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Leoni in campo e nella vita. Quando lo sport sconfigge i pregiudizi. Storia dei "Leoni Sicani" da S. Margherita Belìce

di: Daria Costanzo - del 2018-06-02

In foto: L'A.S.D. Leoni Sicani

Giuseppe Sanfilippo ha 30 anni e vive a Santa Margherita di Belìce. La sua è una vita assolutamente normale per un trentenne di provincia: ha un lavoro stabile essendo un impiegato presso gli uffici del suo Comune di residenza. Ama viaggiare, uscire con gli amici, e nel tempo libero si dedica alla lettura. Ha soprattutto una grandissima passione per lo sport.

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  • E' proprio questa passione che nel 2010 lo spinge a fondare, insieme ad altri soci, l'A.S.D. Leoni Sicani, l'unica squadra della Valle del Belìce di wheelchair hockey, hockey su carrozzina. Giuseppe è affetto da SMA (Atrofia Muscolare Spinale), una patologia degenerativa che colpisce i muscoli e li indebolisce con il passare del tempo. Noi di Castelvetranonews.it abbiamo voluto intervistarlo per farci raccontare qualcosa di più su questi leoni giallo-verdi.

    Come nascono i Leoni Sicani, e perché proprio questo nome?

    L'A.S.D. Leoni Sicani Onlus nasce dal desiderio di formare una squadra di wheelchair hockey nel mio territorio, visto che per cinque stagioni ho praticato questa disciplina a Palermo. Grazie all'aiuto di Francesca Massimino e Aurelio Licari, già miei compagni di squadra nel capoluogo siciliano, e di Luca Garofalo di Sciacca, siamo riusciti nell'estate del 2010 a coinvolgere altri ragazzi del comprensorio in quella che sarebbe diventata una grande realtà sportiva siciliana. In tutto questo, un ruolo fondamentale l'ha avuto mio padre che ha assunto fin da subito la guida tecnica della squadra e tutti i familiari che negli anni si sono spesi a favore della causa.

    Il nome nasce dal simbolo del leone come sinonimo di forza e di coraggio, elementi che mettiamo noi nella vita di tutti i giorni. "Sicani" invece localizza il nostro team nel territorio dalle Terre Sicane appunto.

    Puoi spiegarci in cosa consiste il wheelchair hockey?

    C'è da dire, quando si parla di wheelchair hockey, che questo è l'unico sport che nasce per persone affette da patologie neuromuscolari (distrofia muscolare, sma, sclerosi, sla. ecc.), quindi con una forza residua negli arti superiori e inferiori, infatti l'utilizzo della carrozzina elettronica permette a tutti di giocare e di essere protagonisti anche a chi riesce a muovere soltanto il joystick della carrozzina.

    Con il tempo la disciplina si è aperta a qualsiasi handicap di carattere psico-motorio, ad esempio lesioni midollari, spine bifide, tetraparesi, ecc.. Si gioca 5 contro 5, non ci sono limiti di età e le squadre sono formate da maschi e femmine.

    E' uno sport che ti cambia letteralmente la vita, si comincia a vedere la propria disabilità sotto altri aspetti, non più come una "disgrazia" ma come una base da cui ripartire e tornare a vivere in alcuni casi, allo stesso tempo favorisce l'integrazione all'interno di un gruppo che vive ogni giorno le stesse problematiche, le famiglie si confrontano, e tutto ciò favorisce una crescita a 360° sia dell'atleta sia di chi gli sta vicino.

    Dal punto di vista prettamente sportivo, invece, la possibilità di scendere in campo dimostrando il proprio valore come qualsiasi altro atleta di altre discipline ti regala soddisfazioni impagabili, senza dimenticare che in palio c'è anche qui uno scudetto da conquistare o la possibilità di andarti a giocare un mondiale con la maglia azzurra, che non è poco. 

    A quale campionato partecipate?

    Disputiamo un campionato nazionale che conta la partecipazione di circa trenta squadre ogni anno, suddivise in due serie, A1 e A2, il tutto gestito e organizzato dalla Federazione Italiana Wheelchair Hockey, di cui sono consigliere come rappresentante atleti nazionale.​

    Dove vi allenate? Quando e dove giocate?

    Al momento ci alleniamo presso il Palazzetto dello Sport di Sambuca di Sicilia, mentre le partite di campionato le giochiamo a Sciacca al Palatenda Nino Roccazzella. A breve però ci sposteremo a Santa Margherita dove è in fase di realizzazione la nostra "casa", un progetto straordinario su cui stiamo lavorando da un po' di tempo.

    In che modo vi finanziate per le trasferte? E’ possibile devolvervi il 5xmille?

