Un immenso patrimonio "nelle mani" di provetti archivisti. Al lavoro 15 alunni dello Scientifico
del 2016-09-24
Grazie al progetto “ Alternanza Scuola, Lavoro” 15 alunni di alcune classi del triennio, del Liceo Scientifico “Michele Cipolla” di Castelvetrano, tralasciando le calde spiagge estive di Selinunte e Triscina hanno deciso di restare come si dice “negli annali della storia”, per un’opera difficile, certosina, quella della collaborazione con il personale comunale alla catalogazione di libri, all’interno di quella che una volta fu un convento, poi un carcere e adesso un Centro Polivalente.
Un lavoro che andrà avanti per due anni ancora su circa 10.000 unità dell’Archivio storico, su oltre 10.000 volumi del Fondo biblioteca filosofica e circa su 1500 volumi del Fondo notarili, come precisa Mariella Morici, funzionario responsabile della Biblioteca.
Intanto i protagonisti di questo progetto sono: Ludovico Agate, Francesco Asti, Leonardo Caracci, Daniele Farruggia, Giulia Ferrantello, Franncesco Inzirillo, Anna Maria Sorrentino, Nicolò Maria Tilotta,Miriam Catalano, Emanuele Cipriano,Francesco Corso, Nicolò Siragusa, Marilù Tramonte e Anna Maria Cappadonna, che hanno avuto la fortuna di lavorare con un docente, che è anche un noto storico di Castelvetrano il professore Saverio Calcara e con la referente del progetto l’insegnante Anna Neri.
Un lavoro che si concluderà nel 2018. Da mesi due volte a settimana i ragazzi collaborano alla risistemazione dei libri dell’Archivio Storico comunale, dopo il loro trasferimento dai locali del Conservatorio delle Orfane di via Garibaldi alla nuova sede del Convento dei Minimi dopo il restauro e aperto al pubblico da qualche mese ed intestato come centro polifunzionale a Giuseppe Basile, noto docente, storico e restauratore.
Un lavoro che prevede la catalogazione dei libri al fine di renderli fruibili agli alunni e alla cittadinanza, come aggiunge la docente Anna Neri, che si sofferma sul concetto di questa che "tutto ciò costituisce parte integrante del percorso formativo di questi alunni”.
Oggi afferma Giulia Ferrantello: "ci accingiamo a rendere fruibile a tutti un patrimonio archivistico di notevole valore, per la conoscenza e la ricostruzione della storia politica ,sociale,economica della città e del territorio.”
Gli alunni nella prima fase hanno anche frequentato delle lezioni di biblioteconomia e archivista e di studio del materiale esposto all’interno del Museo.
Marika Tramonte: ”All’inizio eravamo scettici di questo nostro impegno, ma possiamo ben dire che questo patrimonio culturale che Castelvetrano ha ed è notevole, dovrebbe essere valorizzato e conosciuto anche da noi giovani”.
"Questo 'chiamiamolo lavoro', - aggiunge Mirjam Catalano - sta rappresentando per noi un momento di apprendimento non indifferente e ci invita ad una maggiore autostima in noi stessi perché impariamo a lavorare in sinergia e a fare rete”.
Oggi Castelvetrano ha questo Centro e potrebbe anche ospitare il Museo Civico e il suo Efebo. Il convento dei Padri Minimi di San Francesco di Paola Paerlando della sua storia si legge nei libri, che fu voluto, nel 1606, dalla principessa donna Giovanna Pignatelli e Colonna, vedova di Carlo.
Tuttavia, il luogo prescelto presso il convento di Maria SS. dei Miracoli - lungo la strada che porta alla Conigliera dei prìncipi di Castelvetrano, casino di caccia dei Tagliavia Aragona sulla via che conduceva al priorato di Trinità di Delia – era malarico, poco igienico per lo stagnarvi di acque piovane.
Esso fu presto abbandonato e, grazie alla generosità di don Leonardo Monteleone, che donò un quartiere di case, cortili, pietre, casali, fabriche di forma quadrata, e pari a 60 canne quadrate in circa di terreno sito e posto nella sud. città e nel Quartiere di San Leonardo, come per atto ai rogiti di notar Bernardino Guarino da Palermo a’ 1 agosto 1608, fu eretto il convento in questo sito.
