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L'attimo fuggente e il rimpianto di una vita tra speranze e aspettative

del 2017-10-20

Immagine articolo: L'attimo fuggente e il rimpianto di una vita tra speranze e aspettative

Quante volte abbiamo sentito pronunciare frasi del tipo. “La mia vita è stata meravigliosa!”, “Mi hai rovinato la vita!”, “Che schifo di vita!”, “Ti amerò per tutta la vita!”, “Che vita di m……!” e tante altre siffatte.

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  • Considerare la vita come se fosse uno spazio temporale per esprimere un giudizio sul nostro modo d’intendere il tempo mi sembra troppo generico. Una vita è fatta di anni belli e di anni brutti, pochi o tanti che siano. Un anno, poi, è fatto di mesi, alcuni più intensi e altri meno. A sua volta un mese è fatto di giorni, alcuni sereni altri bui. Un giorno è fatto di ore, alcune trascorse in maniera tediosa e altre freneticamente, alcune spensierate e altre tenebrose.

    Le ore sono fatte di minuti, alcuni interminabili altri che volano via. Infine i minuti sono fatti di secondi, di quell’attimo fuggente ben trattato nell’omonimo film drammatico di Peter Weir del 1989, con una magistrale interpretazione del compianto Robin Williams.

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  • L’autore, rifacendosi al classico “Carpe diem” latino, ci consiglia di cogliere l’attimo prima che fugga via, poiché sarà quell’attimo che pregiudicherà il percorso di vita che dovremo affrontare. È stato l’attimo in cui abbiamo detto sì alla persona con la quale condividere tutto un percorso di vita, che ha reso il nostro matrimonio felice se la scelta è stata indovinata o ci ha costretto a condurre una vita fatta di sacrifici, rinunce, rancori, solitudine se la scelta si è rivelata sbagliata.

    È stato l’attimo in cui abbiamo pensato di provare un’emozione forte, che c’ha indotto a spingere sul pedale dell’acceleratore della nostra auto facendoci schiantare contro un muretto con conseguente condizione di non autosufficienza, di vita quasi vegetale. È stato l’attimo in cui abbiamo detto sì al nostro compagno di classe dopo averci convinto a provare a fumare la nostra prima sigaretta o il nostro primo spinello che, poi, c’ha costretto a vivere una vita di dipendenza con tutte le negatività che ciò comporta.

    È stato l’attimo in cui abbiamo deciso d’intraprendere una strada piuttosto di un’altra, che ha condizionato il nostro futuro in maniera positiva o negativa, secondo i casi. È stato l’attimo in cui abbiamo deciso di non fare nascere il nostro bambino che c’ha condannato a un’esistenza sterile e vuota. È stato l’attimo in cui ci è sembrato giusto vendicarci d’un torto subito, magari togliendo la vita al malfattore salvo, poi, relegarci a condurre una vita da reclusi.

    È stato l’attimo in cui abbiamo deciso di consacrare la nostra vita agli altri, spiritualmente, materialmente o socialmente, rendendola davvero meravigliosa, che ha dato un senso alla nostra presenza in questo mondo. È stato l’attimo in cui abbiamo deciso di rifiutare o accettare una proposta con probabile richiesta di trasferimento in un altro paese, che ha rivoluzionato il nostro modo di vivere. È stato l’attimo in cui abbiamo deciso di salire o di non salire su quel treno di passaggio dalla nostra stazione, che ha pregiudicato la nostra esistenza futura.

    Ci sono stati altri cento attimi fuggenti nei quali abbiamo fatto le nostre scelte che si sono rivelate vincenti o perdenti, ma è stato quell’attimo che ha fatto cambiare il corso alla nostra vita, non la vita in quanto tale.

    Dovremmo fare in modo, quindi, di trovarci sempre pronti a gestire quell’attimo come se durasse una vita non lo spazio d’un secondo, avendo cura di considerarlo come uno spazio indefinito nel quale convergere tutte le nostre aspettative, le passioni, i desideri, le speranze.

    Solo così potremo dare un corso normale alla nostra vita, bella o brutta che sarà, senza porci mai la domanda, “È stata giusta la mia scelta?”. “Megghiu diri chi sacciu, chi diri: si sapia” “Meglio dire che so, piuttosto che dire: se avessi saputo”.      

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