Ricordando "l'uomo cane" a CVetrano. Un barbone genio in matematica
del 2016-08-27
E’ da due anni oramai che vivo a Civitavecchia. Per quanto mi sforzi d’abituarmi a questa nuova realtà, non riesco a integrarmi poiché, da buon terrone, continuo ad amare la mia città, Castelvetrano, e da buon “marito” non avvezzo alla fedifragia non ho alcuna intenzione di tradirla con altre città.
Tuttavia cerco di cogliere il meglio di quello che lei mi offre come, a esempio, il porto, dove quotidianamente ormeggiano le grandi navi da crociera e il “porticciolo”, dove sono ancorati migliaia di yacht dai più piccoli a quelli più maestosi.
Eppure in mezzo a tanta opulenza incontro un clochard, un barbone che ha deciso di stabilirsi proprio fra quelle meraviglie della nautica. Vive all’addiaccio e si nutre di quel po’ che la gente gli offre. Vive come un cane randagio fra alcuni arbusti, dove ha sistemato una piccola, sporca e malandata tenda da campeggio.
Nessuno è riuscito a farlo sloggiare, nemmeno le forze dell’ordine che ogni giorno intervengono a seguito delle lamentele da parte di persone che non gradiscono quella nauseabonda, poco edificante e inopportuna presenza. Oltretutto, proprio accanto al posto dove sta tutto il giorno seduto a salutare i tanti visitatori, c’è un piccolo parco giochi, dove anch’io porto la mia nipotina per farla giocare con gli altri bambini della sua età.
Mi sono sempre chiesto chi è quel signore, austero nella sua imponenza, eppure così fragile nella sua condizione di vita. Chi era quest’uomo prima di fare quella scelta?
Mi viene alla mente il nostro “uomo cane”, così chiamato poiché aveva l’abitudine di raccogliere il cibo di cui si nutriva anche tra la spazzatura.
Molti sostengono che quell’uomo fosse addirittura Ettore Majorana, il geniale fisico teorico catanese, allievo di Enrico Fermi. Fu questi il relatore per la laurea di Majorana, dove presentò una tesi sulla teoria quantistica dei nuclei radioattivi, per la quale ha ricevuto il voto di 110 su 110 e la lode. Teoria che ha, poi, approfondito con lo studio d’alcune reazioni nucleari che furono molto utili per la costruzione, in seguito, della famigerata bomba atomica.
All’Università gli avevano affibbiato il soprannome di “Grande Inquisitore”, mentre Fermi era il “Papa”. Esistono diverse teorie sulla sua scomparsa avvenuta nella notte a cavallo tra il 25 e 26 marzo del 1938.
Una di queste lo vuole vagabondo proprio nella nostra zona, tra Mazara del Vallo e Castelvetrano. Lo incontravo spesso nei pressi della villa “Parco delle Rimembranze” e anch’io, come altri, mi rivolgevo a lui per essere aiutato a risolvere i compiti di matematica. Era bravissimo e molto disponibile.
Qualche volta ho viaggiato con lui sul treno che copriva proprio la tratta Castelvetrano/Mazara. Nessuno si voleva sedere nello stesso scompartimento, poiché la puzza che emanava era davvero nauseabonda.
A lui, qualche anno fa, ho voluto dedicare una mia composizione musicale dal titolo “La leggenda dell’uomo cane” nei cui testi finali ho scritto “Tutti lo chiamavano l’uomo cane, ma di cane lui non aveva niente”.
Il 9 luglio del 1973 il corpo senza vita di quel barbone è stato rinvenuto sugli scalini della statua di San Vito, in piazza della Repubblica a Mazara. E’ stato seppellito, con il nome di Tommaso Lipari, nel cimitero della stessa città che l’ha ospitato per più di trentacinque anni. Al suo funerale sono intervenute centinaia di persone a vario titolo, troppi per un personaggio così disprezzevole.
Mi è capitato, casualmente, di vedere scrivere il clochard di Civitavecchia s’un quaderno alcune frasi in italiano. Trovandomi alle sue spalle, curioso ho letto furtivamente quelle frasi. Erano dei profondi pensieri filosofici.
La domanda a questo punto che, come si suole dire, sorge spontanea è: “Chi sono questi uomini?” Esseri vaganti in mezzo a un mondo che forse corre veloce, ma che invece è fermo, mentalmente fermo. Tornando a Ettore Majorana, allo stesso da poco tempo è stato dedicato un Asteroide.