I social come un "ring" tra offese, insulti e gogne mediatiche. "Ecco perchè succede"
del 2017-02-04
Insulti e offese sempre più spesso corrono sul web dando vita a forme di aggressioni mediatiche. Oggetto di attacchi sono vip, personaggi della politica, dello spettacolo ma anche gente comune. Di recente anche una ragazza scampata alla tragedia del Rigopiano, a seguito di un post in cui ringraziava i soccorritori ed esprimeva felicità per essere sopravvissuta, è stata attaccata e insultata.
Ad accomunare spesso i cd. “haters” (hater è un sostantivo che deriva dall'inglese “to hate”, odiare) è il mero gusto, fine a se stesso, di commentare con odio senza motivo. Dietro uno schermo ci si sente più sicuri.
Il Prof. Giuseppe Riva, professore ordinario di Psicologia presso l’università Cattolica di Milano e responsabile delle ricerche sulle applicazioni cliniche della Cybertherapy, ai microfoni di Tgcom24.it, sottolinea la mancanza di corporeità alla fonte dello sfociare nell’aggressività in rete: "Il mio corpo reale, la mia gestualità, il mio sguardo, la mia mimica facciale sono del tutto invisibili all’altro, così come io non avrò nessuna percezione della sua corporeità. Dunque, qualunque reazione io abbia, l’altro non la vedrà.”
La comunicazione può essere deviata. “Ci si sente così ancora più protetti e al riparo da qualunque possibile ripercussione. Quindi ci si concede tutto -afferma il prof. Riva- senza limiti e non si avvertono gli effetti devastanti dell’odio. Anzi, paradossalmente, più è forte e radicale il nostro astio, minore sarà l’impatto emotivo che avvertiamo.”
Lo stato emotivo generale è contagioso e sui social è amplificato. Inoltre, più il sentimento è omologato, meno ci si renderà conto della foga, delle buone maniere venute a mancare, insomma della violenza verbale. E altresì, nessuno è responsabile apparentemente perché vince la massa.
Qualcuno dice che la rete ormai sia un modo per sfogare le proprie frustrazioni represse. Badate bene però che la Cassazione più volte ha sancito come reato la diffusione di messaggi offensivi in rete in barba alla virtualità.