Essendo poche e incerte le elemosine di cui il convento poteva disporre, ed essendo molti i bisogni, si ricorse alla imposizione di una tassa triennale di due denari sulla frutta e le verdure, detta della foglia, come da decisione del civico consiglio a’ 17 ottobre 1610.
Un successivo consiglio del 29 giugno 1611 aumentò la tassa a tre denari per tarì e la prolungò a dieci anni. Rinnovata per tutto il Seicento, la tassa era ancora vigente ai primi del Settecento, come risulta dal consiglio civico del 25 luglio 1700.
Il Noto descrive la posizione dell’edificio, la vasta corte - destinata, come ancora oggi si osserva, a chiostro in quadro con suo colonnato ed archi, e di cui con ogni probabilità, come le tracce ancora visibili suggeriscono, furono realizzati i lati di levante e di tramontana – la scala principale coi suoi quattro ballatoi, un’altra scala a lumaca, i dormitori, il refettorio, il parlatorio, la cucina, la canova, la cisterna alimentata dall’acqua di Bigini; lasciando, tuttavia intendere che ancora incompiuto fosse il progetto divisato.
La consistenza dell’edificio fu, comunque, tale da potere ospitare più volte i capitoli dell’Ordine, in particolare negli anni 1644, 1652, 1665.Le rendite di un podere, che il Monteleone aveva pure assegnato al convento, e i numerosi legati di altri cittadini non furono sufficienti a completare le opere, sicché l’Università trasferì alla nuova fabbrica, aumentandola nel tempo a tre tarì, la gabella della foglia che era stata istituita per la Matrice.
Confiscato dallo Stato, a seguito delle leggi eversive dell’asse ecclesiastico del 1866, il convento, retrocesso al Comune di Castelvetrano, fu adibito a vari usi profani: caserma, scuola, teatro, nel 1909 a ricovero di trenta disastrati del terremoto di Messina, nel 1915 a centro internati dei profughi delle terre irredente, quindi a carcere e, infine, a deposito; andando incontro a un inesorabile degrado che ha visto l’innesto di varie superfetazioni e il crollo di alcune sue parti.
A seguito di due successivi interventi di recupero strutturale e funzionale, avviati dalla civica amministrazione con l’utilizzo di fondi europei, oggi tutto il complesso è stato restaurato per divenire Centro Culturale Polivalente, sede degli archivi storici comunali, della Biblioteca Filosofica di Giovanni Gentile, della mostra permanente su Garibaldi e sul Corteo Storico, nonché di una bella sala auditorium per convegni e incontri.
A riguardo il prof. Calcara, in qualità di tutor esterno, coadiuvato dalla prof.ssa Anna Neri, ha dichiarato:
D. Quale valore ha oggi questo complesso?
R. Il Convento dei Padri Minimi costituisce una importante emergenza monumentale della città, un luogo ricco di storia per la presenza dei frati di San Francesco di Paola, copatrono della città, a cui il popolo castelvetranese è particolarmente devoto.
Salvato dal degrado cui sembrava essere destinato con due distinti interventi, progettati dal Comune e finanziati dalla Comunità Europea, oggi esso è stato convertito in Centro Culturale Polivalente, dedicato alla memoria del compianto prof. Giuseppe Basile, ove sono stati trasferiti gli archivi storici del Comune, alcune mostre permanenti e la Biblioteca Filosofica proveniente da Palermo.
D. Quale è il valore di questo materiale?
R. L’archivio storico “V. Titone” raccoglie la documentazione degli atti comunali dalla metà del ‘500 ed è pertanto una fonte primaria di documentazione per ricostruire la vita pubblica della nostra città; mentre l’archivio notarile mandamentale, che qui sarà trasferito dopo una operazione di disinfestazione a cui sarà sottoposto, costituisce un unicum per la lettura della vita sociale del territorio, giacché è una sterminata raccolta di atti, minute, relazioni dei notai castelvetranesi, a partire dalla fine del Quattrocento.
Questo archivio, negletto per decenni in magazzini della via Amari, fu salvato, nel corso della prima sindacatura Bongiorno, dal degrado in cui versava e da me riordinato, con l’aiuto di molti volontari, una prima volta alla Collegiata di San Pietro, poi alla chiesa del Purgatorio e successivamente al Conservatorio delle Orfane. Il Convento dei Minimi dovrebbe essere la sua ultima e definitiva sede.
