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Mafia e antimafia diventano l'oggetto di una tesi di laurea. Intervista alla studentessa CVetranese Luna Martino

di: Mario Butera - del 2018-04-24

Immagine articolo: Mafia e antimafia diventano l'oggetto di una tesi di laurea. Intervista alla studentessa CVetranese Luna Martino

In una società profondamente dominata dai media come la nostra, l’opinione pubblica viene decisivamente condizionata dai cliché che vengono veicolati. Non vi è dubbio che l’informazione ha un peso rilevante nella formazione della società presente e futura.

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  • Luna Martino, 22enne castelvetranese, nei suoi studi ha voluto approfondire il ruolo che hanno i media nel processo di sensibilizzazione della società civile sul tema della corruzione e della mafia. Da questi studi è nata la sua tesi di Laurea.

    Ciao Luna, parlaci del tuo percorso di studi?

    Ho frequentato il liceo classico di Castelvetrano. Nel 2014 mi sono iscritta alla facoltà di Scienze della comunicazione per i media e le istituzioni  e adesso sto proseguendo con la magistrale in Scienze della comunicazione pubblica, d’impresa e pubblicità. Mi sono laureata il 05 marzo scorso presentando una tesi dal titolo “Il ruolo della pubblica amministrazione e dei media nel difficile processo di sensibilizzazione della società civile sul tema della corruzione e della mafia”.

    Perché hai deciso di trattare questo argomento nella tua tesi di Laurea?

    Durante gli anni universitari ho come sviluppato una “passione” per i temi dell’anticorruzione e dalla mafia ed ho deciso quindi di condurre una ricerca.

    Uno dei motivi più importanti che mi hanno spinto a parlare di mafia con la mia tesi di laurea è appunto il mio paese natale: Castelvetrano. Castelvetrano purtroppo ha l’amara colpa di aver dato i natali a Matteo Messina Denaro, e negli anni ho come avuto la sensazione che fosse stato avviato un processo mediatico potentissimo tale da mettere il mio paese in croce.

    Quindi la mia è stata come una rivalsa, ho voluto affermare che Castelvetrano senza dubbio ha avuto, e continua ad avere le sue colpe, una gestione sbagliata ed un’amministrazione corrotta, ma che non bisogna mai cadere nella retorica facendo di tutta l’erba un fascio.

    Come si articola la tua Tesi ?

    E’ suddivisa in tre capitoli: Nel primo ho analizzato l’antimafia di stato e le politiche condotte dalle pubbliche amministrazioni e dall’ANAC (Autorità nazionale anticorruzione), una autorità che ha lo scopo di creare un ambiente virtuoso tra le pubbliche amministrazioni nel quale vi sia promozione della legalità. Successivamente ho analizzato il Codice Antimafia il quale è diventato il punto di riferimento completo per semplificate l’attività dell’interprete e migliorare l’efficienza delle procedure di gestione, destinazione ed assegnazione dei beni confiscati. Il testo, infatti, raccoglie tutta la normativa vigente in tema di misure di prevenzione. Ed infine ho approfondito il lavoro delle associazioni antimafia, una su tutte Libera.

    Nel secondo capitolo, di contro, ho esaminato un modo del tutto nuovo e parallelo di sensibilizzare: quello dei media e dei social media nello specifico. Si parte della straordinaria potenza di un social come facebook capitanato da Roberto Lipari, all’editoria con Roberto Saviano, passando dal giornalismo di inchiesta e dal cinema di Pif e dal duo siciliano Ficarra e Picone. Analizzando anche la realtà aumentata con Tiziano Di Cara, ideatore di NOma, l’App No Mafia.

    Il terzo capitolo, invece, è il capitolo di cui vado più fiera perché ho condotto personalmente delle interviste portando avanti la mia ricerca. Soggetti delle mie interviste sono stati Giovanni Paparcuri, autista sopravvissuto alla strage di Chinnici e collaboratore di Falcone e Borsellino. Il Signor Paparcuri insieme all’AMN (associazione nazionale magistrati) ha fondato il Museo Falcone Borsellino, sito al tribunale di Palermo. E’ aperta a chiunque voglia vedere gli uffici in cui lavorarono Falcone e Borsellino, a chiunque voglia passare ancora una giornata in loro compagnia. Faccio questa affermazione perché Il Signor Paparcuri ogni volta con i suoi racconti riesce a farli rivivere; penso infatti che il museo vada visitato almeno una volta nella vita.

    Poi ho intervistato Gaetano Cascina, portavoce del presidio regionale dell’associazione Libera, che col suo impegno sociale crea lavoro tramite terreni confiscati alla mafia, promuovendo una cultura basata sull’antimafia.  

    Durante la mia ricerca ho intervistato Roberto Lipari, un comico palermitano ormai famosissimo, il quale riesce a parlare di mafia con una naturalezza disarmante, facendo allo stesso tempo ridere e riflettere. Tiziano di Cara, invece, è collaboratore di Pif (Pierfrancesco Diliberto) e ideatore dell’app NOma, la quale racconta le stragi di Palermo sfruttando le voci di tantissimi personaggi famosi.

    La mia ricerca cerca comunque di mettere in luce due modi di fare anticorruzione e antimafia, analizzando punti di forza e debolezza di entrambi. Il mio auspicio è quello di scegliere entrambe le vie affiancando a chiare risposte normative anche un processo di sensibilizzazione con strumenti del tutto nuovi.

    L’antimafia può partire da ognuno di noi, a patto che non sia semplice commemorazione ma azione attiva.

    Continuerai ad occuparti dell’argomento?

    Si, spero di tornare presto ad occuparmi di antimafia, e a parlarne per sensibilizzare il più possibile. Ciò che in realtà mi ha piacevolmente sorpresa è che tantissimi amici, conoscenti e non mi hanno chiesto di parlare loro del mio lavoro, e della mia ricerca. Mi piace pensare che la nuova generazione, ancora di più della generazione passata, sia interessata a un cambiamento, e sia stanca di sentire addosso questa colpa e questo peso che ancora oggi non riesce a liberare Castelvetrano ed i castelvetranesi onesti. Mi piace pensare che la gente sia stanca di tutto questo marcio.

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