Quell'oggetto sul marciapiede della villa “Parco delle Rimembranze” e i miei ricordi da ragazzo
del 2017-04-03
Nei miei ricordi di ragazzino c’è un oggetto ch’era posto sul marciapiede della villa “Parco delle Rimembranze” di Castelvetrano, davanti al primo ingresso salendo la via Vittorio Veneto, la scinnuta di la stazioni.
Lo utilizzavamo per fare la pipì, evitando d’andare a casa ogni volta che avvertivamo lo stimolo. Sto parlando dell’orinatoio, volgarmente detto pisciaturi oppure, in maniera più elegante, vespasiano dal nome dell’imperatore romano Tito Flavio Vespasiano. Questi non ne fu l’inventore, ma colui che applicò una tassa sul loro uso.
Uso non inteso come utilizzo in sé per sé, cioè per il puro atto minzionatorio, ma per il fatto che nell’antica Roma c’erano degli operai, addetti al lavaggio e smacchiaggio delle vesti, che se ne servivano anche per il loro lavoro. Essi, detti fullones, per il trattamento di pulitura utilizzavano anche l’ammoniaca, della quale la nostra urina è ricca, che andavano a raccogliere proprio nei vespasiani.
Essendo un’attività molto redditizia, Vespasiano pensò di tassare le fulloniche, le botteghe dov’erano lavati i vari tessuti, introducendo di fatto una vera e propria tassa sulla pipì. Il vespasiano dei miei ricordi aveva una forma molto simile a una doppia garitta militare, alta circa due metri in modo da coprire alla vista una persona. Se non mi sbaglio era costruita in cemento e pietra.
Lateralmente aveva una forma semicircolare con due reparti separati da una parete divisoria che ne permetteva l’utilizzo in contemporaneità a due persone. L’urina scivolava in una tazza alla turca che poteva essere utilizzata anche dalle donne, ma non credo che qualcuna ne abbia mai fatto uso. Un vero e proprio locale chiuso provvisto di vari orinatoi pubblici era, invece, sistemato nella piazza d’Aragona e Tagliavia, già piazza Garibaldi, di fronte l’attuale “Banca di Credito Cooperativo G. Toniolo”.
Quei locali, già da tanto tempo, sono stati chiusi e sepolti, nel senso che sono stati completamente coperti, celati alla vista, come se si trattasse d’un luogo ignominioso. Oggi sono ancora funzionanti i vecchi bagni pubblici attigui alla stazione ferroviaria e i nuovi locali che sono stati ricavati al pianterreno del municipio cittadino nella stretta via Gagini.
È probabile che i ragazzini che ancora oggi vanno a giocare nelle nostre belle ville comunali e i numerosi vecchietti che quotidianamente vi sostano per trascorrere qualche ora in compagnia di loro coetanei magari a fare qualche partita a bocce siano costretti, come se fossero dei cani randagi, a utilizzare per i loro legittimi bisogni fisiologici gli alberi della villa.
L’11 giugno prossimo ci sarà, anche a Castelvetrano, l’ennesima consultazione elettorale per dare alla nostra bella città un nuovo sindaco o una nuova sindaca.
Se posso permettermi, fra i tanti problemi che egli o ella si troverà ad affrontare e ai quali dovrà dare, suo malgrado, delle risposte e adottare delle soluzioni, potrebbe considerare quello d’affidare l’incarico a qualche ditta specializzata d’installare nei punti strategici della città, i più transitati, dei nuovissimi “Servizi Igienici Automatici Autopulenti”.
Sono dei veri e propri bagni pubblici, automatizzati, antivandalici e che non disturbano l’ambientazione esterna. Ciò, anche nell’intento di creare un nuovo percorso qualificativo che riceverebbe, certamente, un grande apprezzamento da parte dei miei concittadini e dei tanti turisti che vengono a visitare una città alla quale ritengo sia giusto garantire l’attenzione che merita.