Come si stava a Castelvetrano durante la II° Guerra Mondiale. Interessante evento al Selinus
del 2016-01-29
La giornata della memoria serve per tenere aperta la cicatrice sui nostri ricordi. A tale scopo l’Italia, con la legge 20 luglio 2000 n. 211, ha fissato il giorno della memoria per il 27 gennaio, data in cui è stato liberato il campo di sterminio d’Auschwitz.
Ricordare l’olocausto degli ebrei perpetrato dal popolo tedesco durante la II guerra mondiale è un dovere delle Pubbliche Istituzioni, ma anche d’ogni cittadino onesto e democratico: con 6.000.000 di ebrei uccisi, si è trattato di un genocidio eseguito con un odio razziale così spietato e così assurdo che, malgrado tutte le prove e le testimonianze, c’è sempre qualcuno che stenta a crederci.
Purtroppo nella storia dell’umanità si trovano altri capitoli di genocidio, di violenze e razzismo e tutti meriterebbero di essere ricordati. Per svolgere questo programma, tutti i giorni segnati nel calendario forse non basterebbero.
La famosa frase “mai più” pronunciata tante volte da pontefici e da altre personalità purtroppo non ha avuto seguito; oggi stiamo assistendo ad un altro genocidio in Siria e nessuno riesce a fermarlo. La storia si ripete.
Fra le tante iniziative intraprese per commemorare la shoah del popolo ebreo ho avuto la possibilità e il piacere di seguire quelle della scuola Pappalardo e Lombardo Radice sotto la direzione del dirigente scolastico Barone Maria Rosa.
In una interessante rappresentazione svoltasi al Teatro Selinus, un gruppo di ragazzi, sotto la guida della prof.ssa Mandina hanno letto la storia di Castelvetrano durante le vicende belliche svoltesi durante la II Guerra Mondiale.
In modo particolare hanno parlato del campo di aviazione Fontanelle, divenuto, per l’occasione campo strategico.
Un altro gruppo di ragazzi ha testimoniato detta guerra, con interviste effettuate su persone che hanno vissuto e subito la guerra con la propria pelle.
Fra i relatori ha parlato l’ex dirigente scolastico e scrittore di Sciacca, Salvatore Sanfilippo, che nel suo libro “Storia di un Comune italiano – Castelvetrano” ha già descritto con altri dati questo triste episodio.
Un altro relatore è stato il sottoscritto che ha parlato sulla fame provata dalla popolazione castelvetranese, di quello che riusciva a mangiare e del sorgere della cucina povera mediterranea. Anche il triste brano musicale suonato da un gruppo di ragazzi, appartenenti anch’essi al plesso Pappalardo, diretto dal maestro Lentini, si riferisce alla shoah.
Che queste manifestazioni servano ai giovani, che saranno i pilastri della nazione, a far trovare la giusta via di un domani migliore.
VITO MARINO