Qui si può ammirare ancora una mostra permanente su Garibaldi e il ruolo di Castelvetrano durante la sua impresa in Sicilia, e la mostra del Corteo Storico di Santa Rita e della Nobiltà Castelvetranese, ospitata nell’ipogeo del complesso, che costituisce, nella sua suggestiva cornice, una testimonianza non solo della realtà del Corteo Storico, prossimo ormai alla sua XV edizione, ma anche un percorso didattico di storia castelvetranese.
Il complesso dispone inoltre di una bella sala convegni, intitolata alla memoria di Giovan Battista Ferrigno, per lo svolgimento di incontri e convegni. Il Centro polivalente può diventare pertantoun importante strumento per il rilancio della vita culturale castelvetranese.
D. Quali difficoltà ha incontrato nella sua veste di consulente del Sindaco per organizzare il trasferimento di tutto questo materiale?
R. Ogni trasferimento, per quanto ben programmato – e in ciò fondamentale è stato il contributo dell’ing. Giuseppe Taddeo e del personale dell’assessorato, guidato dalla dinamica dott.ssa Mariella Morici – costituisce un fatto traumatico, non foss’altro per la necessità di adeguare al complesso patrimonio che si trasporta una nuova logistica.
Qui abbiamo cercato di trovare le soluzioni più funzionali per garantire alle varie raccolte la necessaria autonomia, l’idoneità della sistemazione, la facilità di reperimento e di consultazione. Un lavoro che è ancora in corso. . Il Centro ospiterà anche la Biblioteca Filosofica di Palermo.
D. Di cosa si tratta?
R. E’ una importantissima raccolta di materiale bibliografico, che da Palermo, a causa della fatiscenza dei locali in cui essa era ospitata, sarà trasportata a Castelvetrano, dove il Centro Internazionale di Cultura Filosofica, di cui sono vicepresidente, si è assunto l’onere, assieme al Comune, della sua risistemazione e della sua fruizione.
Si tratta degli oltre 10.000 volumi della Biblioteca Filosofica di Palermo, che fu messa insieme da Giovanni Gentile e da altri soci fondatori di una “Società per gli studi filosofici” negli anni fra il 1909 ed il 1911. Furono acquisiti i libri e gli opuscoli della biblioteca privata di Monsignor Vincenzo di Giovanni (Salaparuta, TP, 1832 – 20 luglio 1903), storico della filosofia e della cultura siciliana nonché ordinario di Storia della filosofia nell’Università di Palermo prima di Giovanni Gentile.
Oltre al lascito librario del Di Giovanni, Giovanni Gentile fece acquisire anche i libri del filosofo Francesco Fiorentino. Nella prima fase della sua attività la Società diretta da Gentile e animata da Giuseppe Amato Pojero acquistò senza badare a spese la letteratura filosofica più recente e, oltre l’italiana, segnatamente quella di lingua francese, tedesca ed inglese, realizzando quello strumento di lavoro che a Giovanni Gentile ed ai suoi allievi mancava a Palermo, dove la mancanza d’una biblioteca universitaria non era controbilanciata adeguatamente dalle risorse bibliografiche delle biblioteche Nazionale e Comunale.
Ora tutto questo patrimonio sarà ospitato in un’ala del primo piano del nostro complesso. Un fatto di cui andare certamente fieri e una occasione ulteriore di promozione culturale.
D. Come si riuscirà a sistemare tutto il materiale?
R. Premesso che il mio incarico è a titolo gratuito, devo dire che in parte mi sono avvalso del personale comunale. Un aiuto considerevole è stato offerto dagli allievi del Liceo Scientifico che, in numero di 15, partecipano a un progetto di alternanza scuola-lavoro che prevede una intesa col Comune e col Centro Gentile.
In qualità di tutor esterno, coadiuvato dalla prof.ssa Anna Neri che è il tutor interno del progetto, ho coordinato e guidato l’attività di questi ragazzi che sono stati davvero motivati e decisivi. Alcuni di loro hanno anche prestato la loro opera durante l’estate, manifestando una grande passione nell’opera di sistemazione dei volumi.
Il lavoro è ancora in corso e si orienterà non soltanto sulle carte dell’archivio comunale ma anche sui volumi della Biblioteca Filosofica. Una esperienza educativa davvero esaltante e di cui sono orgoglioso.