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L'Epifania in Sicilia. Cultura, tradizione e storia di una festa un tempo chiamata "di li tri re”

di: Vito Marino - del 2018-01-06

Immagine articolo: L'Epifania in Sicilia. Cultura, tradizione e storia di una festa un tempo chiamata "di li tri re”

Ogni popolo dovrebbe effettuare, nel proprio territorio, la ricerca e la valorizzazione del folclore e delle tradizioni popolari, perché rappresentano una risorsa culturale che, se ben sfruttata può avere un ritorno economico.

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  • In ogni caso, la ricerca è utile, partendo dal passato, per conoscere le proprie radici. Nell'era della globalizzazione, che uniforma usi e costumi di tutti i popoli, il ricordo delle proprie tradizioni popolari è di primaria importanza, per poter mantenere una propria identità. La Sicilia dalle numerose colonizzazioni avute dai popoli più evoluti del Mediterraneo, nel corso dei secoli aveva acquisito moltissimi usi e costumi di inestimabile valore culturale ma, a causa della integrazione globale, li sta perdendo uno ad uno. 

    Riappropriarsi delle proprie ricchezze immateriali del passato, facendone tesoro e lasciandole come eredità ai posteri significa una continuità fra passato, presente e futuro, una sconfitta sul nulla eterno. La ricerca del lontano passato presenta tanti ostacoli, prima fra tutti l’analfabetismo che era molto diffuso fra la popolazione. Infatti, una volta la cultura si tramandava oralmente da padre in figlio; quindi solo le persone anziane sono ancora detentori nelle loro memorie delle nostre tradizioni, che  possono oggi essere scritte.

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  • La ricorrenza dell’Epifania, a Castelvetrano fino agli anni ’50 – ’60 del secolo scorso, era una festa strettamente religiosa, che commemorava l’arrivo dei “Tri Re di l’Orienti” (tre Re Magi) alla grotta di Betlemme  e che chiudeva tutta la festività e l’atmosfera natalizia. Il presepe fatto in ogni casa era la più grande rappresentazione di tutta la festività natalizia. Nel presepe, preparato dai primi di dicembre, il giorno di Natale si aggiungeva la figura di “Gesù Bomminu” appena nato, mentre il giorno dell’Epifania si aggiungevano le figure dei Tre Re. In quegli anni arriva l’albero di Natale e, volando con la scopa arriva anche “la befana” che spazza via il presepe e la festa dei Re Magi. 

    Di conseguenza, “La festa di li tri re” oggi è chiamata “della Befana”, una festa profana del consumismo e dei regali, figlia del consumismo e delle tradizioni di altri popoli.I bambini non aspettano più i Re Magi che portano oro, incenso e mirra al neonato Bambino Gesù, ma la Befana, che vola a cavallo di una scopa e vestita male carica di doni. Questa vecchietta riempirà di cioccolatini la calza lasciata appesa alla spalliera del letto più altri doni.

    In un passato più lontano era caratteristica la rappresentazione che avveniva tutti gli anni nella Chiesa conventuale dei Padri Domenicani, che aveva come oggetto “La visita dei tre Magi alla grotta di Betlemme” ed il loro atto di adorazione al Salvatore del mondo con le offerte di oro, incenso e mirra. Lo spettacolo, che si rinnovava ogni anno, cantato con accompagnamento musicale e i personaggi vestiti in costumi antichi dell’epoca, attirava tante persone, che assiepavano la chiesa di San Domenico. A causa della soppressione delle corporazioni religiose, nel 1866 lo spettacolo non avvenne più.

    Inoltre, in chiesa, oltre al normale festeggiamento dell’Epifania, fino agli anni ’40 del secolo scorso, dopo la messa solenne, a scopo umanitario si celebrava la “Vistizioni di lu Bomminu” (a simboleggiare il Bambino Gesù) Un rito umanitario per rendere felice un bimbo povero.  Dopo avere raccolto fra i fedeli vestitini e denaro, un bambino, figlio di una famiglia povera, veniva denudato in sacrestia delle proprie povere vesti. Quindi, nonostante il freddo intenso, veniva ricoperto solo da una tunica azzurra e una coroncina di fiori in testa e, postagli sulla spalla una piccola croce, veniva presentato al pubblico, radunato in chiesa per la vestizione. Dopo avergli lavato i piedi, veniva vestito degli abiti ricevuti in dono. Al termine, il bambino veniva portato, in processione e con tanti doni alla propria casa.  “Doppu li Tri Re, olè olè” (dopo l’Epifania, gran divertimento), così si diceva e già la sera stessa del sei gennaio si vedevano in giro persone vestite in maschera ad iniziare il Carnevale con il ballo nelle famiglie.

    Fino agli anni ’60 circa, pur essendo anni di magra succedutisi alla II Guerra Mondiale, il carnevale era molto atteso da tutta la popolazione, per divertirsi e scrollarsi di dosso i lunghi anni di terrore vissuti durante la guerra e al ventennio di dittatura. Descriverò i particolari del Carnevale a tempo giusto.

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