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(Foto) "Rinasce" il Convento dei Minimi. Regalo nel 1600 dei Pignatelli a CVetrano

del 2016-06-01

In occasione della festa della Repubblica che ricorre domani, alle 10.45 ci sarà l’intitolazione al pregiatissimo storico dell’arte castelvetranese, recentemente scomparso, prof. Giuseppe Basile, del centro culturale polivalente che sorgerà nel ristrutturato Convento dei Minimi di San Francesco da Paola. Di seguito la nota dello storico Francesco Saverio Calcara sull'edificio.

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  • Il convento dei Padri Minimi di San Francesco di Paola fu voluto, nel 1606, dalla principessa donna Giovanna Pignatelli e Colonna, vedova di Carlo II (nostro 2° principe).

    Tuttavia, il luogo prescelto presso il convento di Maria SS. dei Miracoli - lungo la strada che porta alla Conigliera dei prìncipi di Castelvetrano, casino di caccia dei Tagliavia Aragona sulla via che conduceva al priorato di Trinità di Delia – era malarico, poco igienico per lo stagnarvi di acque piovane.

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  • Esso fu presto abbandonato e, grazie alla generosità di don Leonardo Monteleone, che donò un quartiere di case, cortili, pietre, casali, fabriche di forma quadrata, e pari a 60 canne quadrate in circa di terreno sito e posto nella sud. città e nel Quartiere di San Leonardo, come per atto ai rogiti di notar Bernardino Guarino da Palermo a’ 1 agosto 1608, fu eretto il convento in questo sito.

    Essendo poche e incerte le elemosine di cui il convento poteva disporre, ed essendo molti i bisogni, si ricorse alla imposizione di una tassa triennale di due denari sulla frutta e le verdure, detta della foglia, come da decisione del civico consiglio a’ 17 ottobre 1610.

    Un successivo consiglio del 29 giugno 1611 aumentò la tassa a tre denari per tarì e la prolungò a dieci anni. Rinnovata per tutto il Seicento, la tassa era ancora vigente ai primi del Settecento, come risulta dal consiglio civico del 25 luglio 1700.

    Il Noto descrive la posizione dell’edificio, la vasta corte - destinata, come ancora oggi si osserva, a chiostro in quadro con suo colonnato ed archi, e di cui con ogni probabilità, come le tracce ancora visibili suggeriscono, furono realizzati i lati di levante e di tramontana – la scala principale coi suoi quattro ballatoi, un’altra scala a lumaca, i dormitori, il refettorio, il parlatorio, la cucina, la canova, la cisterna alimentata dall’acqua di Bigini; lasciando, tuttavia intendere che ancora incompiuto fosse il progetto divisato.

    La consistenza dell’edificio fu, comunque, tale da potere ospitare più volte i capitoli dell’Ordine, in particolare negli anni 1644, 1652, 1665. Le rendite di un podere, che il Monteleone aveva pure assegnato al convento, e i numerosi legati di altri cittadini non furono sufficienti a completare le opere, sicché l’Università trasferì alla nuova fabbrica, aumentandola nel tempo a tre tarì, la gabella della foglia che era stata istituita per la Matrice.

    Tuttavia, difficoltà finanziarie impedirono subito l’erezione della chiesa che, iniziata nel 1700-1701 dalla parte absidale, sarà completata solo dopo un secolo, nel 1807, a conferma della crisi economica attraversata dalla città nel Settecento.

    Sicché, in origine, il culto del santo veniva celebrato nell’ampia cappella del convento stesso, il cui ingresso si apriva a ponente sulla pubblica piazza, e di cui ancora oggi rimangono alcune tracce.

    Confiscato dallo Stato, a seguito delle leggi eversive dell’asse ecclesiastico del 1866, il convento, retrocesso al Comune di Castelvetrano, fu adibito a vari usi profani: caserma, scuola, teatro, nel 1909 a ricovero di trenta disastrati del terremoto di Messina, nel 1915 a centro internati dei profughi delle terre irredente, quindi a carcere e, infine, a deposito; andando incontro a un inesorabile degrado che ha visto l’innesto di varie superfetazioni e il crollo di alcune sue parti.

    A seguito di due successivi interventi di recupero strutturale e funzionale, con l’utilizzo di fondi europei, avviati il primo dalla giunta Bongiorno ( POP 1994-1999, il secondo dalla giunta Pompeo (PO FESR 2007-2013) oggi tutto il complesso è stato restaurato per divenire sede della biblioteca e degli archivi comunali.

    In esso hanno lavorato, per la sistemazione dei libri e degli arredi, gli alunni del Liceo Scientifico, nell’ambito del progetto alternanza scuola-lavoro, coordinati dal prof. Calcara e dalla prof.ssa Neri.

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