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Capodanno tra feste, cene, tradizioni e antiche usanze

del 2017-12-31

Immagine articolo: Capodanno tra feste, cene, tradizioni e antiche usanze

Il Capodanno è il primo giorno dell'anno, che cade, secondo il calendario gregoriano, il 1° gennaio. La festa di Capodanno trae origine dai festeggiamenti in onore del dio romano Giano da cui trae origine il nome del mese di gennaio. 

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  • Nel corso dei giorni rimasti da dopo Natale al 1° gennaio, la stampa scritta e quella virtuale sono impegnate a compilare il resoconto degli avvenimenti principali avvenuti durante l’anno già trascorso e si incominciano le previsioni dell’anno che sta per iniziare come, parlare dei provvedimenti presi dal Governo che entreranno in vigore dal 1º gennaio, l'oroscopo e le previsioni del tempo per l'anno che verrà.

    La ricorrenza di Capodanno incomincia la sera del 31 dicembre, con il veglione di Capodanno, dove non mancano le lenticchie, come auspicio di ricchezza per l’anno nuovo. In occasione di questa celebrazione, in quasi tutte le città del mondo si sparano i tradizionali fuochi pirotecnici.  

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  • Le tradizionali cartoline di auguri, oggi sono sostituite dagli auguri in diretta inviati con i telefonini o con i vari programmi di internet. Ci sono molte tradizioni che a poco a poco vanno scomparendo fagocitati dalla globalizzazione.

    La tradizione italiana prevedeva una serie di rituali scaramantici per il primo dell'anno. Così la festività di Capodanno, per tradizione  si trascorreva in famiglia, oggi, chi può, la trascorre in spiagge esotiche al calduccio o in gite varie, molti pranzano al ristorante. Inoltre era classico il pranzo a base di “scibbò”, un tipo di lasagne molto larghe col bordo ondulato, cotte lunghe per come si trovano, cercando di non spezzarle,  condite con ricotta, stufato di maiale, “mennuli atturrati” (mandorle torrefatte)  e “saliatu” (formaggio pecorino grattugiato).

    Si trattava del classico piatto chiamato “Lasagni cacati”. Questo tipo di pasta era considerato di buon auspicio per il nuovo anno; infatti un proverbio diceva: “Lasagni cacati e vinu a cannata / bon sangu fannu pi tutta l’annata”.

    Si tratta di un vocabolo siciliano provieniente dal francese “jabot”, in quanto assomiglia a quelle bande larghe con volants, che ornano la pettorina delle camicie da smoking.

    La carne, di varia origine, che faceva parte del pranzo, come secondo era cucinata principalmente a ragù o arrosto; si escludeva la salsiccia e gli involtini, perché rotondi. Infatti, la superstizione popolare asseriva che portava male mangiare in quel giorno cibi dalla forma rotonda come salsiccia, involtini, cannoli e “maccarruna”.

    Vestire biancheria intima di colore rosso è di buon auspicio e gettare dalla finestra oggetti vecchi o inutilizzati simboleggia scrollarsi di dosso le avversità capitate nel corso dell’anno trascorso. Inutile precisare che, come avveniva in tutte le principali festività era una occasione per riunire i vari componenti della famiglia.

    Oggi, in occasione delle principali festività,  sempre più spesso il pranzo si consuma in ristorante, facendo perdere quell’aspetto poetico e umano della riunione di famiglia in casa, con scherzi, risa, baldoria di bambini, mangiata di “cosi di ficu” e giocata a carte o a tombola.   

    Per quel giorno c’era la credenza che la qualsiasi situazione o azione (bella o brutta) succedesse o si facesse nel primo giorno dell’anno, si sarebbe poi perpetuata per tutto l’anno in corso. Infatti, era consuetudine dire: “Soccu si fa pi lu Capu d’Annu si fa tuttu l’annu – Cu è malatu pi lu Capu d’Annu è malatu tuttu l’annu – Capu di l’Annu penzacci ch’ha fari, si annata bona ti voi passari – Capu di l’annu saluti e dinari, penzacci beni lu chiddu c’ha fari - Cu mancia ministrina, tuttu l’annu fina fina - Cu mancia maccarruna, tuttu l’annu ruzzuluna - Cu travagghia pi lu Capu d’Annu, travagghia tuttu l’annu. - Cu chianci pi lu Capu d’Annu, chianci tuttu l’annu...”.    

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