tratti di rena alternati a rocce frastagliate. Si giungeva non senza difficoltà al limite orientale del golfo che si perdeva a vista d’occhio fino a Porto Palo e quasi a metà strada si raggiungeva la foce del fiume Belice.
Parecchi pescatori giungevano in quel posto provenendo a piedi da Selinunte o da Porto Palo: scioglievano a terra le lenze(le canne erano ancora un optional) e le lanciavano col classico gesto della roteazione verticale. Buone e di grosse dimensioni le prede (per lo più spigole e saraghi).
Il nostro vacanziere apprezzò molto quel posto; lo prese tanto a cuore che decise di apportare a proprie spese notevoli migliorie alla casa cantoniera ,ormai ridotta quasi ad un rudere. La ristrutturò ricoprendola con una tettoia supplementare, la tinteggiò, la rese insomma meno precaria e più vivibile.
Ma un giorno le vacanze caraibiche del disoccupato con al seguito moglie e figli ebbero una brusca interruzione. Gli si presentarono gli agenti della Polizia Ferroviaria a contestargli l’occupazione abusiva di bene demaniale. A ciò si aggiunsero le sanzioni amministrative per effettuazione di lavori abusivi non autorizzati, effettuati in difformità dei regolamenti urbanistici dell’epoca.
Al vacanziere improvvisato e abusivo non restò che fare armi e bagagli e sloggiare in tutta fretta assieme alla famiglia. Ricordo ancora quell’episodio perché ebbe una forse immeritata ed eccessiva risonanza a livello nazionale. Dalle nostre parti di abusi edilizi nel corso dei decenni eravamo diventati grandi esperti.