    Essendo una Onlus è possibile sostenerci con la destinazione del 5xmille, basta scrivere il nostro C.F. 92020760846 e apporre la propria firma nella sezione dedicata alle organizzazioni senza scopo di lucro in fase di compilazione della dichiarazione dei redditi. E' una forma di sostegno che non costa nulla al contribuente ma che per noi è di vitale importanza per portare avanti le nostre attività. Oltre al 5xmille, grazie alle donazioni e agli sponsor di alcune aziende, riusciamo a non pesare sulle tasche delle famiglie fornendo ai ragazzi tutto l'occorrente per praticare l'hockey, in primis le carrozzine elettroniche, e le spese per le trasferte di campionato per gli atleti e lo staff.

    Quali sono stati i vostri traguardi e i vostri successi, in campo sportivo?

    Siamo riusciti ad essere competitivi fin dall'inizio e già alla seconda stagione siamo saliti in serie A1. Nel 2014 abbiamo sfiorato lo scudetto perdendo in finale contro Padova ma battendo squadre e città ben più blasonate di noi, è stata comunque un'impresa incredibile e in quell'anno abbiamo ricevuto grandi riconoscimenti da diversi enti sportivi. Nel 2015 ci siamo classificati terzi al torneo internazionale di Varese, mentre un anno fa ci siamo piazzati al 4° posto nazionale e al 7° posto al torneo europeo di Eindhoven in Olanda.​

    E le vostre sconfitte? Avete mai pensato di mollare?

    Proprio questa che si è appena conclusa è stata la stagione più complicata perché ne abbiamo viste veramente di tutti i colori, tante vicissitudini che hanno influito pesantemente sul nostro andamento in campionato. Siamo retrocessi in A2 ma abbiamo tutte le intenzioni di ritornare nella massima serie a partire già dal 2019.

    Il pensiero di "mollare" a volte ti viene più che altro per le barriere mentali con cui spesso ti trovi ad avere a che fare, ma poi pensi a tutto quello che è stato creato e quello che ancora puoi fare per migliorare la società in cui viviamo, compreso quello di dare a tanti altri ragazzi che oggi vivono male la propria disabilità le stesse possibilità che ho avuto io assieme ai miei compagni.

    Mi auguro veramente che chiunque legga questa intervista si metta in contatto con la nostra associazione per segnalarci un proprio parente, un amico o conoscente, che grazie a questo sport possa riprendere in mano la propria vita. Come dico sempre: le nostre porte sono aperte a tutti.

    Avrai sicuramente fronteggiato i pregiudizi legati alla disabilità: come hai affrontato la cosa? Lo sport ti ha dato un mano?

    Assolutamente sì, lo sport fa crescere in tutti i sensi, aumenta la propria autostima, la consapevolezza dei propri mezzi così come la forza nell'affrontare le difficoltà quotidiane. Tutte queste cose a me personalmente mi hanno aiutato sia nel lottare per i miei diritti, ma pure per sfatare alcuni tabù come quello di praticare uno sport, viaggiare per il mondo o affrontare l'ambito affettivo e sessuale del disabile da tutt'altra prospettiva.

    Dall'inizio della tua carriera sportiva hai notato dei miglioramenti nella percezione della disabilità, in particolare nel paese in cui vivi?

    Io credo che la nostra più grande vittoria sia stata proprio far cambiare la cultura del nostro territorio. Anni fa mi capitava che per strada venivo osservato come se fossi un marziano, oppure che i ragazzini stavano lontani perché magari i genitori gli inculcavano un certo tipo di educazione. Oggi, grazie anche all'enorme lavoro di comunicazione che abbiamo fatto, sia a me che ai miei compagni capita che la gente ci ferma per strada perché magari ci ha visto in tv o sui giornali oppure ci chiedono i risultati delle gare.

    Ma non solo, da qualche anno ormai possiamo contare sull'aiuto di alcuni ragazzi di età compresa dai 13 ai 18 anni, che fanno volontariato, senza prendere un euro, presso la nostra associazione, aiutandoci durante le ore di allenamento e in occasione delle partite o addirittura in trasferta dandoci una mano in tutto e per tutto. Ecco, questi sono degli esempi pratici di come i Leoni Sicani sono riusciti a cambiare la mentalità di una bella parte di siciliani.

    A marzo 2017 la visita e l’incontro con Papa Francesco. La vostra presidente Francesca Massimino, accompagnata dall’allenatore, ha donato al Pontefice la maglia dei Leoni Sicani con il numero 1 davanti e il nome “Francesco” dietro. Che ricordi hai di quell'evento? Che emozioni hai provato?

    Quello è stato un altro sogno che ho realizzato. In occasione di una trasferta di campionato a Roma siamo riusciti a partecipare anche all'udienza di Papa Francesco a piazza San Pietro. Io e i miei compagni lo abbiamo visto passare con la papamobile in mezzo a noi, mentre Francesca e mio padre sono riusciti a consegnare la maglia e a scambiare due chiacchiere con lui.

    Abbiamo regalato al pontefice la maglia con tutte le nostre firme e quando la nostra presidente gli ha spiegato l'attività che facevamo, lui ha risposto "Ma allora siete coraggiosi!", con tutta la semplicità del mondo. E' stata un'esperienza unica e indimenticabile per tutta la nostra associazione.

     

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