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Il casello di Selinunte diventa set del film "il Casellante" di Camilleri. Nel cast anche Gerard Depardieu

(fonte: ansa.it) - del 2017-07-23

Immagine articolo: Il casello di Selinunte diventa set del film "il Casellante" di Camilleri. Nel cast anche Gerard Depardieu

Il casello di Selinunte nel film "Il casellante" di Camilleri con la regia di Rocco Mortelliti. 

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  • Due settimane di riprese ad Enna da 28 agosto al 9 settembre e tre a Selinunte, fino al 30 agosto. Il film, interpretato da Alessandra Mortelliti e Alessandro Rugnone, vede la partecipazione di Gerard Depardieu, di Moni Ovadia e del musicista e direttore del Teatro Garibaldi di Enna Mario Incudine.

    "Abbiamo già individuato i luoghi dove il film sarà girato - dice il regista Mortelliti nel corso della conferenza stampa che si é tenuta oggi nel stanza del sindaco di Enna, Maurizio Di Pietro - mentre a Selinunte, esiste un suggestivo casello dove passa l'unica tratta di ferrovia a scartamento ridotto.

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  • È idea del maestro Camilleri realizzare la trilogia di cui fa parte il Casellante, Maruzza Musumeci e Il sonaglio, proprio in queste zone". 

    TRAMA DEL LIBRO

    Come in "Maruzza Musumeci", mito e storia si intrecciano anche in questo romanzo di Camilleri.  Siamo in Sicilia, tra Vigàta e Castelvetrano negli ultimi anni del fascismo.

    Lungo la linea ferroviaria che collega i paesi della costa fare il casellante è un privilegio non da poco: una casa, il pozzo, uno stipendio sicuro, ma la zona, alla vigilia dello sbarco alleato, si va animando di un via vai di militari e i fascisti, quasi presagendo la fine imminente, si fanno più sfrontati.  A Nino Zarcuto, «trentino, beddro picciotto» rimasto privo di due dita per un incidente sul lavoro, è toccato un casello stretto tra la spiaggia e la linea ferrata.

    Si è sposato con Minica e aspettano, finalmente, un figlio. Il lavoro è poco e c´è tempo per l´orto, per andare ogni tanto in paese e Nino, appassionato di mandolino, può anche dilettarsi con l´amico Totò in qualche serenata improvvisata.

    Un giorno dei soldati iniziano dei lavori vicino al casello per approntare una linea di difesa dal mare. E mentre scavano a ridosso del pozzo provocano una frana. Nino, rimasto senz´acqua, deve correre ai ripari, ma scendendo nelle profondità della terra si imbatte in una grotta. Solida, asciutta, un rifugio perfetto. Un segreto da custodire gelosamente.  

    Poi una notte, mentre Nino è in carcere, colpevole di avere ridotto le canzoni fasciste a marce e mazurche con chitarra e mandolino, Minica viene aggredita e violentata, perde il bambino, la memoria, la ragione.

    Chi è stato? Uno dei militari di passaggio, o un amico che ha approfittato della sua assenza? Nino arriverà alla verità e alla vendetta, ma non riacquisterà la pace perché Minica ha perduto il senno. Vuole essere piantata come un albero, e come un albero generare: il suo corpo comincia a trasformarsi: i capelli in fronde leggere, le braccia verso il cielo come flessibili rami; il corpo si ricopre di corteccia; i piedi in radici.  

    Ma siamo già nel luglio ´43, viene l´ora di utilizzare il rifugio, sbarcano gli americani, i bombardamenti si susseguono. È dalla devastazione che Minica, novella Dafne, troverà la forza e le risorse per ricominciare a vivere.

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